Il nuovo libro di Fabio Chiusi si intitola “Critica della democrazia digitale – La politica 2.0 alla prova dei fatti” e si presenta come una mappa dei limiti e delle opportunità di Internet per la democrazia e la politica. Il testo si interroga da un lato sulle possibilità tecniche e dall’altro sul concetto stesso di “Democrazia digitale”, sulla sua attuabilità e, soprattutto, sullo stato dell’arte aldilà di qualunque propaganda politica.
Si legge nel primo capitolo che “l’Italia fornisce un punto di osservazione privilegiato” e che “mai come ora una democrazia avanzata è stata allo stesso tempo fragile e convinta di avere nel digitale una possibilità di rinvigorirsi”. L’autore parte da questa premessa per poter analizzare tutto l’impianto, pratico e concettuale, dell’idea di iperdemocrazia, o democrazia diretta (che in Italia si incarna nel MoVimento 5 Stelle), evidenziandone pregi e difetti.
Il libro parte da un impianto teorico ben consolidato, nel quale si avanzano profondi dubbi sull’effettiva realizzazione della citata iper-democrazia. I dubbi di carattere strutturale si dispiegano proprio all’inizio del testo: l’autore, citando Norberto Bobbio, afferma che “l’ipotesi che la futura computer-crazia […] dia la possibilità di trasmettere il proprio voto ad un cervello elettronico è puerile” e lo sarebbe (anche) per l’impossibilità di attuazione.
In pratica, ci sarebbe un numero troppo elevato di leggi di cui discutere, i cittadini dovrebbero studiarne ognuna per poter apportare modifiche sensate e, inoltre, chi assicura che i cittadini abbiano tutti le competenze necessarie per una simile attività (“quanti” cittadini poi, considerando lo stato disastroso del digital divide in Italia)? Le argomentazioni ovviamente non si esauriscono qui e il testo è profondamente articolato e ricco di diversi spunti e approfondimenti.
L’autore non si limita a considerazioni di carattere epistemologico e, con uno sforzo compilativo non indifferente, passa in rassegna moltissimi esperimenti pratici di democrazia elettronica. Per quanto riguarda l’Italia, Chiusi cita vari esempi tra cui quello dell’uso della piattaforma Liquid Feedback da parte di Ambrosoli per stendere il suo programma politico partecipato, la piattaforma “TuParlamento” e, ovviamente, l’impianto del voto online del MoVimento 5 Stelle sul blog di Grillo.
Le analisi però non si fermano al suolo nazionale. Il libro descrive bene i limiti strutturali della piattaforma tedesca per il voto online “Liquid Feedback” per bocca dei suoi stessi fondatori con l’esposizione dei risultati del suo utilizzo in patria, ma anche il sorprendente caso della Finlandia e quello della Magna Carta delle Filippine e molti altri esempi che lascio alla scoperta dei futuri lettori.
In conclusione, “Critica della democrazia digitale” è un saggio che non parte da nessun tipo di pre-concetto e analizza il crescente fenomeno della democrazia digitale in modo oggettivo e onesto, senza risparmiare le critiche ai tentativi propagandistici di usare lo strumento in modo capzioso, ma anche riconoscendo i meriti di chi sta portando avanti le sperimentazioni in chiave genuinamente prospettica. Una lettura obbligata per chiunque voglia approfondire il tema in modo ragionato.
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