Voto: 7,5/10
La luce degli anni ’60 che trapela dalle persiane, una polaroid color seppia, i toni pastello scuri delle squisitezze pop degli anni ’80, e poi chitarre surf, melodie soavi, una voce calda e corposa che accomuna l’intensità di Morrissey al timbro di un Matt Berninger meno esistenzialista e più nostalgico. No, non siamo a Manchester, né nella vecchia Inghilterra e, se vogliamo essere puntigliosi gli anni Sessanta e Ottanta sono passati da un prezzo. La collocazione geografica è Roma e loro si chiamano City Final. “How we danced” è il loro primo album: una colonna sonora romantica, disegnata da leggeri colpi di batteria che sorreggono l’esile struttura dei brani, il basso cupo che dà il ritmo, la chitarra che ricama trame gonfie di chorus e riverberi vari. Un disco ben prodotto, che vede la collaborazione di gente del calibro di Liam McKahey dei Cousteau e di Nicola Manzan, a metà strada tra un surf-pop etereo e sognante e indovinate incursioni folk. Le dieci tracce sfilano nei loro abiti eleganti e si lasciano amare ai primi ascolti, nulla sembra lasciato al caso, tutto è impeccabile. Le atmosfere dark flirtano con l’armonia e il cantautorato decadente, tra ballads e genuine citazioni new wave, questo album scuro sembra fatto apposta per essere apprezzato. E così, di pezzo in pezzo, ci si sente un po’ come su quell’altalena fotografata in copertina, a metà strada tra passato e futuro, tra gli alti e bassi della vita, per sempre immortalati in un fotogramma sbiadito, che non vogliamo dimenticare. Un godibile e intenso esordio.
Tracklist:
- Dance With Me
- Biergarten
- North On Canvas
- Flashforward At Three
- Plane Pilots
- Sinking
- Strength In A Smile
- Thirteen Moons
- The Lion’s Tears
- Home From Home