Immaginate di essere tenuti in isolamento per ventitré ore al giorno all’interno di un carcere statunitense. L’unica attività che viene consentita al vostro corpo è quella di poter camminare per un’oretta in circolo, all’interno di una cella bianca illuminata al neon. Provate a pensare che una guardia vi controlli ogni cinque minuti, che vi tengano in catene per ore ed ore, che vi facciano dormire senza vestiti a contatto con una coperta ruvida come un tappeto. Negli occhi sempre il solito neon bianco. Siete diventati catatonici per le torture. Immaginate, inoltre, di aver già cambiato il mondo una volta. E state per farlo di nuovo.
Immaginate di essere un militare che si arruola perché credete in un’ideale di giustizia, di indossare una tuta mimetica perché credete seriamente di poter scongiurare una qualche minaccia nei confronti del vostro paese, dei vostri concittadini, della vostra famiglia. Immaginate poi di capire che in realtà la minaccia siete voi, con i vostri cannoni, i vostri proiettili e i vostri elicotteri apache che sparano sui civili inermi.
Immaginate di ricevere una condanna a 35 anni di reclusione. Immaginate di averla avuta perché avete rivelato al mondo degli abusi compiuti dell’esercito statunitense sui civili inermi. Avete già cambiato il modo di percepire le notizie, di diffonderle, di usare la rete per scopi che ritenete moralmente superiori e ora state per andare oltre. State per attraversare una linea.
A fronte di tutto questo, dopo anni di torture e soprusi in cella, il giorno della sentenza dichiarate che fin dall’infanzia vi sentite donna e che volete cominciare una cura ormonale per poterlo diventare a tutti gli effetti. Davanti a voi solo 35 anni di sbarre. Quello che state realmente tentando di fare è cambiare il mondo per la seconda volta, in modo completamente diverso e probabilmente ancora più coraggioso di quanto abbiate già fatto.
Siete Chelsea Manning, ex-militare che ha diffuso migliaia di documenti militari riservati attraverso la piattaforma Wikileaks di Julian Assange. Documenti, tra gli altri che provano abusi e pratiche dei militari statunitensi nei riguardi degli iracheni civili. Tra questi documenti, è stato diffuso anche un video, Collateral Murder, che mostra due elicotteri che dall’alto sparano e uccidono dodici persone completamente inermi.
Sconterete ora una pena per averci “mostrato” la guerra, quella che dovrebbe essere tenuta lontano dagli sguardi dell’opinione pubblica e che invece è arrivata a tutti. Con tutta la sua violenza. Con tutta la sua inutilità.
Dopo che avete perso una parte della vostra battaglia legale (l’ultimo capo di accusa, quello di connivenza con il nemico è venuto a cadere) iniziate ora una nuova “campagna politica”, e lo fate attraverso questa dichiarazione il giorno della sentenza che vi condanna ad un trentennio di sbarre e dato l’andazzo, probabilmente altre torture:
Sono Chelsea Manning, sono una donna. A partire da ora, in questa prossima fase della mia vita voglio che tutti sappiano chi sono realmente: sono Chelsea Manning, sono una donna. Dal momento che mi sento e mi sono sentita così fin dall’infanzia, voglio iniziare una terapia ormonale il prima possibile. Chiedo anche che a partire da oggi si faccia riferimento a me con il mio nuovo nome e con il pronome femminile.
Avete portato all’attenzione del mondo i soprusi dei militari americani.
State portando ora all’attenzione del mondo la necessità di essere ciò che si vuole.
State cambiando il mondo due volte, e lo state facendo dalle sbarre di una galera.