Voto: 7/10
Una delle molte novità musicali di quest’estate è senza dubbio il ritorno sulle scene di Chan Marshall, alias Cat Power, che proprio in questi giorni ha fatto uscire Sun, il suo primo album di inediti dai tempi di The Greatest. Un tempo di attesa, dunque, decisamente lungo che ha inciso profondamente sul modo di fare musica della cantautrice di Atlanta. Questo nuovo disco si differenzia infatti sia dagli albori di Moon Pix, dove la Chan spiazzava con la sua malinconia folk fatta di arpeggi, di una voce calda e di testi intimi, sia dal blues ricercato del già citato The Greatest, con i suoi accordi al piano eleganti e sinuosi. Passano altri anni e si giunge alla nuova metamorfosi segnata da Sun: il pop, che già si iniziava a percepire negli ultimi lavori, trova ancora più spazio in quest’opera, così come vari inserti di quella elettronica che si sta rivelando l’indiscusso jolly degli anni ’10. Un album dalle molte anime in cui però nessuna riesce a prendere il sopravvento ed a dare una forma decisiva all’insieme: c’è del folk, c’è della sperimentazione, c’è una considerevole dose di dance rock nonché alcuni richiami al post-punk. Tutti questi disparati ingredienti più che legarsi, cosa che sarebbe stata difficilmente realizzabile, si distribuiscono tra i brani dando all’opera un aspetto cangiante e multiforme.
La traccia di apertura, Cherokee, si muove tra una base circolare alla chitarra e dei gorgheggi di stampo dream pop e dal sapore misterioso che ancora ricordano la Cat Power degli inizi. Del tutto diverso è il genere della title track, un vorticoso ricamo di elettronica e pop intelligente che traccia con forza il salto rispetto alle opere precedenti. Ruin parte con un travolgente riff di piano da cabaret che accompagnerà il crescendo della strofa fino al ritornello dal sapore squisitamente dance; uno dei pezzi più riusciti ed interessanti. Si passa poi alle note fin troppo dance pop di 3,6,9 per proseguire con Always On My Own, anonima e poco incisiva. Il novello gusto per l’elettrorock della Marshall torna a palesarsi con Real Life, ma rispetto a Sun questo brano si dimostra troppo carico e pretenzioso. La femminista Human Being risolleva le sorti del disco con la sua tonalità in minore, il suo basso insistente ed un’atmosfera post-punk più rispondente alle corde vocali della cantante; ascoltandola non ho potuto fare a meno di pensare a Sinead O’Connor. Con Manhattan si ritorna a musicalità più dolci e ad un cantautorato modello Feist che alla cantante di Atlanta è ben congeniale. Dopo un riff introduttivo dal gusto rock, Silent Machine prosegue in senso dance rock con una struttura alla Depeche Mode. Sintetizzatori anni ’80 e un cammeo di Iggy Pop sono i tratti caratterizzanti di Nothin But Time e della sua carica maestosa, mentre chiude il disco Peace and Love con il suo hip-hop recitato ed il suo testo di rivendicazione (probabile che la scelta del primo aspetto sia stata in funzione del secondo).
Come ho già avuto modo di dire sopra Sun di Cat Power è un album formato da molteplici anime che non sempre riescono ad accordarsi tra loro dando così un’impressione di confusione. In questi anni Chan Marshall si è senza dubbio divertita a sperimentare ma ora dovrà fare una scelta definitiva sulla strada da intraprendere, ed in questo senso Sun è una sorta di disco di transizione, un crocevia da cui dovrà ripartire completamente cambiata ma al contempo sicura delle sue intenzioni. Speriamo dunque che la sua prossima opera spezzi la tradizione del disco di cover (The Cover Record dopo Moon Pix, Jukebox dopo The Greatest) ed inauguri definitivamente il nuovo corso di questa artista sempre molto apprezzata.
Tracklist
- Cherokee
- Sun
- Ruin
- 3,6,9
- Always On My Own
- Real Life
- Human Being
- Manhattan
- Silent Machine
- Nothin But Time
- Peace And Love