I Calibro 35 sono al quinto lavoro in studio.
Il gruppo, a meno di un anno dall’uscita della colonna sonora di Said, b-movie poliziottesco dei Drop Brother diffuso interamente su youtube, ritorna in grande spolvero con quel suono incredibilmente seventy frutto di una perfetta alchimia tra funk, soul, rock psichedelico e sperimentazioni prog che ne è il biglietto da visita sin dagli esordi del 2007. Questa volta però lo fa con un album di pezzi esclusivamente inediti.
Traditori di tutti è infatti il primo album in cui la band milanese decide di fare tutto da sé e, a giudizio di chi scrive, la cosa è riuscita decisamente bene.
L’album vuole essere una sorta di colonna sonora dell’omonimo romanzo noir di Giorgio Scerbanenco, secondo episodio della serie incentrata sul protagonista Duca Lamberti, e con i suoi brani ne segue la trama e cita i personaggi. Al brano di apertura, Prologue, il compito di traghettare l’ascoltatore/spettatore nell’atmosfera del romanzo e tra un organo Philacorda ed una chitarra acida e ben corredata di tremolo, subito si intuisce che questo sarà un disco di chiara matrice noir. Il ritmo subisce una immediata e violenta impennata con il singolo Giulia mon amour e la successiva Stainless Steel, pezzi entrambi molto ritmati caratterizzati, la prima da un intreccio di chitarra acida ed organo che in certi momenti ricorda il groove di Booker T & The MG’s, la seconda da un riffone potentissimo di chitarra che fa da base per una sezione di fiati (con gli ospiti Paolo Ranieri e Francesco Bucci) che non può non richiamare alla mente un inseguimento a bordo di Alfa Giulia della polizia con le gomme che fischiano ad ogni curva. One hundred guests con i suoi coretti in falsetto (di vago stampo Morriconiano) e Mescaline con il suo organo senza freni che genera il primo episodio di vera psichedelia dell’album, segnano una moderazione momentanea dei toni. In ogni poliziottesco che si rispetti non può mancare una certa componente ammiccante e con The Butcher’s bride la band rispetta a pieno la regola; su un organo di chiara matrice funk si distendono i mugolii lascivi dell’altra ospite, Serena Altavilla. Ma dopo il tenero non si può che tornare a toni più duri e così, ecco Vendetta, con un riff iniziale di organo distorto ed un incedere molto ritmato fa riaccendere i motori delle Alfa, anche se una variazione all’interno del pezzo per qualche istante dirotta la mente dalla fumosa Milano di Scerbanenco ai deserti di Sergio Leone (altro tributo al nume tutelare Morricone). Una chitarra senza risparmio di wha-wha apre la successiva You filthy bastards!, episodio decisamente funk del disco. Dopo un altro potente riff di chitarra in apertura di Traitors, ultimo pezzo “da inseguimento” dell’album, i toni vanno via via scemando con brani dalle atmosfere più rarefatte, cariche però di una suspance, che allude chiaramente all’incompiutezza delle indagini di Duca Lamberti; Two pills in the pocket e Miss Livia Ussaro, brano in cui ritornano i vocalizzi, questa volta più eterei, dell’Altavilla tra le infinite ripetizioni di strumenti chiaramente sotto l’effetto di un delay tutt’altro che parco, sono i brani del sospetto che annunciano la fine dell’album. Il disco quindi si chiude con la riproposizione della melodia iniziale, Annoying repetitions appunto, questa volta però utilizzando suoni molto più lunghi che generano un arrangiamento decisamente più soft in cui a farla da padrona diventa una batteria molto ritmata, ma suonata in punta di bacchette.
I Calibro 35 pur rimanendo nell’ambito di uno stile datato, non si limitano a scimmiottare un modello trito e ritrito, ma lo rielaborano facendolo proprio. Riescono così, ancora una volta, a creare un coinvolgimento profondo dell’ascoltatore, che si ritrova rapito e catapultato nelle atmosfere di una Milano anni ’70, sul set di un poliziottesco qualsiasi.
Sfido chiunque ad ascoltare questo disco in macchina senza essere tentato di schiacciare a fondo il piede sull’acceleratore.
Record Kicks, 2013