20 Luglio 2012
Roma, Circolo degli Artisti
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In una camicia di jeans appuntata di stelle e con un berretto calato fin sugli occhi contornati di matita, ci metto qualche secondo a riconoscere Will Olhdam.
Inizia il concerto quasi da ospite più che da protagonista, suona con Emmett Kelly e il resto della Wolfroy goes to town band. Sono affiatati, frizzanti e divertiti, insieme sono perfetti e anche all’algida Angel Olsen scappa qualche sorriso mentre canta senza alcuna sbavatura, senza mai strafare.
E’ un antipasto sonoro, poi c’è una breve pausa e si ricomincia. La formazione è invariata ma stavolta Will ha una camicia bianca e il capo scoperto, si libera dai simboli prettamente americani per essere semplicemente se stesso davanti ad un pubblico folto e attento.
Non mancano all’appello canzoni come I see a darkness in una versione inedita, I am goodbye, Lay and love, che Sorrentino ha preso in prestito per il suo ultimo film, That’s what our love is, che rappresenta uno dei momenti più alti del live, The south side of the world che dedica ad alcuni amici siciliani (Giovanna Cacciola e Agostino Tilotta degli Uzeda, ndr) e poi quello che ha le sembianze di un classico moderno: We are unhappy, un canto sommesso e toccante tratto dal nuovo album Wolfroy goes to town.
Bonnie ‘Prince’ Billy è solo un nome, è un simbolo che rappresenta l’inutilità delle etichette, perchè Will e i vari Palace non cambiano l’essenza della sua musica. Non si cela nessun problema di identità dietro a questa molteplicità di appellativi: mutare l’apparenza mantenendo la sostanza è una sfida ad ogni tipo di convenzione e di schiavitù.
Le sue canzoni sono l’espressione reale della sua autenticità: non ci sono riferimenti da rispolverare, nè bisogno di compiacere. E’ un esempio di musica sciolta dalle logiche di mercato, ricca di testi di una poesia lacerante che colpiscono senza possibilità di replica. L’amore sconfitto, l’amicizia perduta, le difficoltà insormontabili trovano in lui un porto, una voce dolceamara, pura e intensa.
Bonnie ‘Prince’ Billy è un artista a parte, una pietra miliare vivente.
A cura di Claudia D’Aliasi e Alessandro Farese
via CometaRossa