Il festival parte presto, quando noi non siamo ancora pronti. Alle sette e mezza di sera siamo nella prima location, un po’ più lontano dal main stage sulla spiaggia, dove poi proseguirà, ad ascoltarci davanti ad una birra od uno spritz il Duo Bucolico, in assetto acustico ma carico come non mai. Le persone, di ritorno dalla spiaggia si fermamo e, complice la bravura nel coinvolgere il pubblico della band, ci si diverte e si fanno quattro risate in un clima piuttosto intimo.
(Video Realizzato da Remind per Carrara Rocknrolla Festival)
Quando si arriva in spiaggia, dopo una passeggiata in cui si perdono dei pezzi di pubblico, il buio sta già calando su Carrara. Le giovani coppie passeggiano sul lungomare, gli anziani vengono a vedere chi è che fa tutto sto casino in spiaggia e i bambini girano alla ricerca dei genitori. I giovani alternativi carraresi o i vacanzieri alla ricerca di divertimento tardano ad arrivare, anche perché l’arrivo degli Aucan è ancora lontano. Passano così in rapida successione un nuovo live del Duo Bucolico che, trovandosi più lontano dal pubblico, riesce a coinvolgere meno le persone. In ordine sparso calcano il palco i Gambardellas, con sonorità un po’ già sentite ma che comunque risultano piacevoli, l’indie punk dei Do Nascimiento, che ci fanno sentire ancora dei toscani adolescenti (che non è mai un male), e i Machine Overdriwe, una rivisitazione italiana dei Birdy Nam Nam con molto ancora da imparare. Tocca però agli Asino riscaldare la piccola folla che si crea sulla spiaggia, in attesa degli Aucan. Il duo se la gioca in casa ma non vuol dire che si impegni di meno, forse conoscendo ogni grano di quella spiaggia il sudore che spillano è quello più veritiero e il sound quasi post grunge ci butta in un’atmosfera carica di tensione prima dell’arrivo dell’evento vero e proprio.
La notte scende e si fa tardi, il festival ancora non è decollato, la scelta di tanti diversi generi musicali è sempre rischiosa e, se da una parte attira una folla più disomogenea e anche vero che rischia di lasciare scontenti un po’ tutti. Ma quando arrivano gli Aucan non c’è tempo per pensare da che parte si sta musicalmente, perché la musica elettronica scoppia e ti porta via e c’è solo spazio per i piedi nudi sulla sabbia e il sudore sulla fronte. E così è, tranne per quelli che proprio non ce la fanno a farsi rapire.
Gli Aucan si prendono tutto quello che possono prendersi. I nostri piedi, le nostre urla, la sabbia che ci riempie i pantaloni, gli occhi delle ragazze tutte intorno a noi e un ballo che chiede di non finire più. La musica elettronica, che lo si voglia o meno, risulta più generazionale di molte altre e pure gli sbronzi esauriscono il loro carico di alcol dimenandosi come forsennati, quasi fosse una cura contro germi e batteri. Gli Aucan si muovono sul palco facendolo loro, conversando con il pubblico senza bisogno di parole, istigandolo a fare una violenza positiva contro i limiti del proprio corpo e costringerci a prenderci quella notte in riva al mare, anche se dopo non sai come tornerai a casa. I bassi sferzano le casse, la security guarda malignamente quei ragazzi tutti attaccati che si muovono al ritmo della musica, come in preda ad una possessione oscura, il concerto procede senza un attimo di pausa. E, se è quasi impossibile riconoscere le diverse tracce, più facile risulta esserne assorbiti. Il clima è così rovente che contrasta il vento del mare ed è per questo che i vari componenti della band lanciano sul pubblico dell’acqua, come a dirci che è ancora troppo presto per sentirsi all’inferno. Un’ora passa come un battito di ciglia, ma non è ancora finita, gli Aucan lo sanno fare bene questo gioco, quasi come spacciatori di musica che non aspettano altro che far cadere in astinenza il pubblico per poi riprenderseli in un lampo. Forse qualcosa di sbagliato c’è nel prendersi una pausa dall’anima e buttarsi in quella folla danzante, ma sono pensieri da giorno dopo. Tutte le canzoni ci hanno portato in un mondo diverso e il merito va tutto a questo terzetto che ha superato la musica elettronica commerciale, mettendoci del propri, dall’utilizzo della voce a quello del basso, ai sintetizzatori mai esagerati ad alcuni virtuosismi che alcune garage band si sognano. Per questo gli Aucan si posizionano tra le migliori band di questo genere, ora non ci resta che aspettare il nuovo album.
La serata si conclude quando è già mattina, c’è ancora spazio per Type Crew Konnection per chi ha ancora energie da spendere ma tutto sembra esaurirsi in un ultimo apice fino allo spegnimento delle luci sul palco, i baci della buonanotte e il mal di stomaco.
Il Carrara Rocknrolla Pollege Festival, giunto alla quinta edizione, si conferma uno di quelle piccole cose fatte in casa piene di pregi e con enormi potenzialità da sfruttare. Una spiaggia riempita, una location interessantissima quasi romantica. Forse i prezzi sono un po’ alti per la media, ma i concerti gratuiti ti ripagano quello che lasci al bar. Un grande esperimento di musica live, come tante altre spiagge non possiedono e da cui, invece, dovrebbero prendere spunto.
(Foto di Francesco Pattacini, tutti i diritti riservati)