Il Bon Iver dei ghiacci [1] viene dall’Islanda, si chiama Ásgeir Trausti, e il suo ultimo album che in islandese suonava così – Dýrð í dauðaþögn – è stato tradotto da un certo John Grant in inglese. Esce nel caldo gennaio 2014 In The Silence, album d’esordio per il cantautore di 21 anni, su cui già ci sono grandi attese da tempo, sin dal rilascio dei primi singoli dal respiro internazionale. E il risultato pare non possa deludere nessuno. E’ vero che pezzi come la title track subiscono il fascino indiscusso di un richiamo troppo forte a quello che sembra essere diventato l’ispiratore di una generazione di falsetti folk elttrizzati, Bon Iver, però qui siamo nel regno del pop, se non d’autore, quantomeno aiutato dall’autore. Nell’album c’è tutta la solitudine di un paese che sforna talenti a un ritmo pazzesco se si pensa alla popolazione islandese.
King and Cross ha qualcosa di diverso in questo lungo afflato, pezzo straordinario che si muove tra corde differenti, e si movimenta di sonorità elettroniche. Pur restando pop. Del resto ha tutte le carte in regola per sfondare questo nordico dalla voce in-falsettata. Summer Guest è così facile che si attacca all’orecchio comodo e fresco anche nei peggiori inverni. Going Home è un pugno in faccia che ti fa gridare ”è bello, sono ko”. Okay, forse i testi non saranno al livello di Grant, che ha scritto pezzi anche intraducibili come Vietnam e Glacier, ma non ci aspettiamo la complicatezza da Ásgeir: da lui vogliamo la melodia fresca, la passeggiata solitaria, la pioggia a primavera.
Soft drink con ghiaccio, da gustare a tutte le ore della giornata.
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Note: 1. Ho scoperto di essere banale nelle definizioni più scontate la volta che stavo scrivendo la recenzione di Ásgeir e sono incappata in quella di SA: l’attacco è maledettamente identico, e avrei potuto cambiarlo, ma per onestà nei confronti del pubblico lo lascio uguale e metto una nota a pié di pagina.