Partiamo da un presupposto: chi sta scrivendo è di parte, e nemmeno tanto velatamente. È perciò ovvio che il ritorno in terra campana degli Amor Fou, per l’ultimo atto de La Guerra Fredda in quel di Angri (SA), sia accompagnato da un’attesa piuttosto sentita. Attesa che non rimarrà delusa dalla band milanese, che appar particolarmente carica in quella che è, in pratica, la penultima data del loro tour.
L’affluenza di pubblico, ahimé, non è massima ma se i locali dell’Onda Sonora non esplodono dal punto di vista quantitativo, il coinvolgimento che si può osservare nelle prime file sembra un’ottima cartina di tornasole per capire quanto Raina e soci riescano a trasporre ed amplificare sul palco il lavoro svolto nell’ultimo anno.
Superato un evitabile prologo affidato agli Strip in Midi Side, gli Amor Fou entrano in scena a mezzanotte ormai passata e si capisce sin da subito che il percorso che seguirà la scaletta sarà interamente (o quasi) incentrato sul loro ultimo lavoro, Cento giorni da oggi. Il terzo album della band viene infatti esplorato in lungo e in largo, partendo da “La primavera araba”, “I 400 colpi” e “Le guerre umanitarie”, pezzo la cui coda strumentale, potente e tirata, è un vero e proprio tripudio per le orecchie.
Raina chiama e il pubblico risponde ne “Gli zombi nel video di Thriller” o in “Alì”, cantando quelli che sono ormai testi ben piantati nel cervello e nell’immaginario dei fan del gruppo, così come “Goodbye Lenin”, “Padre davvero” e “Una vita violenta” lasciano immobili ben poche persone.
A colpire è la corposità dei suoni, a pieno agio, se non ancora più coinvolgenti, nella dimensione live, checché ne dicano i detrattori della cosiddetta “svolta pop-dance” dei nostri, con i sintetizzatori di Michele STRA Marchetti perfettamente integrati nella struttura tipicamente rock retta dai soliti Dottori, Perego e Rescigno.
Il grido post-punk di “Dolmen”, brano estratto da I moralisti, segna il primo tuffo nel passato per fare da ponte verso la fase finale del concerto in cui, con Alessandro Raina a fare capolino tra gli spettatori microfono alla mano, si attraversano “Forse Italia”, “I volantini di Scientology” e “Vero”.
Una breve pausa anticipa il bis, affidato a due soli altri episodi. È il momento della meravigliosa “De Pedis”, canzone simbolo de I moralisti, ed infine del minuto scarso di “Radiante”, gridata a squarciagola da un Raina nuovamente mischiato tra il pubblico, che chiude il sipario sul concerto e sulla lunga maratona messa in piedi da Wasabee, Onda Sonora e WEDO Creative Lab.
Gli Amor Fou abbandonano il palco e la sensazione è quella di aver ritrovato una band dall’identità scenica molto più marcata che in passato, ormai consapevole dei propri mezzi e in piena simbiosi con il pubblico più affezionato. Certo, qualche ripescaggio in più dal sempre emozionante repertorio dei primi due album non guasterebbe e farebbe ancor più felici i fan di vecchia data, ma dall’Onda Sonora stavolta si esce più che soddisfatti.
(foto a cura di Serena Salerno)