I troppi “Kilometri” percorsi devono aver un po’ fiaccato l’ispirazione di Dariella, Pasta e Cero, ovvero i tre Amari. Nulla di irreparabile, per carità, ma da una band che da un buon decennio si distingue per originalità e spunti sempre innovativi era quanto meno lecito aspettarsi qualcosa di più.
La vecchia miscela di hip-hop, rock ed elettronica, che tanto aveva suscitato interesse nei primi tre album, cede infatti il passo ad un più accomodante e mieloso pop, perdendo parte della sua forza espressiva in favore di una semplicità che non sempre risulta convincente: melodie ammiccanti ed orecchiabili, brani che si lasciano digerire facilmente, questo sì, eppure l’impressione è per buona parte del disco che manchi il guizzo, il tocco di classe. Un fantasista con i crampi, insomma.
Spazio e tempo sono le dimensioni lungo cui si muovono le storie di “Kilometri”, storie comuni, di amore, di adolescenza, di provincia, nei cui dettagli si ritrovano frammenti di se stessi come di fronte a un vecchio diario. In questo senso il nuovo lavoro degli Amari trasuda una gradevole freschezza che fa, tuttavia, il paio con un minore mordente dei testi rispetto al passato e con scelte stilistiche talvolta velate di banalità.
“Aspettare, aspetterò” si rivela una piacevole filastrocca introduttiva à la Manu Chao, su un tappeto musicale ridotto all’osso; un ingresso in scena delicato e godibile che apre la strada a episodi più coinvolgenti, anche dall’elevato potenziale nella dimensione live (“Ti ci voleva la guerra”, “La ballata del bicchiere mezzo vuoto”), alternati a deboli e stucchevoli brani caratterizzati da un’indole pop-adolescenziale (“Il tempo più importante”, “Africa”, “Il cuore oltre la siepe”) accentuata da soluzioni negli arrangiamenti prive di incisività.
La sensazione di essere costantemente in bilico tra la solita vena ispirativa del terzetto ed un passo indietro verso la mediocrità resta immutata nella parte finale del disco: “A questo punto” fa riemergere soluzioni melodiche e musicali interessanti sulle quali pesa, però, un testo non particolarmente ispirato, mentre con “Kilometri” si tenta la carta della ballata indie-pop, che rallenta i ritmi lasciando trasparire un buon grado di intensità, per chiudere con l’evitabile “Rubato”, pezzo che avrebbe avuto più senso di esistere nell’album di una boyband agli esordi.
Insomma, si può ben dire che le nove tracce di “Kilometri” scorrano lisce e senza grossi scossoni per tutta la mezz’ora di durata del disco, lasciandosi anche ascoltare ma con un’enorme leggerezza e senza pretese di sorta; ma magari questa si rivelerà solo una fase interlocutoria e, riordinate le idee, gli Amari ritorneranno a contenuti dal peso specifico ben diverso, così come ci avevano abituati.
Tracklist:
- Aspettare, aspetterò
- Ti ci voleva la guerra
- Africa
- Il tempo più importante
- Il cuore oltre la siepe
- La ballata del bicchiere mezzo vuoto
- A questo punto
- Kilometri
- Rubato