L’Islanda è una di quelle terre di ghiaccio abitata da 320.000 circa persone (poco sotto il comune di Firenze), eppure la sua tradizione musicale, anche d’esportazione, è così viva che ci si comincia a chiedere se ci sia un perché. Sabato scorso La Repubblica riporta lo speciale sul rock venuto dal freddo, dai nomi ormai affermati come Bjork e Sigur Rós, ai nuovi talenti come Ásgeir e Ólöf Arnalds. Gli islandesi smentiscono, ”non è vero che suoniamo per noia”, anche se il dubbio è lecito.
Acclamato nella fredda madrepatria islandese per il mese di gennaio si annuncia, per esempio, l’uscita del disco In the Silence del nuovo talento Ásgeir: il disco è già uscito in lingua islandese col titolo di Dýrð í dauðaþögn ed è diventato subito una piccola perla, tanto da meritarsi la traduzione in lingua inglese di John Grant. I riferimenti del cantautore islandese sono Bon Iver e Jeff Buckley (con momenti di elettronica molto vivi), sembra già di gustare la bellezza dei ghacciai islandesi.
Di Ólöf Arnalds abbiamo già parlato, non è proprio un esordiente di Reykjavik. Chi lo sa cosa ti fa l’Islanda, con le sue apparizioni magiche dentro la natura selvaggia.