Preparatevi, anche solo psicologicamente, a barrare il si per dire no ed il no per dire si; i Radicali sono tornati. I Radicali sono sempre stati grandi promotori di referendum e sostenitori di leggi a forte base popolare. Si deve (anche) a loro la possibilità di divorziare senza dover prima prendersi la briga di creare una religione tutta propria come Enrico VIII o calcare un po’ la mano sul “finché morte non vi separi” stile Bertrand Cantat e rischiare di finire in prigione. Questa volta i Radicali puntano a ben dodici proposte referendarie divise in due parti e già depositate in Cassazione, la prima il 10 aprile e la seconda il 28 maggio. Unico ostacolo, di non lieve entità, è la necessità di procacciarsi ben 500.000 firme entro settembre per poter andare al voto referendario nel 2014. Le grandi incognite che potrebbero far sfumare tutto sono il breve lasso di tempo e un’estate di mezzo.
Questi sono in pillole, sperando di essere il più chiari possibile, i dieci temi che compongono i dodici punti:
- Libertà di scelta nella destinazione dell’ 8xMille: quando non viene data nessuna indicazione circa la destinazione del proprio 8xMille (una quota d’imposta), questa viene ripartita tra le confessioni religiose e secondo i Radicali circa il 90% andrebbe alla Conferenza Episcopale Italiana. L’obiettivo in questo caso è far rimanere questa quota, più del 50%, nelle casse dello Stato;
- Abolizione finanziamento pubblico ai partiti: il tema lo conosciamo tutti e Grillo l’ha reso addirittura un caposaldo del suo movimento. Si tenta di dare una nuova voce al voto plebiscitario mai ascoltato del 1993;
- Niente carcere per fatti di lieve entità della normativa sugli stupefacenti: nessuna liberalizzazione, lo scopo è quello di mitigare le sanzioni agendo sul “Testo Unico in materia di disciplina degli stupefacenti “. Come? Eliminando la pena detentiva per fattispecie di lieve entità legate agli stupefacenti, rimanendo così in vigore solo la sanzione pecuniaria. Riverberi positivi in tal caso si avrebbero anche dal punto di vista della riduzione dei costi dell’assetto giudiziario e penitenziario;
- Divorzio breve: per ottenere il divorzio (effettivo scioglimento del matrimonio e conseguente cessazione degli effetti che ne derivano) occorre che siano trascorsi obbligatoriamente tre anni di separazione. Un po’ come quando la tua ragazza ti chiede una pausa di riflessione ma in realtà ti ha mollato e tu hai bisogno di tempo, anche solo per capire che effettivamente stanno così le cose. L’intento è qui di eliminare questo gap di tre anni;
- Immigrazione. Abrogazione delle norme che ostacolano il lavoro e il soggiorno regolare: Qui i punti sono due. Il primo si propone di abrogare la norma che disciplina il reato di “Ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato”. Il secondo vuole eliminare la necessità di stipulare un contratto di lavoro per ottenere una concessione, od una estensione, del permesso di soggiorno;
- Ergastolo: l’ergastolo è la pena detentiva perpetua, a vita. I radicali si propongono perciò di eliminare questo tipo di pena perché contraria a qualsiasi finalità rieducativa del condannato (art. 27 della Costituzione);
- Separazione delle Carriere: detto in maniera semplicistica, il Pubblico Ministero è un magistrato con funzione requirente (la pubblica accusa) mentre i Giudici come siamo abituati tutti a conoscerli sono magistrati con funzione,per l’appunto, giudicante. Il problema è che, appartenendo entrambi allo stesso ordine, non viene garantita appieno l’imparzialità e terzietà del giudice. Si tenta di ovviare a questo proponendo una separazione delle due carriere;
- Magistrati fuori ruolo: la giustizia è lenta o non ha i mezzi per affrontare la grande mole di processi in maniera celere? Parzialmente vero. Sarebbe completamente corretto se solo tutti svolgessero appieno il proprio lavoro. Spesso però capita che i magistrati vengano “distolti” dal loro naturale ruolo per adempiere incarichi amministrativi, venendo però “ricompensati” con un doppio stipendio (esatto, pagati per entrambi i ruoli ma svolgendone uno solo). Quello che vogliono, in questo caso, è far dunque tornare i magistrati alle loro originarie mansioni;
- Responsabilità civile dei magistrati: Il detto “chi rompe paga” non vale in modo assoluto per tutti. Questo quesito referendario, diviso in due punti, mira a far ottenere al cittadino, in caso di danni o ingiustizie subite nel corso di un processo, un giusto risarcimento anche nel caso si tratti di danni derivanti da attività di interpretazione delle norme o da valutazioni di fatti e prove;
- Custodia cautelare: la custodia cautelare consiste in una piena privazione della libertà prima del giudizio, in pratica un carcere preventivo prima della sentenza di condanna. Tuttavia, questo strumento è stato sempre più usato in maniera impropria ed eccessiva, divenendo quasi una forma anticipatoria della pena. Il fine di quest’ultimo punto referendario è dunque di limitare il ricorso alla carcerazione preventiva.
Fin qui nulla di nuovo, uno dei tanti tentativi di referendum che ottiene scarsa risonanza a livello nazionale. Tutto questo fino ad ora, quando si è passati da un proposta referendaria in ombra ad una sotto i riflettori, ed è qui che bisogna stare attenti. Tra i quesiti referendari (si vedano soprattutto gli ultimi cinque temi) si può facilmente rilevare un certo “accanimento” verso la Magistratura. E chi in questo momento si propone come il paladino riformatore della giustizia? Proprio lui, il “nonno più amato dagli italiani”. Ovviamente non parlo di Lino Banfi o Gino Bramieri, ma di Silvio Berlusconi. Quale momento e modo migliore per sferzare un colpo alla magistratura? Lo scenario è tutto tranne che implausibile, essendo lui un gran domatore di masse popolari. Sarebbe per lui una gran vittoria che con tutta probabilità aprirebbe le porte verso una futura ed effettiva riforma della giustizia in grande stile. Per ora l’ex-premier non ha ancora espresso un sostegno personale alla questione ma il Pdl è già pronto. La Santanchè e Romano hanno già parlato di sostegno al referendum. Inoltre sarebbero già state inviate a coordinatori regionali, provinciali e cittadini del Pdl delle circolari con le indicazioni di un target di firme da raggiungere. La macchina organizzativa è in movimento, non resta che rimanere a guardare cosa accadrà.