Ieri sera siamo stati alla preview di SetUp, arte contemporanea indipendente, a Bologna in zona Autostazione fino al 27 Gennaio, dove per una volta invece di partire ci si ferma, ed è anche una buona scelta. L’idea di SetUp, alla prima edizione, è piuttosto semplice, ma non banale. Si tratta infatti di una mostra mercato di venticinque gallerie d’arte, provenienti da tutta Italia che, con totale libertà di scelta, presentano le opere dei loro artisti più giovani, all’interno di un concorso per under 35 in cui, per una volta, non si punta sui grandi nomi ma sulle novità del panorama artistico contemporaneo. Anche noi ci siamo mescolati agli artisti, ai mercanti e alle personalità variopinte che compongono il mondo dell’arte indipendente, cercando di trovare qualche punto in comune tra le numerose esposizioni.
La location ci stupisce già dal primo impatto, ci troviamo al secondo piano di un edificio in cui le uniche opere d’arte che vede di solito sono i viaggiatori che lo frequentano. Si capisce immediatamente come si sia cercato di unire il carattere della fiera artistica con quello delle esposizioni contemporanee che, non avendo luoghi predefiniti, possono attecchire ovunque. All’interno di ogni stanza, che ospita una galleria, ci troviamo gli artisti, non soltanto gli espositori, e le opere si uniscono perfettamente al luogo in cui sono inserite ed è come trovarsi, per una volta, all’interno di un libro d’arte. Denuncia sociale, luoghi disabitati, paura, disagio, oscurità, urla, individualità, sono temi che si inseguono a vicenda nelle numerose opere che sono esposte, sintomo che l’arte, quella giovane, ancora non si dimentica dell’epoca in cui vive, e il tributo alla internet generation è ricorrente. C’è tanto spazio anche per le sperimentazioni strutturali e visive, per la fotografia d’artista e per le composizioni astratte, ma sono quelle che ci colpiscono di meno, forse perché adatte ad un palato più raffinato del nostro.
C’è il profondo buio in cui sono gettati gli individui nelle opere di Fabrizio Carotti, nel ciclo Notte oscura dell’anima, in cui le figure umane si stringono e i nervi diventano tessuti di solitudini, in cui il solo contatto basta a separarsi dal mondo e a farci sentire più umani. C’è il grido di un’interiorità che si fa sommergere dalle proprie braccia e dai suoi cambiamenti di umore, nelle sculture di Alexandros Yorkadjis, anche lui per la galleria Art Espressione di Milano, alla costante ricerca di sé, tra gli altri, tra i suoi enigmi: «La reazione diventa azione, e quello che rimane sta da solo e diventa una dichiarazione, un resoconto e una manifestazione dei diversi aspetti e della straordinaria complessità dell’esistenza umana (A. Yorkadjis, illustrazione)».
La ricerca del torinese Gec, per unTubo Project, invece, affonda le sue radici nella triste realtà italiana, nel suo carattere più scaramantico. La sue opere Cala la notte è totalmente realizzata con gratta e vinci, inviategli da tutta Italia, su cui sono dipinte scene delle nostre città, immagine di un paese che può affidare solo alla fortuna il proprio essere: «Il tentativo è quello di bloccare in un’immagine la situazione italiana, in cui sulle forme delle città italiane, sta calando lentamente il buio, nella speranza che la notte non sia troppo lunga». Per un’analisi simile si caratterizzano anche la serie di foto Want Punch Me? di Valerio Manghi, NOPX TORINO, in cui l’abbandono dei luoghi sociali, rappresentati da solitari pungiball dai nomi totemici, rispecchia la solitudine profonda del nostro passato. Un’ultima menzione la merita il moderno espressionismo di Cristiano Carotti, per Canovaccio Arte Contemporanea di Terni, in cui è visibile, soprattutto nell’opera in concorso Waterloove, la dissoluzione degli oggetti sullo sfondo di paesi surreali, metafora di un’epoca che fatica ancora ad accettare una realtà in crisi rispetto al culto del sogno e della vita perfetta.
SetUp, passa a pieni voti la prova del fuoco, e ci rende presente come l’arte italiana sia tutt’altro che morta. Abbiamo parlato solo di alcune tra le tante opere che ci hanno colpito, quelle forse più vere e che lasciano più pensieri in uno spettatore giovane e inesperto come quello che scrive. Il pregio di questa iniziativa non è soltanto mostrare come un’arte indipendente possa esistere anche nel nostro paese ma, citando un altro articolo, soprattutto come puntare sui giovani non sia un investimento a vuoto.
Di seguito le opere citate:
SetUp Art Fair,
Zona Autostazione, Bologna
dal 25 al 27 Gennaio, ore 18-o1
http://www.setupcontemporaryart.com/
Ingresso 3 €