«La mano, ultimo segmento dell’arto superiore, è un’unità funzionale costituita da polso, palma e dita» e fin qui, mi pare, ci siamo tutti.
«In campo artistico gli atteggiamenti della mano costituiscono un vero e proprio linguaggio denso di significati, che è stato codificato, pur con notevoli varianti, nel corso dei secoli» (Enciclopedia Treccani).
Non è una novità che questi meravigliosi strumenti che la natura ci ha regalato abbiano stimolato sin dalla notte dei tempi profonde riflessioni nell’essere umano, ma nel corso del 2014 devono aver suggerito qualcosa di particolarmente forte se, nel momento della grande revisione per le top di fine anno, mi sono trovata a contare la bellezza di trentacinque album con mani in copertina.
All’inizio, quando erano solo un numero ristretto, ho pensato si trattasse di una coincidenza, ma con il precipitoso aumentare del conteggio ho cominciato a credere ci fosse qualcosa di più. In redazione c’è stato un momento di scompiglio virtuale quando sono state azzardate tesi di varia natura chiedendosi cosa stessero cercando di comunicare: vogliono rivelarci qualcosa che non sappiamo? Che sia un simbolo di veggenza? Forse conoscono la verità su di noi o hanno deciso di condividere quella su di loro (e non riporterò gli esempi che sono stati fatti).
Mi sarebbe piaciuto moltissimo avviare una di quelle fitte ricerche che regalano a chi scrive l’identità dello Sherlock Holmes de’ noantri per le interminabili ore in cui si consuma gli occhi allo schermo, invece ho deciso di rovinare questa meravigliosa aura di mistero per portare alla luce un’altra realtà.
Temo che dietro alla scelta di tutti questi musicisti di mostrare le mani per presentare il proprio nuovo lavoro non ci sia nient’altro che la spinta delle case discografiche, che hanno capito ancora una volta come vendere di più (e come scopiazzarsi tra loro). Non c’è da meravigliarsi: chiunque abbia un minimo di confidenza con il mercato musicale, anche solo per sentito dire, sa benissimo che il più delle volte le percentuali di vendita sono determinate da fattori secondari rispetto alla musica nuda e cruda – la personalità dell’artista, i testi che scrive (ammesso che li scriva), la gente che ha intorno o, appunto, immagini particolarmente evocative in un determinato contesto socio-temporale – che vengono analizzati da comuni indagini di mercato. Così, sembra che nell’anno ormai concluso siano andati di moda palmi, polsi e dita.
A questo proposito, ecco i titoli più mainstream del 2014 con le loro date di uscita – ho aggiunto il nuovo disco dei Verdena, ‘Endkadenz’, che uscirà il 27 gennaio ed è comunque perfettamente in tema:
Quale sarà la moda dell’anno appena cominciato? Quali grandi messaggi ci faranno credere di voler trasmettere solo per sfilarci quei venti euro sani che chissà come abbiamo conservato? Staremo a vedere.