Come combattere l’ansia da ricandidatura di Berlusconi prendendola con filosofia. In questi giorni i mass media ci hanno rifilato un sacco di stronzate, aumentando l’isteria collettiva. Calma. Noi abbiamo deciso di lasciar perdere gli editoriali di Repubblica, le crociate del Giornale e gli anatemi del Fatto, interpellando direttamente i massimi filosofi del nostro tempo (se non volete sorbirvi l’intro nostalgica sulla mia prof di filosofia, responsabile di tutto ciò, andate direttamente alla lista delle dieci massime filosofiche; altrimenti buona lettura).
Mi domando se diventando vecchi capiterà sempre più spesso di subire certi flashoni. O forse sono le robe che prendo per rendermi figo il weekend, se solo mi drogassi come quand’ero giovane (cioè qualche anno fa). Fatto sta che in questi giorni ripenso spesso alla mia prof di filosofia, quella del liceo, una terrona con una sua impeccabile e pragmatica filosofia: «Mi frega un cazzo se capite, tanto il mio stipendio, a fine mese, m’arriva lo stesso. Anche se fa schifo».
Erano gli anni del berlusconismo senza Brunetta e la popolarità degli statali doveva ancora eguagliare quella dei magistrati.
Si diceva aristotelica, la mia prof. Della serie, meno male che non era democristiana. L’ammiravo. Ero abbonato al sei politico, come quasi tutto il resto della classe. Per dire.
E insomma, mi chiedo come la mia prof stia filosoficamente affrontando la questione della ricandidatura di Berlusconi, poiché, sarò sincero, mi manca quel suo fatale cinismo meridionale, a metà tra l’atarassia e il fancazzismo, lo stoicismo ed il cosmico sticazzi, che potrebbe ridarmi la pace dell’anima, alla stregua di un balsamo lenitivo.
Naturalmente nelle sue vene scorreva sangue antiberlusconiano, come del resto nelle vene di ogni statale. Parlava come Aldo Biscardi, che per una che insegna filosofia è l’ideale, e quando arrivava quel periodo dell’anno in odore di occupazione (il nostro era un liceo di quelli) entrava in classe e diceva, con un sorriso furbo sulle labbra, «ma ho sentito che avete intenzione di occupare un’altra volta la scuola» e calcava su quell’altra, fingendo che dietro l’ammonimento non ci fosse, in realtà, della velata gratitudine «mo’ ditemelo prima se decidete di farlo». Aveva lezione il sabato.
Ed era iscritta alla CGIL però quando scioperavano gli altri sindacati lei era sempre malata. Se penso alla gloria della workin’ class italiana mi viene in mente lei, non i martiri della Fiat. Viva la scuola pubblica.
Ti faceva studiare le cose a memoria, certi compiti erano a crocette e cagava il cazzo ai pischelli che indossavano la kefiah o l’eskimo, perché quelli erano simboli «della nostra generazione, non della vostra che al massimo c’ha li Poghemon». Lei, cara vecchia compagna, quando parlava di partigiani sembrava che parlasse di parmigiana, per via del suo difetto di pronuncia. O forse era la mia fame chimica.
Ad ogni modo al mio liceo l’occupazione si faceva ogni volta che si sentiva aria di occupazione, così la nostra prof di filosofia era contenta malgrado si raccomandasse ogni volta di non fumare «le ganne», con quel tono tipicamente (finto) paternalista della reduce che è dal ’68 che non si toglie le ragnatele dalla vagina. In molti la prendevano per il culo, eppure io non riuscivo a farmela stare sul cazzo.
Per tutte queste ragioni ora io voglio renderle omaggio, provando ad ipotizzare come affronterebbero la questione “Berlusconi is alive” i 10 massimi filosofi della nostra era. Chissà se un giorno la mia prof potrà leggere questo articolo e gustare il frutto di quel seme che ha saputo piantare nel cuore dei suoi ragazzi.
1. Georg Wilhelm Friedrich Hegel
La gente qui mi schifa, ma Berlusconi è hegeliano proprio come il ciclo mestruale, i manifestanti che spaccano le vetrine e gli editoriali su Valle Giulia. E a febbraio ricomincia anche Sanremo.
Pezzi di merda, lasciate perdere Foucault e David Foster Wallace, fareste bene a rivalutare il mio eterno ritorno e a buttare nel cesso la vostra filosofia da hipster.
2. Karl Marx
Fanculo il comunismo. Adesso mi tiro su un business di statuette del Duomo.
(se volete avere delle risposte più fighe andate a rompere il cazzo a Slavoj Žižek)
3. Slavoj Žižek
Occorre inventare nuove forme di pratica politica contenenti una dimensione di universalità al di là del capitale. Ciò che più profondamente “tiene unita” una comunità non è tanto l’identificazione con la legge che regola il quotidiano circuito della vita “normale”, quanto l’identificazione con una specifica forma di trasgressione della legge, di sospensione della legge (in termini psicanalitici, con una forma speciale di godimento). Detto questo faccio colla con Carletto Marx.
4. Arthur Schopenhauer
Emilio Fede è l’oppio dei popoli. Grillo l’ovvio del propoli. Con il velo dei Maya pulitevi il culo, sperando che loro, i Maya, abbiano ragione.
5. Immanuel Kant
Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro la Boccassini. Che potrebbe cambiare colore dei capelli perché oltre a fare la figura della comunista pare la sorella della Vanoni.
6. Søren Kierkegaard
L’angoscia è la vertigine della (Casa delle) libertà. Esistere significa “poter scegliere”; anzi, essere possibilità, senza essere grillini. Ma ciò non costituisce la ricchezza, bensì la miseria dell’uomo. La sua libertà di scelta non rappresenta la sua grandezza, ma il suo permanente dramma. Infatti egli si trova sempre di fronte all’alternativa di una “possibilità che sì” e di una “possibilità che no” senza possedere alcun criterio di scelta. E brancola nel buio, in una posizione instabile, nella permanente indecisione, senza riuscire ad orientare la propria vita, intenzionalmente, in un senso o nell’altro.
So che non dovrei dirlo, ma credete in Dio e pregate. Forse lo Spirito Santo funge da vaselina.
7. Friedrich Wilhelm Nietzsche
L’uomo è un cavo teso tra la bestia e il superuomo, un cavo al di sopra dei mercati, agitati dallo spread. In passato foste scimmie, ma ancor oggi l’uomo è più scimmia di qualsiasi scimmia, come Oscar Giannino. Io vi insegno il superuomo, non ad andare a votare Alleanza Nazionale, come pensavano i post fascisti di una volta che ora votano Storace o vanno alle conferenze di CasaPound sul Signore degli Anelli. L’uomo è qualcosa che deve essere superato, mentre voi siete ancora fermi a Dell’Utri.
E comunque non sono di destra.
8. Sigmund Freud
Berlusconi ce l’ha piccolo.
9. Aldo Biscardi
Belluscone? Con la moviola in campo e il riconteggio dei voti non sarebbe successo. Renzi avrebbe vinto come quella volta della raccolte firme nella regione Lazio e il gol di Muntari che era valido.
10. Luciana Littizzetto
… e la mia prof di filosofia del liceo
Belluscò, sçatta e crepa! Cu mmuèri moi moi, tte egna nnu càncaru. Per non rivedere Berlusconi al potere basta non votarlo. D’altronde che senso avrebbe farlo? Avete voluto le primarie e le parlamentarie per eleggere gli stronzi che ci rovineranno il paese. Porammìe… pìgghiala a nculu.
Be, o chiòve o amméne u vinde, à nnú nge ne fréche ninde.
(La prof era pugliese, come mia nonna)