Ypsigrock 2024: la gioia incontenibile di ritrovarsi

Fotografie di Alessia Naccarato

Rispetto alle persone con cui condivido ogni anno l’esperienza di Ypsigrock, le edizioni che ho alle spalle sono sicuramente poche. 2019, poi il buco sfortunato del covid e poi del mio trasferimento estivo a Milano, 2022, 2023 e adesso 2024. Non so se c’è una sorta di soddisfazione in questo – forse dell’essere costante in una cosa che mi rende felice – ma sicuramente mi dà una finestra temporale con cui rapportarmi scrivendo questo report. E il risultato del 2024 è che se da una parte il festival si è sicuramente allungato, con il giovedì che è passato da serata di riscaldamento a una giornata con una line-up che non ha nulla da invidiare alle altre, dall’altra l’ho percepita come un’edizione veloce. Sarà la routine? Sarà sapere già quello che devo fare e pochi imprevisti mi bloccano – sì, la malefica influenza estiva che mi ha presa, ma sicuramente non gli orari delle navette da/per Cefalù – ma qualsiasi cosa sia, voglio che smetta subito. È vero che la nostalgia fa parte integrante dell’esperienza ypsina e ben si accoppia col mio tornare a casa per le ferie, ma proprio come le ferie, vorrei che fossero i giorni con la percezione del tempo più dilatata che c’è.

Qui il mio report dell’ultima edizione del festival più bello del mondo, e di come vorrei che ogni giorno di Ypsigrock fosse il più lungo di sempre.

Giovedì 8 agosto

Come dicevo, il primo giorno di festival non ci si rilassa più. Tempo di arrivare a Castelbuono, una rinfrescata ed è subito ora di andare al Chiostro di San Francesco. Il palco più intimo, e per questo anche il mio preferito, e finora anche inedito per la prima giornata. Ad aprire i giochi il giovane duo scozzese No windows con le sue sonorità pop e DIY. A seguire uno dei fiori all’occhiello che il festival di Castelbuono propone ormai da qualche anno: il risultato della residenza artistica The Sound of This Place un’immagine personale a autentica del posto attraverso musica e ballo.

Il tempo di una cena veloce – che a Castelbuono ha spesso la forma di un gelato – e si va all’Ypsi Once Stage. Il palco principale incastonato nella meravigliosa Piazza Castello di Castelbuono che con il suo spiazzo e le sue gradinate frontali e laterali sembra essere stata creata apposta per quello.

 

The Sound of This Place 2024

 

 

 

Ogni anno provo sempre a rintracciare un po’ di impressioni sul festival delle band che suonano. Lo faccio perché mi piace realizzare che tutta questa bellezza venga riconosciuta. C’è un post dei bdrmm – che in questo racconto arriveranno dopo – fatto di due foto: vista palco e vista colline, con una didascalia che recita “Gotta pinch myself sometimes” e continua con la gratitudine di poter suonare in posti come questi. Ypsigrock è un festival che di suo ha ormai esperienza e fama, organizzato dalle spalle larghe di persone che sanno quello che stanno facendo, ma che dalla sua ha davvero anche un posto dalla bellezza rara che non smette mai di lasciare a bocca aperta.

Il menù del giorno prevede i francesi Oracle Sisters, l’ormai classica dose di post-punk quest’anno fornita dagli Egyptian Blue e il britpop degli Jadu Heart. A chiudere il concerto italiano che negli ultimi anni ha portato Manuel Agnelli e Verdena e che quest’anno vede protagonisti Colapesce e Dimartino con il tour del loro ultimo album (come data di uscita, ma anche come saluto al loro progetto di coppia artistica) Lux Eterna Beach. Accompagnati da una band che vede figurare anche Niccolò Carnesi e una delle più brave della musica italiana contemporanea Adele Altro, il loro concerto è una perfetta rappresentazione della caratura cantautoriale (ma fresca) dei due e di quel tipo di nostalgia primordiale e siciliana che in fondo accompagna sempre il festival. Colapesce e Dimartino si sono spesso visti passeggiare tra il pubblico di passate edizioni, ed era giusto che si riprendessero anche il palco.

 

 

Venerdì 9 agosto

Quando dico che il Chiostro è il mio palco preferito, lo dico perché è spesso lì che scopro le perle o cantano le voci che più attendo. Quest’anno è stato il turno di Marta Del Grandi – il suo Selva è uno dei dischi che più ho ascoltato quest’anno – che a me fa un po’ l’effetto di Any Other: troppo brava per essere vera, non se ne sentono spesso così in Italia. Tra dream pop e post rock, la sua esibizione è un mix di magnetismo e grazia. Il secondo set prevede poi Julie Byrne, cantautrice statunitense, con un livello di lirismo che segue Del Grandi creando veramente un pomeriggio dall’amalgama rara.

 

Marta Del Grandi

 

 

 

 

Julie Byrne

 

Ai fini del racconto della serata, voglio citare un dettaglio personale: il secondo giorno sono stata male. Influenza? Il covid che continua a impestare ancora adesso? Non ho una diagnosi, ma quel mio stare male ha un po’ compromesso la mia esperienza, tant’è che la sera ho tardato ad avviarmi verso il Castello. Senso del dovere, un brufen ma soprattutto il rosicamento dello stare male nei giorni più belli dell’anno, mi hanno comunque spinta verso la piazza. Il live iniziato dei Chalk mi ha subito fatto capire che mi sarei persa una grande serata. Potevo forse perdermi degli irlandesi incazzati e le loro chitarre? Hanno davvero stupito tutti. Ma la serata era solo iniziata. Qualcuno mi aveva detto di tenere d’occhio i Model/Actriz e devo dire che riuscirci è stato più facile del previsto. Rock band di New York è stata protagonista di un live duro, irriverente e scombinato. Cole Haden, voce e vero e proprio frontman del gruppo, è stato catalizzatore col proprio corpo del pubblico: più volte tra la folla, salendo il bordo della scalinata con dei tacchi da paura, creando forse più di un paio di problemi tecnici ma azzerando davvero la distanza tra sé e una folla piena di energia.

È normale ci siano degli alti e bassi all’interno di un programma denso come Ypsi, e purtroppo con un inizio così fuori dai binari a pagarne lo scotto a mio avviso sono stati una delle band con più hype degli ultimi mesi. I Royel Otis, duo guitar-pop in arrivo direttamente dall’Australia, hanno fatto il loro senza però essere all’altezza dell’entusiasmo che li ha preceduti, ma spero di poterli risentire da protagonisti e lontani da incastri, per apprezzarli meglio.

Ypsigrock è sempre stato in grado di pescare tra i nomi più promettenti della scena e proporre in contemporanea anche delle istituzioni. E quindi cosa vuoi dire agli Explosions in the Sky che ci mandano tutti felici a nanna (e anche loro sembravano particolarmente contenti)? Un amico ha commentato da qualche parte “Una carezza”.

 

Chalk

 

 

 

Model/Actriz

 

 

 

Royel Otis

 

Sabato 10 agosto

C’è in letteratura un trend che va molto di moda sui social: il sad hot girl book. Forse potremmo inaugurare il corrispettivo di Ypsi: donne dalla voce pazzesca che cantano al Chiostro, che non avrà la stessa brevità ma ben accomuna molte delle artiste che si sono susseguite su quel palco. Per la terza giornata arriva Laura Groves che ci accompagna in un viaggio malinconico prima di lasciarci all’indie-folk Tapir!

La sera era forse per me quella più attesa: l’elettronica di Kimyan Law ci ha scaldati, Heartworms è stata purtroppo più debole dell’immaginario peculiare che invece propone nei suoi videoclip, i bdrmm erano, come già detto, felici di esserci e ce l’hanno fatto capire. Li avevo persi a Milano (andati sold out in pochissimo tempo), ma è stato lo shoegaze che anche quest’anno ci meritavamo. In più anche loro non vedevano loro di ascoltare Kae Tempest.

 

Tapir!

 

 

Kimyan Law

 

 

Cosa sia stato il live di Kae Tempest è qualcosa difficile da descrivere. Ne avevo conosciuta la potenza delle parole da alcuni suoi libri, ma non l* avevo mai ascoltat* live come performer. Ho scoperto solo adesso, peraltro, che non sono state fatte riprese video o foto del suo concerto. Cosa che da un lato ammanta di un po’ di mistero la sua figura, e dall’altra sicuramente complica lo spiegare cosa è successo. Ci sono dei momenti durante ogni Ypsigrock in cui sembra di stare in uno strano allineamento di astri, ogni cosa è al suo posto e tutto quello che puoi fare è ringraziare di esserci. Kae Tempest ha creato questo: rime precise e spiazzanti, tutte d’un fiato. Dolorose e romantiche a loro modo, che lasciano senza respiro anche noi. L’ombra della sua figura ingrandita sui palazzi contribuiva a renderci piccoli piccoli di fronte a qualcosa di grande.

Tranne i pasti e i momenti cuscinetto, ho vissuto questo festival in maniera solitaria, ma senza mai sentirmi davvero sola. Quando sei in alto, lì vicino alla scritta davanti il castello, guardi il palco ma guardi inevitabilmente anche il pubblico: come reagisce, quando si esalta, quando si commuove, anche quando un po’ si annoia. È il privilegio di guardare un’emozione quando accade, la bellezza di un’umanità ancora viva. Nell’ultima canzone del suo set dopotutto Tempest canta:

Even when I’m weak and I’m breaking
I stand weeping at the train station
‘Cause I can see your faces

I love people’s faces

Ed è proprio quel tipo di perfezione che si realizza di cui parlava prima.

Heartworms

 

 

Kae Tempest

 

Domenica 11 agosto

L’ultimo giorno inizia che non sai nemmeno come sia possibile. Ma Ypsigrock ha ancora un sacco di carte da giocare. Lauren Auder con il suo art-pop personale e magnetico ci strega. Gli artisti dei festival di solito li ascolto, chi più chi meno, prima. Dopo il festival si crea sempre quella sorta di metabolizzazione dell’esperienza dal vivo che difficilmente mi porta all’esperienza in studio con la stessa scioltezza. Di Lauren Auder in questi giorni invece ho proprio avuto quasi il bisogno di riascoltarla.
Per il momento più danzereccio del festival, che a un certo punto arriva sempre al Chiostro, quest’anno sono arrivati gli Yin Yin e la loro energia vibrante.

Tkay Maidza, la prima dell’ultima sera, è una nota per me incompresa. La cantante australiana arriva con un hip hop che vorrebbe farci ballare, ma forse l’avrei invertita con Auder del pomeriggio. Il resto è poi una bomba dopo l’altra. Leitmotiv del mio soggiorno a Castelbuono è stato il “domenica suonano i Fat Dog”, poi diventato “Oggi finalmente ci sono i Fat Dog”, di Alessia – di cui qui potete ammirare le foto. Il loro è un live potentissimo, muscolare, a un certo punto si danno ai piegamenti sul palco e ti viene quasi di dire “va bene, li faccio anche io”. I Nations of Language invece a Ypsigrock dovevano già esserci nel 2022, poi il covid si è messo tra noi e loro e la data castelbuonese è stata annullata. Sono per fortuna tornati due anni dopo a chiudere il cerchio. Trio di Brooklyn dal synth-pop delicato, struggente; per me unici e perfetti per Ypsi. Per i più resistenti il festival non finisce con i Beach Fossils perché la tradizione prevede l’alba dal camping, ma per me che sono un catorcio sì, e la band americana ci dà esattamente quello che ci deve dare. Forse l’ultimo album non è il loro migliore, ma ascoltarli nella notte è come un sogno a occhi aperti. Un altro di quei grandi nomi della scena che in fondo da queste parti prima o poi dovevano passare.

Il resto è poi qualcosa che sappiamo: Mariah Carey che ci riporta alla dura realtà, la gioia incontenibile comunque del correre tutti insieme sugli LCD Soundsystem. Si scattano le ultime foto insieme, ci si saluta, ci si dice “magari ci vediamo prima del prossimo Ypsi” anche se probabilmente non accadrà davvero. Molti salgono al camping perché la festa non è finita, altri come me guardano nostalgici al palco per l’ultima volta prima di defluire verso piazza Margherita. Forse la sensazione di un’edizione veloce si sposa bene a quella nostalgia che ci diciamo, che è in fondo lo slogan di questo festival. Il futuro è già nostalgia e noi lo abbracceremo contando di nuovo i giorni che ci separano dal vederlo.

 

Lauren Auder

 

 

Yīn Yīn

 

 

 

Tkay Maidza

 

 

 

Fat Dog

 

 

 

 

 

Ypsigrock 2024

 

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