Tra gli album indimenticabili di fine anni Settanta compare sicuramente Pink Flag dei Wire. Da allora la discografia della band londinese è in continua crescita, con intramezzi di stop e scioglimenti temporanei (tra cui l’innamoramento per la techno del cantante Colin Newman), fino ad arrivare a oggi, con il nuovo album dal titolo facilissimo da ricordare, Wire. Pur partendo da premesse da veterani della scena post-punk, i Wire riescono ancora a emozionare e rinfrescare le orecchie con i loro sound e testi al vetriolo. Il nuovo album parte subito con la quinta ingranata, con un pezzo che riesce a raccontare il disagio di vivere immersi nella post-modernità. Il pezzo si chiama Blogging, e Newman sembra prendere in giro tutto e tutti: Blogging like Jesus, tweet like a Pope / Site traffic heavy, I’m YouTubing hope. La musica ingrana sin dalle prime note, è decisa e ci lascia addirittura il tempo di accennare una danza. La voce di Newman è fresca, Shifting e Burning Bridges toccano le corde giuste, a metà tra un’oscurità appena accennata e una ventata di chitarre rinfrescanti. In Manchester sembra rievocare atmosfere post-punk cadenzate con la dolcezza dei Felt. C’è effettivamente qualcosa di pop in questo disco.
Come fossero ancora giovinastri inglesi i Wire suonano bene e reggono l’urto del tempo, magari senza troppe pretese sul fronte dell’inventiva e della creatività, ma mantenendo quella vena da chiaroscuri del post-punk che li ha contraddistinti in passato. Split Your Ends riesce nell’impresa di condensare e rappresentare tutto questo: provate a sentire il pezzo, sapreste narrarci le direzioni delle chitarre? da quali mondi occulti proviene quella voce? e quell’attitudine? Gli anni Ottanta sono ancora qui (come in gran parte della musica contemporanea..), e in High è lampante. Il delitto perfetto contro la modernità. Come quelle ripartenze di Joust & Jostle, dai ritmi punk che furono preconizzatori dell’indie-rock.
Coi Wire torniamo all’Inghilterra, cara vecchia patria, come fantasmi in cerca di briciole di vecchi sound. Questo nuovo album prova a farci camminare ancora una volta sulle rotte di quella vecchia Inghilterra. Se preferite l’attitudine brit a quella yankee questo disco è uno di quelli che fa al caso vostro.