Il raccolto della lezione psichedelica di ritorno furente per il Ventunesimo si era già imposto nel 2012 con quel Lonerism dei Tame Impala osannato dalla critica Pitchfork-oriented mondiale, su quell’onda lunga viene alla luce Corsicana Lemonade dei White Denim, un disco fresco che ci fa vivere l’autunno con una colonna sonora più leggera in testa. Al contrario degli australiani Tame Impala, i White Denim sono texani, dunque cambia anche il contesto del loro vissuto, e si riflette su un sound appena sotto il livello di libertà delle sonorità degli hippies di Perth. C’è più stoner nel gruppo di Austin, più american blues da sottovena. At Night In Dreams è tanto psych quanto forte, graffia coi rumori di un rock blues più classico, tocca qualcosa di più viscerale. Come Back si configura nella stessa direzione: un classico instant che sviscera l’America, e un sound antico che attraversa addirittura l’Atlantico fino ai Rolling Stones.
Il singolo di presentazione dell’album è una di quelle chicche che rapiscono a primo ascolto: Pretty Green è veloce, come quel primo verso che ti si incava nel cervello, “Right before I met you, the things were getting green“. Alternanza tra momenti di rock’n’roll (tenere presente che chi fa rock spesso non sa fare anche roll, come diceva Keith Richards), e momenti psych: il risultato è un’esplosione di sound diversi perfettamente integrati tra loro. Tra distorsioni di chitarra e stoner puro. Ty Segall sarebbe contento del risultato.
E che dire di New Blue Feeling, che a tratti richiama la vecchia melodia beatlesiana, un miscuglio di bel sound che affronta a viso duro altre direzioni: in effetti i White Denim sono sempre stati restii alla classificazione, alle definizioni. Con New Blue Feeling, se si eccettuano le entrate di chitarra con assoli da un certo momento in poi che rendono il pezzo classico del loro repertorio, siamo di fronte al fatto che questo disco sfugge alle regole, è assurdo, bello, vario. La voce a un tratto diventa quella di un Elliott Smith sopravvissuto alla solitudine, rockettaro.
Per capire quant’è complesso questo album fatevi un giro alla fine, su A place to start.