Vladimir Majakovskij: poeta rivoluzionario

  ”I poeti che strane creature / ogni volta che parlano è una truffa.” Faber

Vladimir Majakovskij, poeta. E rivoluzionario. Sicuramente un uomo di ferro, che sapeva giocare con le parole. Ha cantato la Rivoluzione d’Ottobre, e perciò è molto amato in un certo ambiente non solamente letterario, ma è stato anzitutto un cantore di parole e il resto è fuffa. Ovvio che i suoi versi più belli non sono quelli sul Partito con la maiuscola, ma versi di rivoluzione che trasudano movimento, e versi d’amore – persino, e versi sull’umanità del tempo.

 ”Poi sei venuta tu, / e t’è bastata un’occhiata / per vedere / dietro quel ruggito, / dietro quella corporatura, / semplicemente un fanciullo. / L’hai preso, / hai tolto via il cuore / e, così, / ti ci sei messa a giocare, / come una bambina con la palla. / E tutte, / signore e fanciulle, / sono rimaste impalate / come davanti a un miracolo. / “Amare uno così? / Ma quello ti si avventa addosso! / Sarà una domatrice, / una che viene da un serraglio”! / Ma io, io esultavo. / Niente più giovo! / Impazzito dalla gioia, / galoppavo, / saltavo come un indiano a nozze, / tanto allegro mi sentivo, / tanto leggero.” (Tu)

Il doppio volto di Majakovskij, quello ruggente e quello intimo, appare quasi un paradosso. Ultracitato, ultraletto, ultrarecitato, di Vlamidir Majakovskij si ricorda spesso l’arte del verso politico, ma troppo poco si va a leggerlo fuori da questi legami e schemi. È vero che è un cantore quasi futurista di una realtà in cui il Partito è anche sinonimo di movimento, ma basti pensare che ogni poeta ha dentro di sé un’anima rivoluzionaria: Arthur Rimbaud era rivoluzionario, e lo era Garcia Lorca. Qualcosa ruggisce dentro queste anime. E solo la penna sa raccontare questo tormento. Non per niente Rimbaud morì giovanissimo tornando da un lungo viaggio in Africa verso Marsiglia, dopo aver deciso di abbandonare completamente la poesia. Garcia Lorca morì assassinato da colpi di fucile, assieme a un maestro di scuola e due toreri anarchici, una morte ancora oggi avvolta nel mistero tanto che di libri sul tema se ne vendono tanti, anche se più probabilmente Lorca fu assassinato perchè dava fastidio al regime di destra. Aveva 36 anni invece Vladimir Majakovskij la mattina in cui decise di spararsi un colpo di pistola al cuore.

A tutti. Se muoio, non incolpate nessuno. E, per favore, niente pettegolezzi. Il defunto non li poteva sopportare.

Dicono sia tutta colpa dell’amore violento che lo legò a Lilja Brik, che di lui conservò questo ricordo: ”Era infelice. Solo nei primi anni della rivoluzione visse con furore e lietamente, ma non sapeva accettare il declino, non sapeva rassegnarsi all’idea che la giovinezza è un attimo, e che il futuro è spesso mediocre.” Lilja era già sposata con Osip Brik, critico letterario: Majakovskij andava a trovarli e scriveva poesie per la moglie. Si installa a casa loro, addirittura. Prima che scoppi la Rivoluzione. Rivoluzione e libertà: senza questi due moti da bambini primitivi forse non si fa poesia.

Ottobre

Aderire o non aderire?
La questione non si pone per me.
È la mia rivoluzione.

da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/poesia-90354?f=a:2992>

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