Il prossimo marzo uscirà Croce, nuovo album dei Father Murphy, che nel tempo hanno conquistato una dimensione internazionale calcando i palchi insieme ai Deerhoof, Dirty Beaches, gli Xiu Xiu e gli Swans. Reduci dall’ultimo album Pain is on our side now, che ripercorre il tema del fallimento, arrivano al Cellar Theory di Napoli belli carichi in formazione doppia (Federico Zanatta detto Freddy Murphy e Chiara Lee) per presentare il prossimo album. Il sound è quello tipicamente psichedelico e turbante dei Father Murphy. Come una lunga liturgia moderna s’inseguono memorie di organi e vocalismi, rumori sordi e diretti, e improvvisazioni psych.
Quello che colpisce della band è la morbosità quasi disturbante, ma profonda, dei loro suoni. Che sia una chitarra, una batteria, l’elettronica o una voce, è tutto perfettamente integrato per disturbare. E Freddy e Chiara sono in perfetta sintonia per tutto il live. Tutto è occulto, ma è anche tutto perfettamente chiaro.
Se la prima parte del concerto si annuncia come quella claustrofobica, la seconda ci prepara a una rinascita quasi primaverile dei suoni, ed è stordente il modo in cui avviene l’esperienza. Il rumore che fanno i ragazzi, il sound drone, il magnetismo annoiato (sono questi i sentimenti che i Father Murphy vogliono ispirare attraverso la narrazione di fallimenti e fascinazioni), gli echi della vecchia cara psichedelia si fanno sentire man man che il live cresce.
Del resto se il progetto ha conquistato una dimensione internazionale e un forte seguito anche all’estero non è un caso. Il concept sulla ”croce” è perfettamente integrato con i tempi del live. Il lento riemergere della luce si lascia pregustare durante il live, e quella che chiamano la rinascita finale è un’esperimento quasi liberatorio per questo cabaret occulto. Bere qualcosa durante.
(Report a cura di Giovanna Taverni)
Le foto sono di Michela Sellitto