È difficile credere che siano passati già cinque anni da quando Ruban Nielson, genio e mente degli Unknown Mortal Orchestra, iniziò, misteriosamente, a pubblicare la sua musica su Bandcamp.Negli anni successivi, gli UMO hanno pubblicato due sorprenderti album ( Unknown Mortal Orchestra, II) intrisi di un caleidoscòpico psych rock che ha entusiasmato non solo i critici, ma anche un ampia gamma di fan rimasti sbalorditi dal loro stile vintage e psichedelico. Per il loro terzo album, la band ha deciso di ribaltare il proprio mondo rendendo il disco schizofrenico e polivalente.
Multi Love è un avventura sanguigna nei meandri di una discoteca utopica, segnata da lastre di funk. Infatti accanto ad alcuni barocchi beat anni 60 è evidente un omaggio a Frank Zappa, ascoltando alcune canzoni invece si ritrovano notevoli influenze della disco di Giorgio Moroder, per concludersi con atmosfere funk.
Nielson ha prodotto, progettato e missato la totalità dell’opera. La particolarità della sua produzione è così originale ed influente da essere una vera e propria caratteristica dell’album. Si ha la sensazione d’inciampare tra gli strumenti e di poter tenere su un palmo della mano la batteria che converge verso il basso, tramite la compressione. Il modo in cui Nielson riesce a far suonare le cose è sicuramente impareggiabile, e le sue scelte esigenti, dietro al vetro, rendono Multi Love una gioia d’ascoltare. E come se avesse cercato di unire due album storici come, Innervisions di Stevie Wonder e S di Prince.
Le tematiche dell’album sono sicuramente da ritrovare in una recente intervista rilasciata da Nielson, in cui spiegava come fosse stata complicato vivere due relazione, considerate fondamentali, nello stesso arco tempo. Gli effetti emotivi di questa serie di eventi vengono raccontati in Multi-Love, quasi come una personale seduta psicoanalitica.
Nielson pone se stesso nudo nella title track: “Multi-love has got me on my knee/ We were one, then become three,” and “Checked into my heart and trashed it like a hotel room.”Per aprirsi ancora di più in Can’t Keep Chacking My Phone una canzone agrodolce che racconta di come sia triste e allo stesso tempo assurdo perdere qualcuno che ami, nonostante accanto a te ci sia ancora la persona con cui condividi un amore.
Questo è sicuramente l’album più compiuto della band e in particolar modo di Ruban Nielson, nonostante non sia sfacciato ed esplosivo. Canzoni come Puzzle, un miscuglio di chitarre hard rock unite alla voce di Nielson che esegue quasi un talkin’ blues, raccontando gli stati d’animo che cambiano all’interno del racconto. Sappiamo già tutti che si ucciderà in diretta, così come in tutte le canzoni che ne seguono. La storia è un piccolo frammento, di una lunga serie di momenti, senza una soluzione di continuità.