È come se per una sola notte, per quell’unica e infinita notte, tutto il mondo conoscesse solo la pizzica e il loro unico intento nella vita sia ballarla fino alle ultime note, ballarla come se il mondo stesse cadendo giù.
Da ormai 20 anni ogni anno si ripete il grande concertone che dedica otto ore di musica continua al tradizionale ballo pugliese: la taranta. Il festival ogni anno è pronto ad ospitare le 200.000 mila persone provenienti da tutta la penisola per ondeggiare sui frenetici ritmi di questo ballo. Annebbiati dal vino e dalla buona musica questo evento ricrea le atmosfere allegre e spensierate che solo una tradizione così radicata nella terra e nei muretti a secco riesce a dare. Giunti ormai alla ventesima edizione questo festival si è guadagnato l’attenzione di molti diventando uno dei festival più grandi d’Italia. Quest’anno a dirigere l’orchestra è stato Raphael Gualazzi, cantautore e pianista italiano, che si è adoperato con tutte le sue energie per portare un po’ della sua musica Jazz e Soul nella sfera della tradizionale musica Salentina.
La pizzica proviene ormai da una lontanissima tradizione di cui si sente parlare la prima volta nel 1797 in onore della festa d’accoglienza del Re Ferdinando IV di Borbone. Nata come la danza della nobiltà Tarantina, la pizzica costruisce le sue basi su quelle della tarantella, antico ballo che ricopre la tradizione di tutta l’aria meridionale della penisola. La sua musica frenetica ma allo stesso tempo dolce e melodica, non nasce come una danza unicamente da corteggiamento, ma a me piace paragonarla a questo. È una danza elegante in cui le due parti giocano senza mai toccarsi davvero, si sfiorano per poi allontanarsi di nuovo, mostrano la loro bellezza e la loro grazia prima di farsi desiderare ancora da lontano. È una danza di sguardi e di ammiccamenti velati, che alterna momenti lenti a corse frenetiche giocando su un continuo andirivieni dei due corpi. È la tela del ragno in cui una volta cascati è difficile uscirne e allo stesso tempo la cura del suo morso, come dice l’antica tradizione da cui poi prende il nome.
La pizzica veniva usata, infatti, come rimedio coreutico ad una patologia che si riteneva essere dovuta al morso del ragno, la “tarantola”. Questa musica e la sua danza continua ancora, dopo secoli a muovere i corpi e le emozioni dei giovani capaci di apprezzarne il valore e la sonorità, capaci di riconoscere in una musica e in un semplice ballo il valore di una terra e la tradizione che essa conserva con rispetto e gelosia, con orgoglio e vigore. Ad aiutare questo processo di conservazione c’è la celebre Notte della Taranta.
L’ex convento degli Agostiniani di Melpignano, per quell’unica notte all’anno si riempie di allegria facendo aleggiare sulle teste di tutti gli ospiti scatenati un alone di pace e spensieratezza. Gli ospiti internazionali e no portati quest’anno sul palco del concertone si sono amalgamati con il resto dell’orchestra e del pubblico, senza sentire l’ingombrante sensazione di primeggiare o apparire nel risplendere dei loro successi, ma avendo come unico obbiettivo quello di divertirsi e di far divertire gli spettatori a ritmo delle proprie note.
Inutile dirvi però che la presenza di questi artisti si è fatta sentire, ma d’altronde come non poterebbe risplendere il suono emesso dal sassofono di Tim Ries o la chitarra di Gerry Leonard accompagnati con la voce della cantautrice statunitense Susanne Vega o del grande Gregory Porter (che, con il dispiacere di molti, ha concesso al pubblico solo pochi brani). Per non parlare della cantante istraeliana Yael Deckelbaum e degli unici pugliesi che hanno mantenuto in alto il nome di questa terra rintonando sulle loro corde alcune delle canzoni più tradizionali e conosciute: i Boom Da Bash. Onore al merito di chi ogni anno si impegna per regalare a tutti gli ospiti della notte della taranta una magica serata, riuscendo a gestire in un paesino di 2.110 abitanti un evento così grande e con un compito così importante: il recupero e la rivalutazione della musica salentina.
In una sera di fine estate decorata da un cielo stellato e da un palco allestito da luminarie, l’estate salentina ci saluta e noi la salutiamo a nostra volta con la speranza di poter concludere ogni estate a ritmo di pizzica.