Ci ha dato solo 10 giorni. Tanto è passato tra l’annuncio del nuovo album di Tyler, The Creator e l’uscita dello stesso. Niente singoli ad anticiparlo, qualche teaser sparso per il web. Igor è arrivato circondato dall’hype che può generare uno degli innovatori del genere rap degli ultimi anni e dal nostro sentirci impreparati di fronte a quella che sarebbe dovuta essere la cartina di tornasole del rapper statunitense.
Flower Boy, il precedente lavoro del rapper, era stato, giustamente, eletto nella rosa dei dischi dell’anno per via della sua vena originale e difficilmente racchiudibile nella sfera del rap puro.
A questo punto, Tyler si trovava nella scomoda situazione di dover scegliere. Vanificare le radici dello scorso album e tornare al convenzionale oppure portare all’estremo tutto ciò che aveva potuto prendere dalla nuova corrente black creata dal suo amico Frank Ocean e da quel rap “suonato” à la The Internet (gruppo che fa parte della scuderia Odd Future di cui Tyler è leader e fondatore).
La scelta del rapper losangelino è stata, in continuità con il suo stile e con le sue scelte esistenziali, la più pericolosa ed estrema. Igor risponde all’interrogativo che ogni tanto sorge tra le fila degli amanti della scena musicale contemporanea: “il rap è morto?, “il rap è sempre uguale a se stesso?”, “come innovare il genere affinché non si fossilizzi?”.
Ecco, Igor è una possibile risposta ai dubbi. Il rap può sopravvivere evolvendosi e diventando altro da sé pur rimanendo fedele ai suoi pilastri.
Il progetto è ambizioso (potrebbe anche sembrare supponente) ma come uno chef stellato che sa bene cosa ha preparato e chiede ai commensali di assaggiare il piatto seguendo un certo ordine e delle regole ben precise, Tyler su Twitter ci ha dato delle istruzioni per l’ascolto di Igor:
IGOR. THIS IS NOT BASTARD. THIS IS NOT GOBLIN. THIS IS NOT WOLF. THIS IS NOT CHERRY BOMB. THIS IS NOT FLOWER BOY. THIS IS IGOR. PRONOUNCED EEE-GORE. DONT GO INTO THIS EXPECTING A RAP ALBUM. DONT GO INTO THIS EXPECTING ANY ALBUM. JUST GO, JUMP INTO IT. I BELIEVE THE FIRST LISTEN WORKS BEST ALL THE WAY THROUGH, NO SKIPS. FRONT TO BACK. NO DISTRACTIONS EITHER. NO CHECKING YOUR PHONE NO WATCHING TV NO HOLDING CONVO, FULL ATTN TOWARDS THE SOUNDS WHERE YOU CAN FORM YOUR OWN OPINIONS AND FEELINGS TOWARDS THE ALBUM. SOME GO ON WALKS, SOME DRIVE, SOME LAY IN BED AND SPONGE IT ALL UP. WHATEVER IT IS YOU CHOOSE , FULLY INDULGE. WITH VOLUME. AS MUCH AS I WOULD LIKE TO PAINT A PICTURE AND TELL YOU MY FAVORITE MOMENTS, I WOULD RATHER YOU FORM YOUR OWN. IF WE EVER CROSS PATHS, FEEL FREE TO ARTICULATE WHAT THOSE MOMENTS WERE FOR YOU, KEEP IT TIMELY THO IM NOT TRYNA HAVE AN OPRAH EPISODE. STANK YOU SMELLY MUCHO.
Un manifesto che è anche una richiesta di ritornare a concepire la musica come un progetto e i singoli dischi come degli interi. Non produttori di chewing gum, come diceva il Katz di Libertà di Franzen, ma musicisti. Ascoltate l’album per intero, senza saltare le tracce, dall’inizio alla fine. Non aspettatevi un album in generale, ci dice.
E, infatti, Igor non è un album classico, è qualcosa di nuovo e inaspettato. Non troverete molte “barre”, non troverete rime caustiche su beat. Le tracce che compongono l’ultimo lavoro di Tyler, The Creator sono per la maggior parte strumentali, con dei suoni che creano un’atmosfera e un ambiente più che parlare di una storia. Eppure quella storia ce la racconta lo stesso. La nascita e la fine di un amore passando per i momenti più turbolenti e i più felici. I sentimenti prorompenti che accompagnano il colpo di fulmine (EARFQUAKE). Le elucubrazioni razionali in cui l’innamoramento detta legge (I THINK) prima di conoscere la delusione (PUPPET). La fine dell’amore (I DON’T LOVE YOU ANYMORE) e lo stupore di rendersi conto di non esser più niente per chi prima rappresentava tutto (ARE WE STILL FRIENDS?).
Il modo in cui viene raccontata questa storia è sorprendente. Come è sorprendente la capacità di Tyler di cogliere ogni aspetto positivo caratterizzante gli artisti che lo accompagnano e inserirlo nelle tracce dei suoi lavori. Torna Frank Ocean a duettare con lui ma le collaborazioni (accreditate o meno) sono tante: da A$AP Rocky a Kanye West, da Al Green a King Krule.
Non aspettatevi un album rap, ci dice ancora Tyler. Ma questa non è una promessa mantenuta. Igor è un album rap in tutto e per tutto. Se ne sente l’essenza. Solo che l’innovazione sta nel portare il beat agli estremi e, si sa, agli estremi del semplice si trova il complicato. L’estremo del “bum bum cha” da base rap old school è un ritmo più elaborato e complesso. L’estremo di una voce che parla velocemente è una parte canora più votata al canto e alla melodia. Una nota di merito spetta a I THINK che, probabilmente, ci farà compagnia per un bel po’ di tempo questa estate con il suo groove.
Tra citazioni prese da Chiamami col tuo nome, “Man, I wish you would call me/By your name cause I’m sorry/This is not apology”, e classiche rime lasciate lì per farci riflettere, “Hard to believe in God when there ain’t no mirrors around”, il disco fila in maniera meravigliosamente sorprendente con un continuo flusso in cui Tyler mette il cuore sul tavolo e lascia che sia lui a parlare. In sottofondo uno dei più importanti esperimenti musicali sul tema del rap che proietta Igor nella classifica dei migliori dischi dei primi 6 mesi del 2019.