Storie brevissime, lasciate sulla pagina quasi fossero annotazioni, aneddoti, fantasie e ricordi affidati alla memoria di un foglietto ingiallito per rallentare lo scorrere del tempo. Sono centotré i racconti super brevi, malinconici, folgoranti e altrettanto divertenti che, in Tutti i nostri corpi, racchiudono tutta la poetica di Georgi Gospodinov, autore bulgaro pubblicato in Italia da Voland nella traduzione di Giuseppe Dell’Agata e conosciuto maggiormente per il suo romanzo del 2013 Fisica della malinconia.
In notti come questa, quando non riesco a dormire, mi siedo vicino alla finestra e conto le cose grazie alle quali mi sostengo.
da Conta della ronda di notte
Nella riflessione teorica in calce al libro, Georgi Gospodinov si apre ai lettori ammettendo che, nonostante abbia già scritto e pubblicato (anche in Italia) altre raccolte quali …e altre storie e Tutto divenne luna e i suoi romanzi, a partire dal primo, Lapidarium, passando per Romanzo naturale fino a Fisica della malinconia, contengano al loro interno una spiccata propensione alla brevitas, proprio queste storie rappresentano ufficialmente il suo debutto nel genere dei racconti brevi.
Non solo: ad Autobiografie scelte, la storia che apre Tutti i nostri corpi, Gospodinov affida il compito di custodire il proprio manifesto letterario, che lo vuole maestro nel raccontare il mondo in una fusione continua e totalizzante tra esperienze di vita e letteratura.
Ricordo chiaramente, a pelle, senza esserci mai stato, il sole fiammeggiante sugli infiniti campi di cotone della Louisiana. Ricordo sul mio palato il gusto della madeleine di Proust e le sue briciole che galleggiavano nel tè. Ricordo come portarono per la prima volta il ghiaccio a Macondo e mio padre mi accompagnò dallo zingaro Melquíades. Ricordo una terribile tempesta invernale e la candela che ardeva in casa, la candela ardeva…
da Autobiografie scelte
Come era stato in Fisica della malinconia, in cui i piani narrativi si intrecciano tra ricordi, aneddoti, racconto fantastico e Storia, così è, in una forma volutamente più stringata, a partire dall’attacco di questo racconto in cui, spalleggiato dal ritmo creato grazie all’anafora del verbo “Ricordo”, Georgi Gospodinov condivide la certezza di essere tutt’uno con la letteratura che lo ha formato, a tal punto da rivederne scene topiche nella memoria.
Le relazioni e gli amori interrotti, che non sono andati nel modo giusto, si sviluppano con leggi proprie in uno spazio diverso, dove avviene tutto quello che non è avvenuto.
da L’impero dei cuori canterini
Insieme agli intrecci letterari e allo sviluppo del tema della memoria, c’è un altro fulcro attorno cui ruota il fare letteratura di Gospodinov e che si ravvisa nella sospensione immaginifica di tempo e spazio. Tempo e spazio non subiscono le conseguenze delle azioni e della vita, trasformandosi in altri luoghi in cui tutto è possibile. In questi spazi, in cui avviene tutto ciò che non si è verificato, lo scrittore allestisce una culla per le relazioni che, per svariate ragioni, non fanno più parte della nostra vita, continuando così a scrivere storie di storie su storie. Cosa lo spinge a continuare? Un sottilissimo filo di speranza? Una profonda malinconia? Entrambe, forse. Il bello della produzione di Gospodinov è trovare sempre un angolino in cui rifugiarsi e pensare che non è andata per forza così, aspetta, adesso con un po’ dell’“empatia patologica o sindrome ossessiva empatico-somatica” di cui soffre il Georgi-bambino e poi il Georgi-adulto protagonista di Fisica della malinconia ne usciamo, siamo condannati alla tăgà bulgara, sorella della saudade portoghese, anche se non proprio sua gemella. Uno stato d’animo prolungato che, a volte, accompagna per tutta la vita.
La parola è breve, ma lo stato d’animo che descrive è prolungato. Parola pomeridiana. Le mattinate sono operose e non c’è tempo né spazio per la malinconia. Questa ha bisogno di tempo, di intervalli vuoti, per potersi dispiegare. Non ti aggredisce all’improvviso, non ti travolge come un’ondata, le sue acque sono pigre, il suo veleno lento, ti fiacca pian piano. Il suo stato di aggregazione è la liquidità.
da Grammatica della malinconia
Quella malinconia diluita nel tempo, qui riproposta tra i cento e più racconti brevissimi, ha una fisionomia fonico-poetica tutta sua che è anche stata oggetto di studio e approfondimento in un incontro dedicata al “Vocabolario europeo” del Festivaletteratura di Mantova nel 2011. La tăgà è Georgi Gospodinov e non potrebbe essere diversamente.
– Chi siete voi? – chiede il paziente, anche se ne intuisce la risposta.
– Tutti i tuoi corpi – risponde il più anziano. – Non ci hai riconosciuto…?
da Tutti i nostri corpi
Il racconto da cui prende il nome l’intera raccolta vede protagonista un uomo, appena uscito da un’operazione chirurgica complicata, che vede presentarsi al suo capezzale diverse figure: un bambino col ginocchio sbucciato, un ventenne, un quarantenne e una persona molto in là con gli anni. Passato e futuro in Tutti i nostri corpi, quindi. La moltitudine contrapposta all’uno, come scrive lo stesso Gospodinov nella riflessione teorica che chiude il libro, le storie brevi con “i loro corpicini di formiche non possono gareggiare con l’elefante del romanzo”, eppure riescono a bilanciare momenti alti e bassi, incertezza e sparuta felicità. Leggendoli, sembra di non aver mai abbandonato Gaustín, l’alter ego letterario di Gospodinov incontrato più volte, come si ritrova anche la stessa sensazione agrodolce di sferzante ironia mista a sconfinata malinconia.
Tutti i nostri corpi è un piccolo scrigno pieno di gemme, alcune lucentissime, altre più opache, ma che hanno tanto da dirci. Più di cento racconti da leggere se già si conosce l’universo letterario di Georgi Gospodinov, se si è profondamente malinconici o con la propensione ad esserlo, ma anche no, non ci sono paletti per avvicinarci a questo autore. Una cosa è certa: una volta letto qualcosa di suo, quel suo sguardo profondo sul reale che è sempre un po’ tragico, ma può essere anche altrettanto fantastico non vi abbandonerà mai.