Un vecchio brano dei Sonic Youth, a essere sinceri piuttosto inquietante, dichiara che Lee – Ranaldo? – is free. Lee è libero di dare sfogo al suo mondo interiore, per quanto oscuro e ansiogeno. Anche Anders Trentemøller da qualche tempo è finalmente libero. Il produttore e musicista danese di fama internazionale si è esibito il 9 settembre passato con un ensemble affiatato, composto dalla vocalist Disa Jakobs e da Silas Tinglef, Jacob Haubjerg, e Brian Batz al Flava Beach di Castel Volturno, smettendo quelle vesti di DJ che probabilmente iniziavano ad andargli strette e dando corpo ad atmosfere certamente soniche ma più sognanti che creepy.
In occasione della tappa campana del Memoria Tour Trentemøller ha proposto una setlist energica ed eclettica, combinando la ricerca intimista in chiave dream pop dell’omonimo ultimo album (Veil of white, No more kissing in the rain) a hit storiche del suo repertorio più electro – Moan e Miss You (quest’ultima in encore) – il tutto impreziosito da citazioni mai gratuite di grandi classici new wave (Lullaby e Blue Monday, su tutte) e da Cops on our tail, cover dei compatrioti Raveonettes (duo da riscoprire, decisamente).
Il live targato Subculture, intenso nella resa nonostante la fastidiosa prossimità della venue con un lido da cui provenivano note molto meno raffinate, ha riportato alla luce frammenti di memoria collettiva e ha mostrato un Anders in grande spolvero, perfettamente a suo agio nel ruolo di frontman di una band compatta e coinvolgente. La risposta del pubblico è stata sicuramente positiva, a testimonianza di quanto il cambiamento di abito del musicista danese sia stato accolto bene anche dalle frange più legate ai suoi trascorsi minimal.
Trentemøller is – finally – free.
(Foto di Alessandra Clemente)