Il festival acieloaperto di Cesena quest’anno ci sta regalando una soddisfazione dopo l’altra. Solo la scorsa settimana due live intensi hanno reso ancora più magica l’atmosfera del festival e le sue location: al mercoledì i Cigarettes After Sex ci hanno reso sognanti, al venerdì il producer danese Anders Trentemøller ha risvegliato i nostri animi con la sua elettronica.
Trentemøller è una vecchia conoscenza, lo seguiamo sin dagli esordi, e ogni evoluzione del suo sound riesce a trascinarci. È stato bello ritrovare dal vivo le sonorità più marcatamente post punk dell’ultimo album Fixion.
Il talento del producer danese ci conquista sin dall’ingresso sul palco di Villa Pascoli, si parte subito forte con November, ed è dolce ascoltare questo pezzo strumentale e autunnale in piena estate. Anders ci prende per mano e catapulta in un’atmosfera di beat cupi e rarefatti, siamo pronti a entrare in questa piccola catarsi che è un suo live. Pronti a entrare nel mondo di Trentemøller.
Oltre alla band con lui ritroviamo anche Marie Fisker, che ha collaborato all’ultimo album, e la sua splendida voce riesce a integrarsi perfettamente ai suoni del basso, della chitarra, dei synth e delle percussioni. E così One eye open somiglia a una preghiera d’amore, le sonorità cupe e fredde accentuano il tono malinconico della voce della Fisker, e quando lei canta “Did you think of me at all? Did you not listen when they told you I would fall Streets were burning and I could not tell Did you see? Did you pray for me?“, non possiamo che restare incantati.
Il palco sembra illuminarsi come d’incanto in questo viaggio tra dark wave e dance in cui non possiamo che perderci. E allora Never Fade esce fuori dura, e per un attimo sembra di trovarci nello scantinato di un vecchio locale devoto al post punk a divertirci. Poi balliamo con Shades Of Marble, siamo pronti a cambiare il ritmo e d’improvviso catapultarci sulla pista da ballo a muoverci. Eppure non ci siamo mai mossi di un millimetro, siamo sempre qui sotto il cielo stellato di acieloaperto. Ma è questo il miracolo dei live. Riescono a renderci felicemente ubiqui.
E così tornare con i piedi per terra è davvero difficile. Trentemøller è comunque bravo a sfumare le atmosfere dei suoi pezzi: My Conviction e Trails ci lasciano una via d’uscita dalla nebbia e ci portano verso suoni più diretti, forti e duri. Una dolce claustrofobia ci circonda, ma è questo cambio continuo di ritmi – tra letali e bei soffocamenti e scariche di viva energia – quello a cui Anders ci ha abituati nel corso della sua carriera.
Poi la voce di Marie Fisker torna a cullarci con Complicated e River in me. Così quando arriva il pezzo conclusivo del set, Moan, il pubblico è caldissimo e si scatena sotto palco. Come a voler ringraziare Trentemøller e soci per l’intensità del live. Lui ci concede altri due pezzi sul bis, il nuovo Where The Shadows Fall e la nostalgia di Take me into your skin. Possiamo tornare a casa soddisfatti. In fondo è tutta una questione di atmosfera: l’atmosfera della musica di Anders, l’atmosfera della voce della Finker, l’atmosfera di questo magico festival.
Grazie acieloaperto!
Tutte le foto sono di Alise Blandini