Il venerdì è sempre un’orgia di nuove uscite discografiche. Per esempio, in questo primo venerdì di Ottobre sono venuti fuori album attesi come i nuovi di Echo & The Bunnymen e Cat Power, ma anche bellissime chicche come i dischi di Gregory Alan Isakov, Phosphorescent e Adrianne Lenker dei Big Thief in solo. Qui sotto vi lasciamo gustare proprio questi ultimi tre album, che in qualche modo fanno tornare a parlare uno strumento come la chitarra. Godeteveli.
GREGORY ALAN ISAKOV – EVENING MACHINES
Ti aspetteresti ad accoglierti la più classica delle chitarre acustiche nello schiacciare play su Evening Machines, sesto album del cantautore americano Gregory Alan Isakov – invece Berth (splendido pezzo di apertura del disco) sembra evocare l’ultimo Bon Iver. Non quello scabro di For Emma, Forever Ago, ma quel talento da solitario con respiro orchestrale che ritroviamo nel secondo album Bon Iver. Berth è una piccola grande chicca che mette subito in chiaro l’intimo espressionismo di Isakov. Subito dopo sarà San Luis a riconsegnarci placidamente tra le braccia della chitarra di Isakov – non mancherà comunque il tempo di lasciarsi trascinare via da cori che dipingono un lontano paesaggio. Evening Machines nasce da una sorta di ritiro spirituale di Isakov: pezzi come il singolo Chemicals brillano di luce propria, veri classici del repertorio del cantautore. Un disco da fare a pezzi.
PHOSPHORESCENT – C’EST LA VIE
I Phosphorescent hanno sempre avuto il vezzo di spiazzarci: non mancano di farlo nel nuovo capitolo C’est La Vie – che passa dal folk al rock senza interruzione, persino capace di evocare i Beirut nella title-track C’est La Vie No. 2, con un ritornello che si attacca al cervello. Se c’è una cosa che si è rimproverata a Matthew Houck è quella vocazione alternative country in perenne ricerca di se stessa, che finisce per flirtare un po’ con tutto senza trovare una precisa identità, come accade a band come i Wilco. Era dai tempi di Muchacho (2013) che attendevamo il nuovo album di Phosphorescent come prova della definitiva consacrazione e maturità: del resto Houck è l’autore di una delle più raffinate canzoni d’amore del decennio (Song for Zula), e tanto basterebbe per tenere alte le aspettative. Anche C’est La Vie contiene bellissimi episodi, come la cavalcata letale di Around The Horn. Eppure resta sospeso un sentimento di manchevolezza, la sensazione che il disco sia più una raccolta di episodi collezionati negli ultimi cinque anni, che un progetto unitario.
ADRIANNE LENKER – abysskiss
Abbiamo avuto modo di apprezzare il talento di Adrianne Lenker con i Big Thief, band newyorkese che lo scorso anno è riuscita a conquistarci con il ruggito soffice di Capacity. Stavolta Adrianne si mette alla prova in solo per regalarci un bel frutto di stagione dall’evocativo nome di abysskiss. Se c’è una cosa che non manca in questo dischetto è l’originalità: scarno ed essenziale, vi porterà diritti al cuore del talento tutto voce e anima della Lenker. La chitarra accompagna dolcemente i sofisticati vocalizzi di Adrianne, per regalare piccoli scrigni come cradle e terminal paradise. Anche la title-track è una pizzicata alla chitarra che si apre appena nella parte centrale. Dieci pezzi-coltello, che scavano nell’essenziale. Scommettiamo sulla Lenker: questo disco è l’inizio di un percorso di ricerca. Le auguriamo di trovarsi.