Tre Allegri Ragazzi Morti – Nel giardino dei fantasmi

Voto: 7,5/10

Una delle grandi capacità dei Tre Allegri Ragazzi Morti è quella di toccare sempre i tasti giusti, che siano svolte o piccoli passi indietro, certamente non deludono mai le aspettative. Si sa, entrare in un disco dei TARM vuol dire fermare il tempo e tornare a quindici anni, un’età decantata in ogni loro singolo album e proprio nell’adolescenza andrebbero scoperti e ogni tanto rispolverati, perché fa bene al cuore, non c’è cinico che possa esimersi da questo ascolto senza farsi strappare un sorriso. Una certezza in Italia ci sarà sempre anche se il Papa diventerà un hacker informatico o se a ricandidarsi come primo ministro sarà un plurindagato (pardon, quest’ultimo punto è appena diventato realtà!), Davide Toffolo, Enrico Molteni e Luca Masseroni lo sono da quasi vent’anni e non c’è da stupirsi ritrovando le stesse sonorità in questo neonato “Nel giardino dei fantasmi”. Se li avevamo lasciati intenti ad esplorare un filone dub, con una rivisitazione di un “Primitivi del futuro” che ha stupito, anche se personalmente mi ha convinto così così, ma che rappresenta una sterzata decisa nella loro carriera, oggi, a pochi giorni dalla fine del mondo annunciata dal calendario Maya, sembra che quasi nulla sia cambiato da quando Toffolo decise di cominciare a dire la sua nel lontano 1994.

Così abbiamo aspettato due anni e “abbiamo provato a star con loro un altro inverno a Pordenone” per vedere se effettivamente sanno ancora sorprenderci e dare qualcosa di concreto su cui riflettere. La risposta per chi vuole leggere tra le righe dei loro testi è sì. Immedesimarsi subito nelle undici nuove tracce appare spontaneo, a partire dall’inizio con “Come mi guardi tu”, ritmi scanditi da arpeggi che ricordano terre emerse dal mare mescolati ad atmosfere folk, in cui la voce suadente e sicura di Toffolo ha il potere ipnotico di far cadere in un oblio, fatto di silenzi e ricordi appartenti forse ad una vita passata. Si passa poi a “I Cacciatori”, uno di quei manifesti contemporanei esposti a “Chi l’ha visto?” che ha per protagonista un quindicenne scomparso: dopo vent’anni l’epilogo, triste come nella maggiorparte dei casi raccontati al telegiornale. Una canzone in puro stile TARM, in cui l’adolescenza rappresenta una guerra per la sopravvivenza, un fatto di cronaca catturato dagli occhi di un pubblico abituato a questi avvenimenti senza ragione. In questo album ci sono sorprese su sorprese, si passa dalla traccia impegnata, velata da un sottile sarcasmo a quella in cui hanno rilevanza i tratti elettronici e le tematiche si fanno più leggere. “La mia vita senza te”, una delle track apparse alcuni giorni prima dell’uscita del disco è insieme a “La fine del giorno” una di quei motivi che ti entrano subito in testa, per arrangiamento e testo. Un’atmosfera che ti trascina attraverso l’uso di elementi ritmici e dub – e a tratti un po’ ska – in un paese delle meraviglie uditivo. Non manca in “La mia vita senza te” una chitarrina che accompagni le parole di Toffolo, impiegata quasi come un giocattolo che si dà ad un bambino. Più fosca è, invece, “La fine del giorno”, una voce corale, in cui il clapyourhands la fa da padrona, che rappresenta una cesura abbastanza evidentemente all’interno del disco. Ripetitiva e anch’essa molto orecchiabile è “Alle anime perse” in cui di nuovo i Tre Allegri tornano a raccontare una storia, quella d’amore tra una figlia e un padre senza volto e nome. Mancanze che tornano a farsi sentire ancora nell’adolescenza e via via per tutto il corso della vita. Pennellata su pennellata questa settima creazione del terzetto friulano si arricchisce di novità, anche se ogni tanto sembra che i componenti musicali vengano sempre combinati similmente.

Nel suo insieme appare un lavoro effervescente, in cui c’è spazio per tutti i gusti, da chi ama l’intreccio gitano e celtico di “Il nuovo ordine” a chi desidera farsi sciogliere il cuore in “Di che cosa parla veramente una canzone?”. Insomma non vi sorprenderà trovare i soliti TARM, semmai ringiovaniti, d’altronde sono dei sempreverdi e le rughe sui loro volti sono ben coperte dalle maschere: possono ancora spacciarsi per adolescenti, meglio di così, hanno ancora altri vent’anni e passa per raccontarci piccole gesta di vita ordinaria.

Tracklist:

  1. Come mi guardi tu
  2. I cacciatori
  3. Bugiardo
  4. La mia vita senza te
  5. Alle anime perse
  6. La fine del giorno (Canto n°3)
  7. La via di casa
  8. Bene che sia
  9. E poi si canta
  10. Il nuovo ordine
  11. Di che cosa parla veramente una canzone?
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