A un primo ascolto il nuovo album dei TOY evapora via nelle sue atmosfere trasognate, che a tratti evocano i Beach House, a tratti prova addirittura a resuscitare alcuni sound dei Sonic Youth, mescolandoli a a un’attitudine shoegaze. Aspettavamo al varco i TOY per capire che direzione avrebbe preso il loro sound dopo l’esordio del 2012 (Toy) e Join the Dots del 2013. Non aveva smosso molto le acque il commiato di Alejandra Diaz alle tastiere per la band inglese, tuttavia alla prova dei fatti il sound sembra essere diventato più rarefatto e confuso.
Eppure ci sono belle trovate in Clear Shot, come Clouds That Cover The Sun, che ruba dal repertorio dei Beach House, o il sound sporco di Clear Shot che apre il disco. La questione di fondo è proprio questa: quanto nel 2016 il collages di sound proposto a questo giro dai TOY può dirsi attuale? Se si erano presentati alle nostre orecchie come un gruppo di ritorno del revival psych, ora li ritroviamo sottotono nella proposta. Ci sono belle trovate, il suono si gonfia graziosamente, e tuttavia resta il quesito esistenziale di fondo. Un vero peccato per una band che sa fare musica – anche quando la voce di Tom Dougall non convince fino in fondo.
Anche in singoli “facili” come Fast Silver sembra esserci un tocco di monotonia dal retrogusto slowcore, che ha però il difetto di non conquistarci (cosa che è successa invece negli anni Novanta con gruppi certezza come Low o Codeine). Jungles Games si apre tronfia, I’m Still Believing rimodernizza uno shoegaze in chiave Sixties, ma tutto il disco scivola via schizofrenico e senza una vera marcia in più.
Chi sono i TOY quale sia la loro strada e identità, è la domanda che ci rincorrerà fino al prossimo album. Clear Shot sembra non dirci niente di chiaro in proposito.
Ps La copertina dell’album è davvero bella.