Come di consueto anche nel 2018 proviamo a riordinare le idee sui dischi usciti nel corso dell’anno con un viaggio tra i migliori dischi italiani, e la top 20 che aiuta a recuperare un ascolto a chi si è perduto per strada le uscite. Un buon ascolto a tutti, per prepararsi al prossimo anno con le orecchie in forma.
20. / 19. EX AEQUO
ISMAEL – QUATTRO
Macramè Dischi
C’è una forza cantautoriale vecchio stampo che si mescola a un animo profondamente influenzato da chitarre al ritmo rock in questo disco degli Ismael, formazione reggiana guidata da Sandro Campani. Quattro ha il merito di riportarci verso un certo tipo di suono forse oggi dimenticato nella scena nazionale, ma di certo non ancora abbandonato.
SALMO – PLAYLIST
Epic Records
È stato certamente tra i protagonisti del 2018 Salmo, prova ne sia l’attesa frenetica e la curiosità intorno a questo nuovo album Playlist. Un vero e proprio hype che ha confermato la vocazione alla sperimentazione di Maurizio Pisciottu, che non è più solo una promessa del rap italiano.
18. LA RAPPRESENTANTE DI LISTA – GO GO DIVA
Woodworm
Si sa che i dischi che escono sul finire dell’anno sono penalizzati dalle classifiche, e La Rappresentante di Lista arriva proprio sul filo con questo Go Go Diva, uscito per Woodworm a inizio Dicembre. Un progetto decisamente da ascoltare per salutare il vecchio anno e inaugurare quello in arrivo, per farsi accarezzare da una delle belle voci del panorama italiano musicale.
15. / 16. / 17. – EX AEQUO
ZEN CIRCUS – IL FUOCO IN UNA STANZA
Woodworm
Il fuoco in una stanza è il disco della verità per gli Zen Circus. Della presa di coscienza, della maturità. Solo dopo arrivano i suoni. Non più così ruvidi, come ci avevano abituati. Ma melodie rock ritmate, con accenni di pop, prendono il sopravvento sul folk-punk delle origini della band pisana e fanno da sfondo alle storie e alle relazioni, e viaggiano nelle tredici coerenti tracce dell’album. (Recensione)
STORM{O} – ERE
Colline Noire
Urlare, fendere, scaricare. Dopo l’esordio brillante di Sospesi nel vuoto bruceremo in un attimo e il cerchio sarà chiuso, gli Storm{O} si riconfermano perla preziosa dell’hardcore italiano con Ere. Un disco che gioca sul filo tra spoken-word alla Clementi e scariche urlanti in puro hardcore, con il risultato di conquistare e arroventare decisamente le orecchie.
NOYZ NARCOS – ENEMY
Thaurus
Il tempo non sembra scalfire la corazza di uno dei mostri sacri del Rap Game italiano. Ancora più consapevole del peso delle sue rime, NN si riconferma con questo settimo album. Collaborando con i nomi più caldi della scena attuale (Salmo, Achille Lauro, Capo Plaza, Coez, The Night Skinny, Carl Brave x Franco126) è riuscito a dialogarci alla perfezione, senza ammorbidirsi e restando fedele alla linea hardcore che dagli esordi lo ha sempre contraddistinto. Un lavoro più maturo e di conseguenza più introspettivo, in cui si sente sperimentazione ma anche tanto amore per il rap. Come scrisse prima dell’uscita: “C’è tutto il mio passato, il mio presente e forse anche il mio futuro in questo gioco. LOYAL TO THE GAME.”
14. MINISTRI – FIDATEVI
Woodworm
Fidatevi della musica per allontanare i Tempi Bui, sembra questo il messaggio conteuto nel nuovo album dei Ministri. Un lavoro in cui, alle distorsioni e agli inni generazionali subentra la libertà, non di ragazzi disillusi ma di uomini consapevoli. Nella vita e soprattutto nella musica. Liberandosi, in 12 tracce, della costrizione di piacere, di dover soddisfare a ogni costo, prendendo a calci l’ansia di inseguire le mode. (Qui)
13. ESTERINA – CANZONI PER ESSERI UMANI
Pippola Music
Qualcuno li ha definiti il segreto meglio custodito dell’indie italiano. Loro rispondono, con la consueta, amara ironia toscana: meglio un segreto che una bugia. E infatti Canzoni per esseri umani, quinto album degli Esterina, porta con sé solo splendide promesse mantenute, vestite di un intricato groviglio di sonorità che va dall’indie americano alla Versilia, da un certo tipo di cantautorato nostrano a un post-rock d’oltremanica non più solo strumentale: briciole di significati intensi lasciate cadere lungo il cammino, a uso e consumo di chi ha il buon gusto di saperle riconoscere.
12. BUD SPENCER BLUES EXPLOSION – VIVI MUORI BLUES RIPETI
La Tempesta Dischi
Forse non si tratta ancora del disco della maturità per il duo composto da Adriano Viterbini e Cesare Petulicchio, ma ancora una volta i Bud Spencer Blues Explosion si dimostrano vitali per una scena italiana che ha bisogno della loro intensità e del loro ritmo forsennato.
11. GIORGIO CANALI – UNDICI CANZONI DI MERDA CON LA PIOGGIA DENTRO
La Tempesta Dischi
Con il suo sound alternative rock e i suoi testi tesi ad intrecciare emozioni personali a denunce sociali, Undici canzoni di merda con la pioggia dentro appare come un fulmine a ciel sereno. Ma va benissimo così. E forse è proprio quello che serve alla musica italiana in questo momento. (Recensione)
10. MOTTA – VIVERE O MORIRE
Sugar
Vivere o morire è il disco che segna il nuovo corso delle scelte artistiche di Motta e che riflettono evidentemente il suo percorso, prima ancora che di musicista e di autore, di uomo; altrettanto evidente è che in questa scelta precisa Francesco Motta riesce a muoversi totalmente a proprio agio. Disco di transito, di passaggio, di movimento, un lavoro attraverso cui Motta prova a osservare il taglio del nuovo abito con cui ha deciso di vestire le sue riflessioni, le sue confessioni. (Recensione)
9. SUBSONICA – 8
Columbia Records
Un lavoro in cui ci sono le ansie di tornare, le paure di non ritrovarsi ma anche il coraggio di raccontarsi e aprirsi al mondo musicale di oggi, superando il rischio di essere desueti. A quattro anni dall’ultimo album tornano i Subsonica con 8, premio alla costanza di restare lassù in alto. (Recensione)
8. MARIA ANTONIETTA – DELUDERTI
La Tempesta Dischi
Per Maria Antonietta sono finiti i tempi della tensione giovanile e della ribellione, quest’ultimo lavoro è il coraggioso sguardo di una trentenne che già nelle prime due strofe della traccia d’apertura fa intuire che quei 4 anni lontana dalle scene sono serviti per maturare una sicurezza tanto artistica quanto intima. Un romanzo in nove tappe, quante sono le canzoni, alla scoperta di Letizia Cesarini e delle mille sfaccettature del mondo femminile. (Recensione)
7. BAUSTELLE – L’AMORE E LA VIOLENZA VOL 2
Warner Music Italy
Con il suo stile inconfondibile, Francesco Bianconi realizza testi che assorbono citazioni e riferimenti inaspettati, un’abitudine che lo accompagna dagli esordi e che rappresenta il suo tratto distintivo. L’amore e la violenza vol. 2 racconta l’evolversi delle relazioni nell’età adulta, le complicazioni, ma anche la leggerezza che accompagna i nuovi amori. (Recensione)
6. CALIBRO 35 – DECADE
Record Kicks
Quinto album di studio in dieci anni, Decade è il disco più eterogeneo, complesso e importante che Enrico Gabrielli, Massimo Martellotta, Fabio Rondanini, Luca Cavina e Tommaso Colliva, produttore e di fatto quinto membro della band, abbiano mai dato alle stampe. I Calibro 35 si confermano una delle formazioni musicali che ha fatto dell’eccellenza tecnica, compositiva e performativa uno dei suoi principali marchi di fabbrica. (Recensione)
5. COSMO – COSMOTRONIC
42 Records
Cosmotronic è una boccata d’aria fresca, la novità che stavamo aspettando. Un album dalla duplice faccia: quella consapevole e pulita e quella bendata e refrattaria a porsi degli interrogativi. Qui troverete gli imprevisti della realtà in cui viviamo, raccontata attraverso uno sguardo inedito, consapevole e divertito dai contrasti. La dimensione parallela a cui ci avviciniamo è quella di un mercato affollato di persone, un ologramma delle nostre storie, che scorrono veloci come un suono che perfora i timpani, ma noi continuiamo a ballare. (Recensione)
4. GIARDINI DI MIRÒ – DIFFERENT TIMES
42 Records
Il post-rock dei Giardini di Mirò si fa più tagliente e cupo con Different Times, impreziosito da collaborazioni importanti come quella con Robin-Proper Sheppard (Sophia) o Glen Johnson (Piano Magic). Una bellissima conferma per la musica italiana, e un gruppo che non sbaglia mai un colpo.
Hold On (feat. Robin Proper-Sheppard)
3. ANY OTHER – TWO, GEOGRAPHY
42 Records
La sensibilità, il cantautorato di matrice indie folk con dei rivoli di free-jazz: Two, Geography ci restituisce l’immagine degli Any Other a tre anni di distanza da Silently. Quietly. Going Away, riconfermandoci la qualità e le potenzialità del gruppo. Two, Geography, sembra già il disco della maturità, di una maggiore consapevolezza di sé. Questo perfezionamento riguarda non solo il livello testuale, ma è ancor più evidente a livello musicale: è una virata verso lidi free jazz, ammansita da un’evoluzione più orchestrale. (Recensione)
2. RICCARDO SINIGALLIA – CIAO CUORE
Sugar
Ciao Cuore si manifesta immediatamente come un piccolo scrigno di musica pop nella sua accezione più alta. La cifra musicale dell’album sta dentro l’alternanza tra la musica elettronica, un uso disinvolto dei sintetizzatori e la presenza della chitarra, del pianoforte, degli archi che, insieme, conducono a una concezione cantautorale declinata in chiave contemporanea. Un approccio musicale familiare messo però in continuo movimento da spostamenti che spezzano una melodia, che interrompono un passaggio più classico per aprirsi a suoni più divergenti. Il tutto senza che venga alterato quel senso di compiutezza del discorso musicale che da sempre fanno di Sinigallia un vero autore di canzoni con una scrittura che pure nelle sue aperture – che richiamano il Battisti più sperimentale – si mantiene sempre al di qua di una destrutturazione della forma canzone. (Recensione)
1. NU GUINEA – NUOVA NAPOLI
NG Records
I Nu Guinea sono Massimo Di Lena e Lucio Aquilini, due producer napoletani che, dopo essersi trasferiti a Berlino e dopo vari tentativi con la house di ispirazione minimal, trovano la loro comfort zone in un territorio che, in quel tempo, era tutto meno che confortevole: la club music di ispirazione funky e fortemente influenzata dalla world music. Nuova Napoli è a tutti gli effetti un disco fatto di canzoni-polaroid solo che l’immagine inquadrata dall’obiettivo appartiene a un periodo storico ben preciso, quello tra gli anni ’70 e ’80. Ma così come dei filtri Instagram possono svecchiare una foto di qualche anno fa, diventando parte stessa della foto, i Nu Guinea ipotizzano che i nuovi strumenti musicali possano diventare una parte integrante di un vecchio modo di fare musica per renderlo ancora più attuale di quanto non lo sia già autonomamente. L’intuizione è più che confermata dai brani di Nuova Napoli in cui il passato musicale del duo, forte delle drum machine e delle loop station, si fonde perfettamente con il sound d’importazione funk, soul, prog della musica napoletana di quaranta anni fa, figlio della chitarra di Pino Daniele e delle percussioni di Tullio de Piscopo e Tony Esposito. I Nu Guinea fanno girare sulla puntina il prog napoletano e lo ripropongono in una nuova epoca riattualizzandolo. La Nuova Napoli dei Nu Guinea è “vecchia”, la cara vecchia Napoli. Intramontabile come ogni classico. (Recensione)