Un anno umido e oscuro, qui nei sotterranei, ed è questo il momento giusto per incidersi le sue migliori produzioni nella mente e nel cuore. Le 20 migliori tracce di questo 2016, pronte per essere riascoltate o, soltanto, scoperte.
Anch’io come tutti, avevo letto dei racconti sui giornali. Ma certo esistevano libri speciali che non ho mai avuto la curiosità di consultare; in essi forse avrei trovato dei racconti di evasione. Avrei saputo che almeno in un caso la ruota si era fermata, che in quel precipitare irresistibile, una sola volta, il caso e la fortuna avevano cambiato qualcosa. Una volta! In fondo credo questo mi sarebbe bastato: il mio cuore avrebbe fatto il resto. (Lo straniero, A. Camus)
#20 – Fade, TOM ADAMS
in Voyages by Starlight, Kowloon Records [maggio]
«(…) Luogo di tutto e di nulla, proprio come quello dell’addio di The Last Farewell, violento e in qualche modo dolce dentro Fade. Il pianoforte è supportato dalla voce malinconica e da un limitato utilizzo di strumenti elettronici, che aiutano ad allargare gli spazi di silenzio (…) »
#19 – Take Cover, WAS
in Sunday, DeAmbula Records/ Costello’s Records/ Tiny Speaker Records [ottobre]
«(…) Sarebbe bastato stringerci più sotto le coperte, sembra dirci Take Cover, per scacciare i fantasmi delle stanza di Funny Mate, e forse quella vicinanza che non si riesce proprio a bloccare è il tema di tutto l’album, prima che un’altra settimana ci porti via.»
#18 – No Poetry in It, MORNING TEA
in No Poetry in It, Sherpa Records [febbraio]
«(…) Cittadine che raggiungono il loro splendore e poi si mettono in stand by fino al superamento dell’impasse momentanea, che ti svuota per poi riempirti di nuovo. Di una delicatezza disarmante, si raggiungono direttamente i nervi più scoperti (…)»
#17 – Black Lights, SAMARIS
in Black Lights, One Little Indian [giugno]
«(…) Black Lights è il frutto più genuino di questa uncertain hour in cui non è più notte ma nemmeno ancora giorno (White lights in distance, black lights..) (…)»
#16 – Nuh Nuh, JOASIHNO
in Meshes, Alien Transistor [maggio]
«(…) Le voci diventato rarefatte o frutto di campionamenti raccolti da radio o film, in cui l’ordine viene stravolto e nessuna traccia supera l’altra perché un continuum inscindibile in piccole parti. Da scoprire, come è successo quasi due anni fa in un locale di Berlino in cui ero entrato per caso e non sono uscito lo stesso.»
#15 – Hey Paul Anka, SEQUOYAH TIGER
in Ta-Ta-Ta-Time, Morr Music [aprile]
«(…) Giocando sulle ripetizioni, di ritmi e parole, Sequoyah arriva alla quadratura del cerchio, senza mai per questo arrivare a semplificare una creatura nata nel lo-fi e cresciuta a shoegaze e reverb ossessivi.»
#14 – The Nomadic Alternative, DELTA CLUB
in Fortitude, Autoprodotto [marzo]
«(…) Terra di tutti e di nessuno, in cui il taglio personale leviga gli angoli con precisione per renderli propri, senza accettare risposte semplici per via della sonorità, riempita da generi così diversi fra loro (…)»
#13 – Overdue, LEUTE
in 9 Songs, Legno [aprile]
«(…) Accordi stretti, batteria che picchia dritta in cuffia e voce simile a un urlo sussurato. Ma i risultati sono diversi, nonostante la malinconia di fondo, e si aprono anche a qualcosa di nuovo. Qualcosa simile a un ritorno alla luce, un filtro per la rabbia o solo la ricerca di nuovi colori(…)»
#12 – Phemba, YOMBE
in Yombe, Locale Internazionale [marzo]
«(…) Le tinte più soul ed esotiche gli permettono di limitare la componente dream del loro precedente progetto artistico, dando a queste cinque tracce un taglio differente che non dimentica il passato né il contemporaneo in cui si inseriscono (…)»
#11 – Tell Me Why, LNDFK
in Lust Blue, Feelin’ Music [novembre]
«(…) Posti lontani, nei deserti che ci scavano la pelle con il loro vento, le strade di un mercato che chiude e riporta a casa le merci invendute dentro a qualche palazzone sulla strada. Rurale e metropolitano si mescolano, il background culturale con le influenze più contemporanee (…)»
#10 – Sand, GIUNGLA
in Camo, Factory Flows [maggio]
«(…)È pericoloso considerare angeli le persone, parafrasando Pavese, quando dentro possono essere demoni. Questa duplice natura è la parte principale del Camo di Giungla capace di essere aggressiva e dolce allo stesso tempo. (…)»
#9 – Comet, L I M
in Comet, La Tempesta International
«(…) L I M nasce da una delle costole del duo milanese, ma per scrivere un’altra storia e Comet è il risultato di riflessioni e intenzioni di non riproporre un passato che se non fosse stato scandagliato in profondità non avrebbe potuto produrre nulla (…)»
#8 – Golden Times I, BEN LUKAS BOYSEN
in Spells, Erased Tapes / Audioglobe [giugno]
«(…) Alle composizioni per pianoforte vengono aggiunte batteria, violoncello, arpa ed elettronica, fino a sconfinare quasi in un certo tipo di downtempo. Ma, in realtà, è già il nuovo stile della musica classica come dovremmo conoscerla, ancora esclusa in parte da quelle definizioni (…)»
#7 – Oh, Sweet Song , BROTHERS IN LAW
in Raise, We Were Never Being Boring [gennaio]
«(…) Sincera e malinconica, Oh, Sweet Song apre un album pieno di noise e shoegaze, in cui il lo-fi è una questione puramente sentimentale (…)»
#6- Hudea, INUDE
in Love Is in the Eye of the Animals , Panorama Musique Records [maggio]
«(…) Il livello è alto, Hudea, ad esempio, nasce da una certa vicinanza ai Moderat, ma è una suggestione perché non ci si accosta mai, proseguendo lunga la sua strada individuale(…)»
#5- For You., TUSKS
in False, One Little Indian / Audioglobe [giugno]
«(…). I campionamenti di quella che potrebbe essere una giornata di pioggia, che aprono For You, si mescolano alla voce trasognante e piena di echos, e non servono molte parole per far comprendere a chi sia diretta. Questa disperata ripetizione della formula che ne dà il titolo, momento di solito sullo sfumare di una canzone (…)»
#4- Queen of Failureland, BIRTHH
in Born in the Wood, We Were Never Being Boring [marzo]
«(…) Birthh non è una creatura aliena, affonda le sue mani nella contemporaneità e ce la restituisce trasformata, rendendola amichevole anche nei sui strati più dolorosi (…)»
#3- Burglars, AUTIST
in Constance , Tata Christiane [settembre]
«(…) Il tributo più netto alla storia della città che li ha accolti. Questi moderni Birkin & Gainsbourg duettano, affondandosi in un post-chansonnisme, questo nuovo modo di interpretare un’opposizione estremamente romantica fra le parti vocali con l’uso di macchinari capaci di congelare l’atmosfera in ogni istante (…)»
#2 – Ultima Luce, CABEKI
in Non ce la farai, sono feroci come bestie selvagge, Brutture Moderne [ottobre]
«(…) Un percorso senza meta fino alla sua conclusione, quel tramontare del sole che tocca tanti luoghi e sentimenti differenti (…)»
#1 – Delplace, AFTER CRASH
in #lostmemories, Collettivo HMCF [gennaio]
«(…) Provateci voi a non sentirvi dilaniati dall’intro di Deplace e dal modo in cui la malinconia del distacco vi lascia un senso di pace, nonostante tutto quello che abbiamo perso e i nostri vani tentativi per recuperarlo. Distaccati, in nome di qualcosa di più grande.»
Qui la playlist definitiva.