Era impossibile ottenere un buon pasto, o anche uno spuntino, da nessuna parte, frittelle bruciate e bistecche vulcanizzate cominciarono a diventare appetitose come le altre cose. Presto fu evidente – orribilmente evidente – che nessuno in città sapveva più fare il caffè, come se ci fosse una sorta di consenso generale, o addirittura un’ordinanza città, sul non svegliarsi più. (T. Pynchon, Contro il giorno)
L’estate è passata ma settembre già pretende la sua ridiscesa nei Subterraean Tapes, caffè necessario.
KHOMPA, The Shape Of Drums To Come, Monotreme Records
2 settembre
Chiamata, non a caso, la batteria del futuro da Ableton, quella di Khompa mescola lo strumento crudo e duro insieme a un sequencer su pc. Diventa difficile perfino pensare che si tratti soltanto di una persona in certi aspetti, tanto l’apparato elettronico si fa complesso. Nettle Empire ti introduce immediatamente al materiale che sta per finirti dentro, quando già la successiva Religion comincia fino a The Shape che toglie ogni domanda in merito, anche con troppa forza. Ma Khompa, moniker di Davide Compagnoni (Stearica), ricostruisce una dimensione quasi rupestre dello strumento, riportato alle potenzialità originarie, che domina e aumenta in suggestione grazie ai campionamenti e le oscillazioni. La componente però è sempre quella di un post-rock violento, fino alla calma ma ventosa Wrong Time Wrong Place, che porta via tutte le macerie. Il futuro è già qui.
AUTIST, Constance LP, Tata Christiane
5 settembre
Constance è un ritratto di ossessioni e nostalgie, quasi una favola distopica narrata da dolci parole in francese che duramente si oppongono all’inesauribile e ostinata musica elettronica. Gli Autist, duo francese di base a Berlino (già attivi come Aniaetleprogrammeur), creano un’atmosfera violenta, comune ai tanti esuli dalla patria o dai sentimenti. Docile quando le batterie si arrestano un secondo, di nuovo lontani all’improvvisa reprise, fino a trovare definitivamente l’equilibrio sul finale di Chien. Solido legame di Charcles, pronto a manifestare tutte le sue possibilità distruttive in Burglars, il tributo più netto alla storia della città che li ha accolti. Questi moderni Birkin & Gainsbourg duettano, affondandosi in un post-chansonnisme, questo nuovo modo di interpretare un’opposizione estremamente romantica fra le parti vocali con l’uso di macchinari capaci di congelare l’atmosfera in ogni istante. Constance è la rappresentazione di un percorso pieno di insidie, e dei tentativi di evitarle, che ti prende dall’inizio alla fine fra le sue braccia, proprio dove non pensavi di trovare calore. Il secondo capitolo (Misbehave) esce presto, So the story began..
PIN CUSHION QUEEN, Settings_2, Autoprod.
6 settembre
Non si può prescindere dal capitolo precedente Settings_1 (e probabilmente all’uscita del terzo, previsto per dicembre, si aggiungeranno ulteriori particolari), per cercare di comprendere il secondo Ep dei Pin Cushion Queen. Un condensato di post rock e psichedelia che finiva per smateriallizzarsi, nel primo capitolo, in un’atmosfera dal tono al limite del nu metal. Introduzione non sistematica che viene ripresa anche in Settings_2, dove dilatazioni sonore, synth e basso acquistano più importanza (Craco), piccoli indizi e armi del delitto di un enigmatico caso chandleriano. Quello che ne esce è una struttura, appunto, nel suo atto conclusivo, mentre cerca di avvicinarsi alle altre per raccontare una storia. O forse era un disintegrarsi insieme, sostenuto dalle numerose ripetizioni di pattern elettronici all’interno dello stesso pezzo, o addirittura dalle parole stesse che si fanno eco lungo le tracce, da una stanza all’altra. Il mistero è creato, forse Stories ci dirà chi era il colpevole.
MARU, S/t, Autoprod.
9 Settembre
La quotidianità di Maru è l’elemento centrale del suo LP d’esordio, fatto di particolari e piccolissimi avvenimenti, dal trasferimento al nord dalla Sicilia o solo per un addio, alla freddezza di Cremona, e le difficoltà di capirsi e le piccole malcomprensioni che tingono la vita. Perché la narrazione non si stacchi dalla scena servono strumenti particolarmente generosi ed essenziali, un ukulele, uno xilofono, accanto a chitarre e percussioni. Serve un certo tipo di sensibilità per trovare il giusto equlibrio e lasciare uno spazio a tutto senza farlo crollare. Resoconto democratico e ironico di alcuni addii (Un meteo nel caffè), rinunce non previste nel tentativo di non lasciarsi scappare nulla (Ventiquattromarzo). Una sensibilità differente, ma che forse è sempre stata sotto i nostri occhi, come la magia che Maru trova nelle piccole cose di tutti i giorni.
BLACKWHALE, Siberia, Dubrum Soundz
15 settembre
Viene dalla Sicilia anche Blackwhale ma l’esito non potrebbe essere più diverso. Qui la quotidianità si frantuma in tanti piccoli pezzi sonori in cui risuonano certi echi di Reznor, Gahan (The Body Has Is Spectre) e di quel tipo di new wave che si scioglie in alcune frange di IDM di stampo britannico. L’effetto è una personale discesa negli spazi più bui della coscienza, martellante drum machine che a volte non ti fa dormire. La stessa Siberia in cui ci ritroviamo alla fine, costretti a guardarci avanti. La scomposizionne in singoli organi, token dalla doppia faccia pronti a sferzare ogni tentativo di lottare (Pale Light Reflector). Non distaccandosi dai propri modelli di riferimento Blackwhale raggiunge un certo tipo di risultato, ma ancora troppo incastonato per potersi del tutto liberare e affrontare il freddo vento che ci ritroviamo davanti.
GRAVITYSAYS_I, Quantum Unknown, Inner Ear Records
16 settembre
C’è tutto un sottobosco musicale in Grecia, che si costituisce per le contaminazioni più disparate come se, a secoli di distanza, si fosse ricostituita a punto di incontro fra le suggestioni di oriente e occidente, almeno dal punto di vista di culture che mescolandosi creano impensabili confluenze. In questo modo dentro Quantum Unknown finiscono sonorità più europee e melodiche alla Sophia (Of Woe / Migratory Birds), o rock, insieme a componenti di jazz (Dowser) e accenni quasi gitani (An Ivory Heart), tutti in una direzione di struggente malinconia. I Gravitysays_i, nonostante una ricorrenza di elementi, arrivano a costruire una specie di coerenza seguendo un certo tipo di idea, che confluisce definitivamente nella lunga intro della title-track finale.
CARLO MARTINELLI, Caratteri mobili, AREA51 Records
22 settembre
Che nell’animo di un cantante punk potesse nascondersi un inguaribile battistiano probabilmente non ce lo saremmo mai aspettato. Carlo Martinelli, voce dei Luminal, sin da Un banale fatto di cronaca chiarisce che quello che ascolteremo riguarda un’altra mondo, nonostante un attacco più conosciuto, che forse è profondamente legato all’altro, e da lì è nato un certo tipo di rabbia. La rivolta di Caratteri Mobili è molto probabilmente destinata a certi temi che necessitano un altro tipo di registro, come già il precedente Miracoli e maledizioni poteva suggerire. Ed è come se Martinelli si fermasse un attimo, da solo con la chitarra, per recuperare un certo vecchio modo di fare canzoni, in cui Battisti cede il passo a Rino Gaetano nella buffonesca ballata Andiamocene a Tawain. I viaggi e il 1984, le storie che non c’entrano mai come vorrebbe il suo protagonista e quello strano percorso che lo ha portato a compiere certe scelte. Perché, in fondo, è ancora bello pensare che Battisti e Rino Gaetano siano stati dei Sid Vicious solo un poco più dolci, come tutte le illusioni che i Caratteri Mobili servono a scrivere.