VOINA , Alcol, schifo e nostalgia, INRI
03 marzo
Disobbedienti e schietti, i Voina condividono molto di quello che sono stati i Ministri agli esordi, il parallelo è immediato soprattutto per il tono della voce, ma poi finiscono per esprimere una posizione politica differente, che ha più a che fare con la disillusione quotidiana in cui nessuna parte può essere presa. Indagano, cioè, il loro mondo, nelle sue direzioni più comuni, volte a sfogare una sorta di allergia verso certe pretese di chi è tutto tranne se stesso. La tendenza a ingrandire i disagi delle province più piccole, questo generale recupero degli anni ’80, il lavoro, tutte quelle cose che si tendono sempre ad accettare quasi fossero naturali. In fondo è come se Proust invece di cominciare dalla madeleine partisse per il suo viaggio di recupero della memoria da un frigo vuoto, dalle case condivise e i letti sempre troppo stretti per pianificare un futuro. Un percorso doloroso, di cui si può solo godere quando te ne dà la possibilità. Il mezzo per farlo è l’alt rock, per il gruppo di Lanciano, che in Alcol, schifo e nostalgia lascia volentieri spazio ai ritornelli e ai cori, perché, dopotutto, repetita iuvant, e magari qualcuno decide di svegliarsi e cambiare finalmente tutto. Smettere di accontentarsi dell’ottimismo con la faccia triste sarebbe già un primo passo, perché questo paese non è davvero quello della Rai.
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