The last shadow puppets – Everything you’ve come to expect

Alla fine non si è trattato di un Pesce d’aprile: l’album di Alex Turner e Miles Kane è uscito davvero, e i due sembrano intenzionati a fare sul serio. A distanza di ben otto anni dall’uscita di The Age of the Understatement la situazione è cambiata parecchio per il duo britannico: il cantante e chitarrista degli Arctic Monkeys ha raggiunto vette altissime di popolarità e successo, attuando un radicale cambiamento sia nella voce che nello stile, mentre l’ex frontman dei The Little James ha rilasciato due dischi da solista (Colour of the Trap e Don’t forget who you are) riscuotendo un enorme consenso tra critica e pubblico con il suo indie rock aggressivo e tagliente.

Adesso però, dopo tanta attesa e dopo ben quattro singoli rilasciati come anteprima, possiamo conoscere per intero i nuovi Puppets con un’inedita formazione, nata dall’aggiunta di Zach Dawes dei Mini Mansions al basso e James Ford alla batteria.

L’album è composto da undici tracce di cui la prima, Aviation, è sicuramente una delle più valide: piena di riff di chitarra ed effetti di tastiere, crea un sound sensuale e accattivante, con un ritornello particolarmente melodico ed orecchiabile. Successivamente si prosegue con la potente doppietta formata da Miracle Aligner (di cui è stata pubblicata di recente una versione acustica) e Dracula Teeth, entrambe di notevole impatto e nonostante alcune somiglianze rilevanti.

Dopo esserci gustati questi tre gran bei pezzi ci rilassiamo un attimo entrando in un clima più calmo e mite con Everything you’ve come to expect e The element of Surprise: dal retrogusto esotico, si presentano come le due più leggere delle undici, per poi tornare ad un sound ancora più duro con Bad Habits, un vero e proprio inno al rock n’ roll in cui si possono notare le grandi doti vocali di Miles Kane accompagnate dalle schitarrate di Turner e da sostanziose linee di basso di Dawes.

Ma se in questi sei brani si è dato molto spazio alla voce di Kane, nella seconda parte del disco il cantante principale torna ad essere il frontman degli Arctic Monkeys, con prestazioni ad alto livello specialmente in Sweet Dreams, TN e Used to be my girl, rispettivamente la settima e ottava traccia.

In generale, possiamo dire che ci troviamo di fronte ad un ottimo lavoro, decisamente uno dei migliori album indie rock di questi ultimi tempi, e soprattutto si tratta di un grandissimo ritorno atteso per anni da molti di noi. Tuttavia, volendo essere pignoli e cercando di scovare qualche caratteristica meno positiva all’interno di esso, si può far riferimento ad una carenza di vigore negli ultimi tre pezzi, sicuramente meno brillanti di quelli che li precedono.


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