A tutti noi è capitato almeno una volta nella vita di dover aspettare. Di non poter far altro che stare lì, fermi e forse anche un po’ sofferenti, senza poter far nulla se non sperare di poter dire, una volta finita l’attesa, “ne è valsa la pena”.
In un panorama musicale che praticamente ogni giorno si arricchisce di sperimentazioni, nuovi generi, voci e ispirazioni, The Cinematic Orchestra è una band a parte. C’è un’eleganza nella loro musica che li contraddistingue, una grazia che probabilmente è persino cresciuta, in questa attesa lunga ben dodici anni. In realtà, solo per puntualizzare, si potrebbe dire che l’ultimo album risalga a sette anni fa, vista l’uscita di Motion #1 nel 2012. Ma Motion non è un vero e proprio disco dell’Orchestra, ma più il risultato di una collaborazione tra più musicisti.
To Believe è il nuovo disco della band britannica, e ci è voluto un po’ di tempo perché arrivasse alle nostre orecchie. Senza ombra di dubbio, però, le aspettative non sono state deluse. Questo nuovo lavoro inizia piano, sottovoce, con la sua title track: le dita si muovono delicate e gentili sulla corde di una chitarra acustica e la voce di Moses Sumney, il suo falsetto all’apice della sequenza di accordi, è una carezza di cui avevamo bisogno.
And when it all aligns
silent watchers are in front
and when our worlds collide
eyes remember every light.
Il nu jazz su To Believe è un po’ diverso dal nu jazz dei lavori precedenti: in questo album è abbastanza chiara l’intenzione di includere maggiormente sezioni di archi e di mantenere sì gli elementi elettronici che caratterizzano il loro sound, ma spostando l’attenzione sulla musica da camera, o meglio d’atmosfera.
L’altro singolo già pubblicato, A Caged Bird / Imitations Of Life, si avvolge con interessanti trame ambientali, ma il ritmo allegro è accompagnato da una voce familiare nella discografia della band, quella di Roots Manuva. Il rapper britannico aveva già collaborato con in All Things to All Men. Questa traccia è decisamente una scossa ed è un peccato che questo impulso ritmico ad alta energia sia presente solo una volta nell’album.
Why would you hide from yourself
Belief is here to find you
Why would you hide from yourself
Belief is here to find you
Mentre la produzione e gli arrangiamenti sono impeccabili, To Believe è un ascolto lento e un po’ sospeso. Riesce a mantenere una tensione drammatica costante, senza però mai esplodere davvero o diventare “memorabile”. Nel complesso, il tutto a volte resta un po’ troppo piatto.
Zero One / This Fantasy la voce di Gray Reverend si adatta con sensualità a una sequenza di accordi estremamente elegante ma è la traccia finale dell’album A Promise a spiccare davvero, con la voce delicata di Heidi Vogel, in una danza finale tra sintetizzatori, batteria e un basso imponente.
Per anni i Cinematic Orchestra sono stati relegati a “musica da sottofondo”, tanto che ogni grande appassionato di Serie Tv si è imbattuto almeno una volta in To Build a Home, la celebre piano-ballad che negli anni ha dominato le classifiche, le pubblicità e gli ascolti Spotify.
Come tutti i ritorni preceduti da lunghe attese, anche questo ha un sapore dolceamaro. Jason Swinscoe e Dominic Smith anziché restare bloccati nel passato, hanno preferito cercare di migliorare con nuove tecniche e suoni. Il risultato è un sound che si insinua nel quotidiano portando con sé quel tanto di arte e grazia sufficienti a rendere tutto più simile ad un sogno.