Lo scorso Luglio il corpo di Salvador Dalì è stato riesumato per un test di paternità, una donna infatti sosteneva di esserne la figlia. Come per incanto insieme alla riesumazione è uscita fuori nei giorni seguenti anche una teoria surrealista, che vuole l’artista spagnolo come il padre ispiratore di uno dei grandi romanzi del Novecento, la Lolita di Vladimir Nabokov. Ma andiamo con ordine.
Una ricercatrice dell’Università di Harvard con cattedra a Bucarest, Delia Ungureanu, ha infatti tirato fuori dal cappello un breve racconto di Dalì, Reverie: An Erotic Draydream, pubblicato nel 1931 – Lolita uscirà nel 1955 -, che racconta le fantasie di un pittore di mezza età per un’adolescente, la cui madre è innamorata del pittore. Il nome della ragazzine è Dullita. Naturalmente la Ungureanu non parla di una vera e propria copia (e sarebbe folle dire che Nabokov copiasse Dalì per scrivere), ma di uno scambio creativo tra due grandi menti del secolo scorso, un’opera di creativa re-immaginazione.
La ricercatrice è assolutamente convinta dell’influenza di Dalì sulla Lolita di Nabokov, e come darle torto?, prossimamente in libreria uscirà il libro in cui prova a dimostrare la teoria. A noi – amanti del battito di lingua LO-LI-TA – in fondo che importa. Il “breve viaggio di tre passi sul palato per andare a bussare, al terzo, contro i denti” Nabokov non poteva prenderlo da nessuno se non da se stesso.
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