“Psichedelia liquida e contemporanea” al Milano Summer Festival: a ben 6 anni di distanza dal loro ultimo live a Milano, tornano ad infiammare il pubblico meneghino e non i Tame Impala! Nella fantastica cornice dell’Ippodromo Snai di San Siro, nell’unica data italiana disponibile, ieri, 7 settembre, in un giovedì ancora di piena estate, nonostante Agosto sia ormai alle spalle e gli impegni di Settembre non possano più essere rimandati, la band australiana di Kevin Parker, che ha rivoluzionato il rock e non solo, ci fa sognare ancora, sale sul palco e… strikes again!
Aprono il concerto due ospiti d’eccezione: il cantautore novarese Giorgio Poi da un lato, dall’altro la formazione jazz-funk campana dei Nu Genea, formata da Massimo Di Lena e Lucio Aquilina.
Sono le 21.00, minuto più, minuto meno, e il frontman Kevin Parker, accompagnato da Jay Watson, Dominic Simper, Julien Barbagallo e Cam Avery, è pronto a esibirsi davanti a migliaia di persone letteralmente in estasi con il suo quarto e ultimo album “The Slow Rush”. Vincitore di cinque ARIA Music Awards e due nomination ai Grammy Awards 2021 per le categorie “Miglior album di musica alternativa” e “Miglior canzone rock”, pubblicato il 18 febbraio 2022 per Interscope, questo album – insieme ovviamente ad alcuni pezzi di repertorio tra i più amati in assoluto – ci regala un’esperienza indimenticabile in un live che siamo certi ciascuno di noi rivivrebbe in loop senza mai stancarsi. Del resto come annoiarsi di fronte ad una fluidità continua, in grado di catapultarci e risucchiarci in una sorta di trip fluorescente e ultra colorato, un vero e proprio caleidoscopio di suoni, colori, luci, sensazioni?!
Il concerto parte con il video di un finto spot che promuove il Rushium, un farmaco con effetti che potrebbero alterare la percezione della realtà o portare a una totale distorsione spazio-temporale. In effetti all’inizio della scaletta c’è chi tra noi ha il dubbio che i Tame Impala non stiano suonando davvero dal vivo. Questo succede anche perché Parker ha un controllo pazzesco su ogni singolo dettaglio, una voce talmente perfetta e una precisione quasi maniacale da confonderci tutti.
Ad essere protagonista dei nostri brani preferiti è l’inesorabilità dello scorrere del tempo, ben presente già in “One More Year”, e verso la fine del live “Lost In Yesterday”, nostalgica ma mai angosciante: le note melanconiche sono sempre e comunque intrise di romanticismo e al contempo speranza. D’altronde per Parker la musica è sacra, senza volere essere lui un padre spirituale, la vena è psichedelica senza per questo voler fare lui musica psichedelica. È il suo pubblico a dare alla sua musica la percezione che più desidera, staccandosi dalla realtà e al tempo stesso finendoci dentro, come quando in “Let It Happen” e in “Feels Like We Only Go Backwards” la ripetizione sintetica dà da un lato l’idea che il pezzo quasi salti, dall’altro scandisce pedissequamente il ritmo del pezzo stesso.
Di sicuro si arriva spesso all’estraneazione, in una musica che da una parte non dimentica mai le note pop e soft rock, dall’altra è talmente rarefatta che sembra provenire da un universo altro, parallelo e intangibile. Anche perché – diciamocelo – sperimentare va sempre bene ma, attenzione, la sfida della band australiana è riuscire a soddisfare davvero tutti, anche gli ascoltatori molto diversi tra loro, e dobbiamo proprio ammetterlo, sfida vinta a mani basse. I Tame Impala ieri sera hanno fatto centro in pieno, accontentando ognuno dei presenti e fino all’ultimo con ben due bis: la oramai “classica” “The Less I Know the Better” e una delle ultime “One More Hour”. Non ci resta che fare tutti un grande applauso a questa super band e anche al light design, all’allestimento e alla qualità dello spettacolo che raggiungono livelli davvero alti! E anche a noi stessi dai, una folla, quella dell’Ippodromo di ieri sera, davvero immensa e super entusiasta!
Grazie Kevin Parker, grazie Tame Impala… non fateci aspettare altri 6 anni, abbiamo bisogno di voi!
Parole a cura di Chiara di Chio
Fotografie di Alise Blandini