Tame Impala – Currents

“Ma quale psych-pop e svolta commerciale; a me sembrano i Vampire Weekend con Franco Battiato”.

Quando sta per uscire un nuovo album, il lasso di tempo che separa il lancio clandestino dei leaks dal primo sudato streaming in anteprima dà solitamente sfogo a riflessioni rivedibili. Tra mille scempiaggini bisogna saper scorgere il lampo di genio. Cos’è il genio? Fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione. E capacità di non prendere le cose troppo sul serio, aggiungerei.

Insomma fa caldo, siamo i soliti quattro amici al bar, si parla di questi famosi 50 minuti che prendono il nome di Currents e qualcuno comincia a tirar fuori la storia che la neo-psichedelica negli anni 90 andava forte, che i Tame Impala già erano la copia sbiadita degli Olivia Tremor Control e che ora sono diventati la copia sbiadita di Miley Cyrus, che poi i Flaming Lips devono essersi bevuti il cervello a farci tutte quelle collaborazioni assieme e bla bla bla. Insomma, anche per parlare di un dischetto che voleva mettere tutti d’accordo si scomodano sempre i soliti poveri cristi e allora via a parlare di come Syd Barret sia meglio di Jacco Gardner e di come i Neutral Milk Hotel abbiano lasciato un’eredità mai raccolta. Un caro amico, solitamente più neutrale della Svizzera, decide di inserirsi nel dibattito. I suoi riferimenti musicali sono impantanati nella melassa cantautoriale della società liquida ma a volte sanno sorprenderti sconfinando tra la grande stagione della canzone italiana e le icone della prima ondata indie rock d’oltreoceano. Allora si mette in posa e come se di scemenze non ne fossero già state dette abbastanza vomita la solita, scellerata, parola poco pesata. Solo che questa volta ci becca in pieno.

 

“A me sembrano i Vampire Weekend con Franco Battiato”.

 

Per amor dell’azzardo e della semplificazione, il disco è veramente un bel mix tra Battiato e Koenig; tutto sommato mi sembra che la chiosa sia abbastanza postmoderna da poter reggere il confronto con le pretese vocazionali dell’album. E poi, non prendiamoci in giro, l’intro di Yes I’m Changing è I Treni Per Tozeur.

Ma il disco, in realtà, è molto di più di una battuta: è un intero copione. È una svolta Pop/R’n’B che sa conservare intatto il fascino di uno stile unico e collaudato, che sa osare senza posare.

Gli indizi sulla direzione di questo terzogenito, d’altronde, erano abbastanza chiari: nel giro di un anno Kevin Parker ci regala una cover di Strangers in Moscow dell’eterno M.J. e una collaborazione con Mark Ronson.

Purtroppo, però, siamo alle solite; guai a chi dopo un paio d’album non ne sforna un terzo in serie, a costo di riproporre sempre la stessa, logora, esanime intuizione spremuta all’inverosimile. Premesso ciò, ammetto che se il risultato finale avesse fatto schifo ci sarebbe stato da inalberarsi sul serio. Il punto è che non solo il disco non è niente male, ma è anche costruito una meraviglia. La via della metabolizzazione del cambio di rotta ha saputo strizzare l’occhio anche alle intransigenze dello zoccolo duro: così l’uscita dei quattro singoli rappresenta un rito di introduzione e compromesso, iniziazione e illusione. Let It Happen è il primo singolo estratto e ci fa capire senza giri di parole che la melodia cede il passo alla ritmica. ‘Cause I’m A Man ci tranquillizza: “Siamo ancora quelli di Innerspeaker”. Disciples ci inganna: traccia muscolare, contratta, potenza e velocità stile Lucidity. Eventually ci restituisce la dimensione reale di quello che sarà l’album; oltre ad essere la traccia più complessa, è un compendio nostalgico degli stili calcati negli ultimi anni.

Il resto del disco regala qualche altro piacevole lampo; sprazzi afro-funky su The Less I Know Better, un po’ di Dream Pop su Past Life, ulteriori margini di auto-plagio in Really In Motion.

Complessivamente, possiamo dire che Currents è stata una buona occasione per guadagnare nuovi spunti: qualche flanger in meno, un po’ di pulizia in più. La saturazione cede il passo a un suono che si schiude definitivamente e che acquisisce corpo al di là dei manierismi.

Per evitare fraintendimenti vari: il disco rimane il terzo, di nome e di fatto, per il gruppo di Perth, ma non per questo va relegato anni luce dai primi due lavori.

È una prospettiva musicale diversa che si apre nella loro discografia e che un giorno potrebbe impreziosirla, altro che macchiarla.

Let It Happen

Nangs

The Moment

Yes I’m Changing

Eventually

Gossip

The Less I Know the Better

Past Life

Disciples

‘Cause I’m A Man

Reality In Motion

Love/Paranoia

New Person, Same Old Mistakes

 

℗ 2015 Modular Recordings, under exclusive license to Universal Music Australia Pty Limited

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