Subterranean Voices è l’estensione naturale della rubrica che ogni mese raccoglie le uscite più interessanti del panorama underground italiano ed europeo. Nel primo numero ci sono gli Autist, Grabiel e Julie, un duo di Marsiglia trasferitosi a Berlino per potersi dedicare interamente alla musica. Elettronici e punk, mescolano diversi generi e background culturali per creare situazioni originali e innovative. A settembre è uscito l’LP Constance, che ci ha colpito per un’innumerevole quantità di buone ragioni. Perché forse sotterranei chiamano altri sotterranei, e per conoscerli basta dargli fiducia.
Siete francesi ma in questo momento vivete a Berlino. Ascoltando le vostre canzoni è evidente come ci siano continui richiami tra le due tradizioni musicali. Provando a definire il vostro stile mi è sembrato corretto provare a definirlo come post-chansonnisme, pensando ai continui scambi di voce (come in Burglars), riconducibile allo stile di Birkin e Gaisbourg, con l’utilizzo della musica elettronica. Il trasferimento da Parigi a Berlino sembra aver influenzato il vostro modo di fare musica, ma persiste un legame con il background francese. Soprattutto in riferimento allo scambio continuo di linguaggi all’interno dei brani di Constance.
Siamo arrivati a Berlino per alcuni concerti, suonando in condizioni profondamente differenti rispetto a quelle di Parigi. Abbiamo imparato a conoscere la scena elettronica e techno, suonando per alcuni eventi gratuiti, club di musica elettronica e locali punk. Abbiamo avuto anche la possibilità di fare alcune serate come resident in alcuni posti particolarmente interessanti, passando giorno e notte modificando il nostro stile e visione delle cose. Questo ha avuto un impatto diretto sulla direzione che volevamo dare alla nostra musica e alla sua resa dal vivo. Col passare del tempo abbiamo scoperto la vita notturna di Berlino per quello che è, frequentando locali e concerti più o meno conosciuti. Tutto qui ci sembrava più particolare e diverso rispetto a Parigi. Più formativo ancora di scoprire la scena è stato sperimentare questo tipo di libertà musicale che Berlino permette, con il suo numero di performances diverse e condizioni in cui avvengono. I palchi e le strade sono aperte a ogni tipo di esibizione e di artista, questa imprevedibilità è stata probabilmente una delle esperienze che ci ha colpito di più. Questa densa, caotica ed estrema atmosfera ci ha aperto un enorme campo di possibilità su come creare musica e riuscire a convogliare insieme tutte queste esperienze. La libertà che viviamo provando nello studio musicale e artistico a Lichtenberg è in netto contrasto con la routine che avevamo a Parigi. Possiamo lavorare 24 ore al giorno senza badare al rumore che facciamo. Quest’impronta fisica alla musica elettronica ci ha coinvolto sin da subito ed è venuto naturale mescolare il nostro background più rock e la chanson française con questo tipo di ricerca elettronica. È sempre stata una delle nostre linee guida, mescolarci, oltre che un nostro modo di lavorare, mettendoci sempre la stessa passione. Mescolare orizzonti musicali, stati mentali e sempre nuove influenze musicali. Ragionando in termini di libertà, in nome di un’espressione artistica che possa superare la limitazione di genere o di scena musicale, cercando di trovare che cosa si muove dentro di noi e in che modo accade.
Il francese è una lingua che viene considerata dolce in tutto il mondo, per i suoni che utilizza e i sentimenti che produce negli ascoltatori stranieri, in strenua opposizione con la forza del tedesco o la linearità dell’inglese. Questi elementi, mescolati insieme, contribuiscono alla creazione di un senso di malinconia, supportato dalla musica che alterna momenti di calma a reverbs e percussioni ossessive. In Constance tutto questo ti catapulta smarraito in una terra ostile piena di registri differenti (sia musicali che linguistici), ma in cui rimane uno spazio per sperare e, forse, sfuggirgli. Qualcosa di simile alla dolcezza che avverti perdendoti in una metropoli sconosciuta.
Beh, questo ha a che fare con quel sentimento con cui si tende a declinare la propria vita. In qualche modo perdersi a Parigi e a Berlino non è la stessa cosa e, soprattutto, non ha lo stesso colore. Probabilmente accade per le stesse ragioni per cui si ricerca la propria individualità, e libertà, all’interno di un gruppo. Poi torni indietro e ti aspetti che basti appartenere a questa socialità per esserne parte ma, dall’altra parte, sai che questa cosa non può accadere solo quando lo vuoi tu, e molto più spesso capita l’opposto. Non abbiamo certamente raggiunto la rappresentazione perfetta di quel sentimento, ma l’espressione artistica non è nata per raggiungerla quanto, piuttosto, per compensare quella mancanza di bellezza, provando a cercare la propria strada senza renderlo un percorso troppo doloroso. Il nostro rapporto con i linguaggi è intenso perché viviamo in una città straniera e questo si fa ancora più determinante in un posto come Berlino. Ci sono tanti registri differenti con cui dobbiamo confrontarci, la scena artistica e musicale quanto quello di tutti i gironi. Questo panorama multi-linguistico ha un impatto diretto nel nostro modo di esprimerci e sentire le cose, per la sua ricchezza e per la confusione che porta con sé. La particolarità di ogni linguaggio contribuisce ad ampliare il campo delle possibilità di espressione. Il francese con cui parliamo fra di noi proviene dalla nostra storia, dall’infanzia e dalla musica che ascoltavamo o sentivamo per radio quando eravamo molto giovani. Le canzoni francesi hanno lasciato una grande traccia dentro di noi, soprattutto per artisti come Alain Bashung, Gainsbourg, Barbara, Brel, Miossec, Christophe… La fusione con altre lingue nei testi è venuta naturale, perché nasce direttamente da ciò che abbiamo vissuto. Amiamo vedere il francese scontrarsi con un suono elettronico feroce o forzare l’inglese seguendo le regole del francese e viceversa, per vedere l’effetto che fa.
La vostra biografia presenta alcune particolarità. Autist è anche Aniaetleprogrammeur ma, allo stesso tempo, non lo è. Ci sono certo somiglianze e continui richiami fra i due progetti, ma ascoltando i brani delle vostre produzioni e mettendoli a confronto l’uno (Die Kir(s)che auf dem Kopf) con l’altro (Autist Ep#1), diventa evidente come Constance sia il bilanciamento fra queste due anime.
Sì, Constance è in qualche modo un punto di svolta fra gli orizzonti musicali che vogliamo esplorare, nonostante non sia l’unico. Chiamare in modo differente le cose è una sfida per noi, lontana da ciò che spesso significano le regole del marketing. È un modo per rispondere a quello che sentiamo ed è necessario per mantenere la nostra identità, che si lega in maniera indissolubile alla nostra storia. Una storia di ricerca di libertà individuale a cui quei nomi appartengono come una grande costellazione. I due progetti, Autist e Aniaetleprogrammeur, ne fanno parte come continuazione naturale. Allo stesso modo in cui un regista chiama in maniera diversa due film molto simili. Il secondo album di Aniaetleprogrammeur The Friendly expectations of the stars, è stato rilasciato prima dell’ ep di esordio degli Autist e ha una connessione profonda con Constance. Aniaetleprogrammeur e Autist sono come una personalità multipla all’interno delle stesse persone. Questo dipende anche dalla nostra difficoltà nel nominare in modo univoco le cose. Si parla di una molteplicità necessaria, spettro di quello che ci caratterizza, come abbiamo detto prima, in tutto ciò che significa e nei suoi opposti. Caleidoscopico. Siamo pieni di altri nomi che usiamo per definire tutte quelle cose che potremmo fare. Sono praticamente dei nomi in codice che ci servono per interpretare e comprendere meglio quello che proviamo e cerchiamo di interpretare ogni giorno.
Perdersi a Parigi e a Berlino non è la stessa cosa e, soprattutto, non ha lo stesso colore. Probabilmente accade per le stesse ragioni per cui si ricerca la propria individualità, e libertà, all’interno di un gruppo. Poi torni indietro e ti aspetti che basti appartenere a questa socialità per esserne parte.
La musica è, ovviamente, vitale per comprendere Constance che, però, è solo una parte di una storia che verrà completata da Misbehave, di prossima uscita. Ci sono tanti differenti generi mescolati insieme, che estendono la struttura sonoro verso oscillazioni infinite e ampliano il concetto di limite. L’electropunk si scontra contro una specia di no wave in Friends, la musica dance incontra la dark electro in Chien, senza dimenticare quel post-chansonnisme di cui abbiamo già parlato. Questi elementi costituiscono una base solida nel progetto, un mélange in cui ogni brano ha una sorta di collegamento con l’altro, da cui è impossibile isolarli.
Nella musica che componiamo, con più o meno successo, cerchiamo di abbracciare al massimo la consapevolezza del mondo interiore ed esteriore che percepiamo, senza limitazioni. È uno stato mentale, una percezione complessa a un approccio complesso nell’esplorazione del campo delle possibilità, e in cui finiamo per perderci qualche volta. Confrontare gli opposti e giocare con la dissonanza che vediamo caratterizzare questo mondo. L’esplorazione musicale e artistica acquista un senso per noi solo in questa modalità, fuori dalle regole della creazione, è un’anomalia che crediamo stia lentamente diventando sempre più normalità. Questo è, certamente, uno dei motivi più profondi per giustificare quello che facciamo, anche se abbiamo paura che possa diventare uno scopo senza fine. In questo senso Aniaetleprogrammeur e Autist sono chiamati come pseudo-programmi di ricerca. Come se fossero formule di comprensione e misteriosi mezzi per raggiungerla. Nei live esploriamo differenti configurazioni e set-up, mentre la costante rimane la profondità del suono e la sua dimensione fisica, che è determinante per noi. Gabriel compone inizialmente tramite layers e sintetizzatori. Registriamo le voci come se fossero strumenti, non più come semplici tracce vocali. Come cose che rimangono aperte e ci permettono di modificarle continuamente per raggiungere l’obiettivo che ci siamo prefissati, poi passiamo alla registrazione live dei synth, delle batterie e delle chitarre come materiale audio da rielaborare, samplizzandolo e aggiungendo gli effetti in un secondo momento. È un lavoro che implica costanti andate e ritorni sulla materia, senza linearità. La voce è sempre stata principalmente quella di Gabriel, mentre in Constance anche Julie partecipa in maniera più determinante.
La musica elettronica sta guadagnando tanto in termini di rispetto negli ultimi anni. Moltissime band e musicisti emergono grazie al loro metodo di sperimentazione sul genere, permettendogli di uscire dagli ambienti più underground come in una sorta di Rinascimento. Un processo che sembra avere molte assonanze con gli altri grandi fenomeni musicali che hanno contribuito a cambiare la storia.
Crediamo che questa esplosione sia positiva e interessante e, in generale, fosse necessaria per il tempo che viviamo. Questa profonda attenzione che coinvolge cose, persone, musica e arte è fondamentale. E, ancora di più, ci permette di focalizzare l’attenzione in ciò che facciamo, nel fare le cose con più attenzione che possiamo al fine di dargli un significato. Perché ogni esplosione porta con sé un perverso effetto di dissoluzione, rischi di riproduzioni fini a se stesse e saturazioni e, infine, alla conformità.