Teso, pressante, immerso nel disagio cosmico: il contrasto è il tema centrale del terzo album degli Speedy Ortiz, in uscita il 27 aprile per Carpark Records. Il terzo episodio arriva a distanza di tre anni da Foil Deer (2015) e di cinque dal primo disco Major Arcana (2013). Sadie Dupuis, voce e chitarra degli Speedy Ortiz, definisce un “twerp verse” (letteralmente “verso idiota”) quando un guest canta qualcosa di totalmente bizzarro su una traccia, come un verso di Lil Wayne, facendola diventare però la parte cruciale, la più interessante dell’episodio.
L’album è così il loro “twerp verse”, una sorta di diario personale che diventa la sintesi dei momenti in cui si ha un disperato bisogno di resistere e mostrare i denti.
Come il disagio, il suono attraversa diverse fasi. Si snoda infatti tra vortici graffianti, con picchi di chitarra elettrica, in cui i riff di stampo lo fi, appartenenti ad un ciclone cangiante, creano una base di appoggio per la voce acerba ed a tratti più dolce, tendente al noise pop, di Sadie Dupuis; verso la fine invece c’è una sorta di apertura all’armonia ed uno sbilanciamento verso la serenità pop (You Hate The Title su tutti).
La tendenza all’opposizione perdura per tutto l’album, in una scelta che richiama gli Hop Along di Frances Quinlian: l’atmosfera, squisitamente nineties, a metà tra i Garbage, i Cranberries ed i The Smashing Pumpkins, si intreccia con synth e tonalità decisamente più pop. Il risultato è un album da ascoltare con attenzione, e con diverse orecchie, da cambiare a seconda dei momenti del disco.
a cura di Alessandro Spagnolo