VIII.
Sal apre gli occhi, c’è buio nella stanza, accende una candela fatta colare su una bottiglia di vino vuota, un rosso della California, dal gusto aspro ed economico. Al suo fianco, nel letto, Celine dorme. I suoi capelli sono sparsi sul cuscino, il suo odore gli invade le narici e gli riempie le mani, la osserva respirare, il suo seno schiacciato contro il materasso, la schiena morbida che si alza ad ogni respiro, la luce tremolante che gioca con le ombre del suo naso. Si alza senza far rumore, ha mal di testa, si mette una camicia di jeans, entra in bagno. Devono essere le tre di notte o poco più, si guarda allo specchio ma ritira subito lo sguardo, non vuole rovinarsi quella sensazione di calore che ancora riscalda il suo corpo. Quando rientra nella camera Celine ha cambiato posizione, forse si è accorta della sua assenza nel dormiveglia, si è rannicchiata stringendosi sotto il lenzuolo e, involontariamente, gli tende una mano. Sal sorride, le bacia le dita, si avvicina al suo orecchio e le sussurra qualcosa, Celine si copre come se una ventata di freddo l’avesse circondata improvvisamente ma che, la mattina dopo, non si ricorderà. Sal sposta la candela sulla scrivania, ci sono briciole di cenere sparse ovunque, un posacenere strapieno che bilancia le due sigarette rimaste nel pacchetto, un bicchiere con ancora del liquido dolciastro che macchia le pareti di vetro, dei fogli tappezzano la superficie. Mentre si accende la sigaretta guarda fuori dalla finestra, il buio della notte lo costringe a guardarsi nel riflesso causato dalla luce della candela. Non può evitare il contatto con i suoi occhi e non è necessario neppure uno specchio per sapere quello che si sente nel cuore. Guarda ancora Celine rannicchiata, uno strano sorriso le si disegna sul volto, vorrebbe abbracciarla e svegliandola dirle che tutto andrà bene, finché resteranno insieme. E che diventerà una grande attrice, così grande che le stelle si avvicineranno per guardarla e cadranno per lei. Lui sarà sempre al suo fianco, ma questo non riesce a nemmeno a dirlo a se stesso. Vorrebbe avere il suo amico qui per parlarglii, non soltanto di quello che sta scrivendo, svenando ogni più oscuro segreto su carta, ma per dirgli quanto conta per lui. È dura accorgersi di essere una persona importante per qualcuno ma che questo non faccia differenza per te, che non riesci a comunicare quello che senti e fai stare male gli altri, in segreto. Si è acceso anche l’ultima sigaretta, domani litigherà con Celine per questo, prima l’avrebbero fumata insieme, ma le cose cambiano, cambiano sempre e noi ci finiamo dentro, nel suo vortice che ci lascia sempre più incompleti, sembra che la vita vada così. Forse è per questo che gli artisti devono aver vissuto tanto nella propria vita per essere grandi, per non focalizzarsi solo sul tempo presente e poter ricordare, forse è per questo che tutti i grandi artisti muoiono giovani. In trenta, quarant’anni sono così pieni che il cuore non regge più o, forse, è solo la loro missione. Lasciare qualcosa agli altri, perché non si sentano soli.
Sal non vuole dormire questa notte, vuole stare sveglio e ricordarsi ogni centimetro della pelle di Celine, fare una mappa dei suoi nei e, mentre li congiunge,vedere che disegno ne esce fuori. Come se dovesse essere l’ultima e la prima volta che si distende su quelle lenzuola, che lascia impressa la sua sagoma sul cuscino, come se i muri dovessero ricordarsi per sempre di quello che stanno vivendo lì dentro, come se fossero eterni. E lo sono davvero, perché la giovinezza rimane, non passa, aleggia nella sua dimensione, negli occhi di un altro e nessuno potrà mai toglierla. Sal si sdraia accanto a Celine, lei lo tira subito a sé, come se fosse stata sempre sveglia, a proteggerlo dagli incubi che lo circondano, come se sapesse e non fossero destinati a perdersi. Forse domattina non gliela farà pesare quella sigaretta, forse rideranno ancora insieme, come quella mattina. Sal sente ancora l’odore dell’oceano sulle sue gambe, gli occhi delle persone a lui più care che si commuovono a vedere il suo entusiasmo. Che non era per quell’acqua sterminata o per i gabbiani che si cibavano delle loro risate, ma di essere nel posto giusto con le persone giuste, con loro. Nel giorno più bello della sua vita, senza compromessi, senza confronti. Sentirsi a casa, sentirsi vivo. Stringe a sé il corpo nudo di Celine, la bacia, non vuole svegliarla per non farla rientrare nella realtà così presto, per lasciarle ancora un po’ di pace. Soffia sulla candela, il buio li avvolge di nuovo con i loro segreti, quella stanza non era mai stata così viva.