Recensioni

Tutto lo splendore di Mark Linkous e Sparklehorse

La voce di Mark Linkous torna in tutto il suo splendore grazie alla pubblicazione del disco postumo Bird Machine. Un album che viene dall’altro mondo, con musica inedita firmata Sparklehorse e registrata prima del suicidio del cantautore americano. Le aggiunte, i tocchi, i montaggi, e la fedeltà di chi ha messo insieme il disco, rendono Bird Machine uno strano oggetto dalla natura spirituale, un amuleto capace di rievocare uno dei progetti più entusiasmanti e creativi dell’indie rock americano. L’ascolto è subito magnetico: siamo in seduta spiritica, scorrazziamo tra memorie e scantinati dove si è accumulata vecchia roba da quasi vent’anni; ma scrostata via la polvere resta l’incanto. La musica degli Sparklehorse in fondo è sempre stata capace di incantarci: poteva buttare giù con la sua decadenza, ma possedeva il miracolo della new sincerity di Linkous, sconfinava tra le cellule, si faceva largo tra tempeste e scheletri fino al momento della catarsi. Linkous cantava per liberare i demoni, e a quel modo liberava anche i suoi ascoltatori.

Ritrovare Linkous in questo piccolo raduno a distanza di terra e cielo che è Bird Machine è un dono della registrazione sonora. La sua voce è viva e nuova, vibrante come una stilettata di fiamme che attraversa gli anni. It Will Never Stop, canta Linkous nel brano di apertura del disco, lasciando il sentimento cavalcare le onde sonore di chitarre distorte, prima di devastarci e annichilirci con la ballata soffice di King Ghost, o la preghiera intima e raggelante di O Child. È tutto quasi come lo avevamo lasciato: miseria e splendore, caduta e prodigio, soffusi inverni e straordinarie estati. L’indie-rock di Chaos Of The Universe, la carica di I Fucked It Up, la strumentale Blue che ti stordisce di blue l’umore, la carezza finale di Stay.

Bird Machine arriva come un messaggio nella bottiglia di Linkous, canti e frammenti che hanno attraversato il mare per arrivare fino a noi. Ascoltiamo il disco stregati dall’incantesimo, camminiamo all’inverso nella caverna dove ancora si suona la musica degli Sparklehorse e non si è mai smesso, rievochiamo i fantasmi, danziamo inni di rivolta e magia, estendiamo le porte delle percezione di tempo e spazio. Dopo poche canzoni saremo capaci di staccare i piedi da terra. Bird Machine suona letale: ti lascia l’incanto addosso di un mondo spirituale, pazzo e meraviglioso. Anche solo per questo lo ascoltiamo con gratitudine.


Giovanna Taverni

Non avrai altro io all'infuori di te.

Share
Published by
Giovanna Taverni

Recent Posts

St. Vincent arriva al Medimex (insieme ai Primal Scream e ai Massive Attack)

La notizia è fresca di questa mattina: Massive Attack, Primal Scream e St. Vincent sono…

11 ore ago

Il quarto (sorprendente?) album de i Cani: il requiem di Contessa

E forse è pure l’ultimo. Perché in queste tredici nuove tracce Contessa fa i conti…

18 ore ago

Trovare la propria patria nella lingua: “Origini” di Saša Stanišić

Questa è la storia di un bambino che, all’inizio degli anni Novanta, portava fieramente la…

5 giorni ago

post mortem: il nuovo album de I Cani

Arriva a sorpresa, nel giorno di un mese crudele, il nuovo album de I Cani:…

6 giorni ago

Cento anni di Gatsby: sogni e maledizioni di un secolo americano nelle parole di F. S. Fitzgerald

Una nuova edizione di The Great Gatsby per la collana dei Libri della spiga di…

6 giorni ago

Black Country, New Road: una complicata ricerca di identità

For the First Time, il disco di esordio dei Black Country, New Road, è venuto…

7 giorni ago