19 settembre 2013: segnatevi questa data se amate Sofia Coppola, o se semplicemente non volete perdervi The bling ring, suo ultimo lavoro. Quale migliore occasione dunque per parlare di questa giovane e pluripremiata regista?
Forse non tutti sanno che la Coppola non è sempre stata dall’altra parte della macchina da presa… Grazie al padre (avete presente un certo Francis Ford?) comincia la propria carriera di attrice, nella serie di film Il padrino. Eppure, il suo cognome non le impedisce di ricevere il Razzie Awards come peggior attrice non protagonista per Il padrino III, in cui interpreta Mary Corleone, il suo ruolo più noto.
A parte pochi altri ruoli, la Coppola si dedica principalmente, e con successo, all’attività di regista e sceneggiatrice. Dopo due cortometraggi, nel 1999 esordisce con The virgin suicides, tratto dal romanzo di Jeffrey Eugenides, il primo di una trilogia che la Coppola dedica al tema della “giovinezza inquieta”; a seguire abbiamo Lost in translation (2003) e Marie Antoinette (2006). In tutti questi film protagonista indiscussa è la solitudine che affligge i vari personaggi, prevalentemente giovani donne; in The virgin suicides il dramma viene condiviso da cinque sorelle, succubi di una madre despota e bigotta, in un’America degli anni Settanta che cammina con fatica verso una maggiore libertà individuale e collettiva.
Fra le cinque sorelle spicca Kirsten Dunst, che la Coppola sceglie anche per interpretare una Marie Antoinette decisamente atipica, rappresentata come un personaggio pop. Il film si pone a metà strada fra la classica ricostruzione storica, ripercorrendo la storia della Delfina di Francia dal suo ingresso a Versailles fino allo scoppio della rivoluzione, e le personalissime vicende di una donna “come tante”, nella quale lo spettatore può facilmente immedesimarsi.
In entrambi questi film le protagoniste vivono un’incomprensione di fondo da parte di coloro che le circondano, e dalla società in cui si muovono. In Lost in translation, probabilmente il film di Sofia Coppola più conosciuto ed amato, questa solitudine è condivisa dalla star in declino interpretata da Bill Murray e da una giovane sposa, Scarlett Johansson, che trovano l’uno nell’altra ciò che non hanno nelle rispettive vite. Entrambi ripudiano la Tokyo chiassosa e frenetica, preferiscono infatti rintanarsi nell’hotel in cui alloggiano, e che rappresenta geograficamente l’intimità che si è creata, pur senza alcun contatto fisico. Intimità che riguarda solo loro due e che allo spettatore non è concesso conoscere; emblematica la scena finale in cui lui sussurra a lei qualcosa all’orecchio, che non ci è dato sapere.
Trilogia a parte, nel 2010 Somewhere vince il Leone d’oro al Festival di Cannes (l’anno in cui a presiedere la giura è Quentin Tarantino). Anche stavolta, il protagonista è una stella del cinema di cui ci viene mostrata l’esistenza vuota, fatta di sesso, droga e rock’n’roll, secondo il più classico dei luoghi comuni. Le poche emozioni che vive hanno il volto della figlia undicenne, interpretata da Elle Fanning. Particolarità del film è la presenza di numerosi volti noti dello spettacolo italiano (Giorgia Surina, Laura Chiatti, Valeria Marini), che vanno a formare un teatrino grottesco che ben si sposa con la rappresentazione della vita piatta di Johnny Marco (Stephen Dorff).
Quest’ultimo è forse il film della Coppola meno amato, forse perché effettivamente si tratta di un lavoro che ha ben poco di narrativo in senso stretto. Avete presente il classico film in cui non succede niente? Ecco, più o meno Somewhere è così; ma chi ha imparato a conoscere questa regista, avrà senz’altro capito che il focus è tutto sulle emozioni, che mai vengono strappate allo spettatore con forza.
Tutti questi film hanno in comune, fra le altre cose, una fotografia ed una colonna sonora ricercatissime di cui la Coppola ha fatto un vero e proprio tratto distintivo del suo cinema. In particolare, segnalo quella di Marie Antoinette (si capisce che è il film che preferisco?), divisa fra brani classici e moderni, della new wave o di attuali band indie rock-pop.
SCHEDE TECNICHE DEI FILM
The virgin suicides
Regia: Sofia Coppola; Sceneggiatura: Sofia Coppola; Fotografia: Edward Lachman; Montaggio: Melissa Kent James Lyons; Musiche: Air; Produzione: Paramount; Origine: USA, 1999; Durata: 97’; sonoro, colore.
Lost in translation
Regia: Sofia Coppola; Sceneggiatura: Sofia Coppola; Fotografia: Lance Acord; Montaggio: Sarah Flack; Musiche: AA. VV.; Produzione: Sofia Coppola, Francis Ford Coppola; Origine: USA, 2003; Durata: 102’; sonoro, colore.
Marie Antoinette
Regia: Sofia Coppola; Sceneggiatura: Sofia Coppola; Fotografia: Lance Acord; Montaggio: Sarah Flack; Musiche: AA. VV.; Origine: USA, 2006; Durata: 125’; sonoro, colore.
Somewhere
Regia: Sofia Coppola; Sceneggiatura: Sofia Coppola; Fotografia: Harris Savides; Montaggio: Sarah Flack; Musiche: AA. VV.; Produzione: G. MacBrown, Roman Coppola, Sofia Coppola; Origine: USA, 2010; Durata: 98’; sonoro, colore.