Attenzione: lo slogan si rivolge solo a stomaci sazi, altrimenti restiamo quello che mangiamo.
IL CORRIERE DELLA SERA > È il lettore ideale, ha imparato quel che si dice in gergo ‘’linguaggio per iniziati’’, ovvero è in grado di leggere gli editoriali di Panebianco e decifrare le vignette di Giannelli addirittura a stomaco vuoto. Il corrierista è quello che si sporca le mani col giornale fresco di stampa, se ne sconsiglia quindi la lettura agli amanti della manicure; trasversale e senza definizione, si nasconde tra di noi come un virus invisibile: è l’industriale, il professionista, l’universitario, il colletto bianco, il fissato, l’appassionato, il perdigiorno, insomma chiunque e nessuno. Il Corriere è l’odore di casa, in pratica la moglie in pantofole.
LA REPUBBLICA > Repubblica è l’amante passionale della sinistra italiana, il vantaggio assoluto è che non sporca e puoi rientrare a casa senza macchie di rossetto sul colletto della camicia. Ultimamente il nuovo neo acquisto di Barbara Spinelli ha conferito un che di leggerezza alle messe editoriali della domenica di Eugenio Scalfari. Da qualche tempo il pubblico è formato dagli animi eccitabili di chi sperimenta orgasmi per ogni cazzata di Berlusconi. Antesignano delle rayban per i beaters, giornale giovane e diffuso dalle università alle Alpi, è il pretesto e l’arma intellettuale da portare in giro. Sbandierare Repubblica è cool, non è un Corsera da nascondere in casa, non è la moglie ormai arresa in pantofole, ma l’amante giovane con cui camminare per strada, il pezzo grosso da esibire per sottintendere, ‘’ei man, i’m smart and cool!’’.
L’UNITÀ > Con l’arrivo di Concita L’Unità è diventato SMART, a portata di tasche di pacche di culo. Ha la dimensione dei giornalini che regalano in metropolitana, ma costa più di Repubblica: se ne ricava che il lettore de L’Unità è uno smart-lettore ricco. La domanda è: perché diavolo comprare L’Unità, tanto varranno per il popolo della sinistra gli editoriali della De Gregorio (che tra l’altro sono leggibili anche a sbafo su internet)? La risposta è che L’Unità è un giornale da combattimento (che non fa nemmeno male, la Repubblica pesa di più per dire). Fa specie questo vecchio mostro sventrato fondato da Antonio Gramsci, il messaggio implicito è: io sono la vera sinistra cazzo, guardami con quest’Unità in mano che figura che ci faccio, e certo le stesse cose le trovo pure su Leggo, ma chi cazzo l’ha fondato Leggo?qualche capitalista del cazzo, te lo dico io! E io invece ricordo Gramsci, seguo Concita, e contribuisco ala controcultura mondiale, cazzo, io sì.
IL GIORNALE > Il Giornale ci ricorda che un tempo esisteva una destra quantomeno normale, con Indro Montanelli per intenderci. Oggi è praticamente bollettino governativo con talento per le notizie che non sono notizie, si pensi alla capacità di parlare di una casa a Montecarlo per mesi mentre il mondo impazziva intorno (e ci risparmiamo di ricordare il caso Boffo – ah, Il Giornale si colloca nella grande tradizione ereditata da Woodward e Bernstein, il problema è che la ricerca dello scoop colpisce al massimo i direttori dell’Avvenire). Letto soprattutto da signorotti di facile surriscaldamento ormonale che vorrebbero essere mister B (probabile che il lettore de Il Giornale abbia addirittura intuito la natura eversiva del suo beniamino, e tuttavia lo asseconda, lo desidera, lo adora, lo canta invocando il suo sperma).
IL FATTO QUOTIDIANO > I lettori de Il Fatto sono in crescita, e tuttavia si aggirano come una nuova specie di topi, sono bastati pochi mesi però per inquadrarli in una categoria strana ma vaga. Per esempio al momento sono ancora oscuri i legami tra i lettori de Il Fatto e una vaga tendenza al portar sfiga, ce lo dice la camminata, o lo stile attento con cui si dedicano alla lettura dei fatti giudiziari con l’attenzione che riserverebbero a un fantasy. In un certo senso il fattista è l’anti-cool per eccellenza, ignorerebbe il significato di fica se non venissero narrate le vicende di letto di mister B. Il giustizialismo lo arrapa come non mai, la forca lo esalta, ha un vago amore bacchettone per il viola e viene leggendo Travaglio. Veneratore dei fatti, arranca sulle opinioni, e confonde la giustizia sociale con la magistratura (ma questo è colpa dei tempi bui in cui viviamo).
IL FOGLIO > Il Foglio sarebbe capace di persuadervi a qualsiasi stronzata con la dialettica di un avvocato mefistotelico, perciò per leggerlo ci vogliono le dovute precauzioni (non sia mai a ritrovarvi antiabortisti da un giorno all’altro). È lo stile Giuliano Ferrara, mercenario delle idee si approprierà per voi dei simboli e dell’appeal che serve, memorabili gli interventi a uso e consumo conservatore di Giovanni Lindo Ferretti. Per quanto Ferrara sia enorme, il lettore de Il Foglio è invisibile, ma abbiamo la vaga impressione si tratti di un intellettuale conservatore in lotta con La Repubblica, quello che si crede liberale e tollerante e poi straparla contro l’eutanasia.
IL MANIFESTO > Ogni tanto il Manifesto fallisce, e chiede ai suoi lettori un contributo. Se ne deduce che i lettori del Manifesto sono degli stimabili kamikaze senza via d’uscita.
I PAPALINI > I loro lettori non vanno neanche in giro.
I REGIONALI > Mi frega un cazzo del mondo, voglio sapere solo quello che accade nel circondario: l’equivalente di quello che è Tutto Sport per uno juventino.
L’INDIEPENDENTE > Perché mancare anche se minoritari quanto una merda di vacca indù nella giungla? Il lettore de L’indiependente, per altro non pervenuto, è – nelle intenzioni – un libertario. Ma non essendo pervenuto il lettore, diciamo che è importante cibarsi accuratamente prima di aprire un sito come questo: lasciamo a voi la scelta di cosa mangiare e cosa leggere. Perché, come ci ricorda Brecht, prima la pancia e poi la morale.