Questo era l’Ed Sullivan Show del 9 febbraio del 1964.
Dopo questa esibizione iniziò la British invasion negli Stati Uniti. Quella fatta di ragazze cotonate ognuna uguale alle altre, che urlavano come ossesse nella prima vera esplosione pop del secondo dopoguerra.
Bene se vi fate un rapido calcolo, domenica scorsa facevano cinquant’anni esatti da quel 9 febbraio.
E nell’epoca dei revival, volete che non uscisse fuori una qualche celebrazione dell’evento?
(quel gran furbone di) David Letterman, erede a tutti gli effetti di quell’Ed Sullivan (non a caso il suo Late night with David Letterman, viene registrato all’Ed Sullivan Theatre di Broadway) che per primo negli USA capì il valore dei Fab Four , da padrone di casa del teatro della prima esibizione degli scarafaggi di Liverpool, decide di indire la Beatles week.
E così chiede ai suoi ospiti di mettere in scena un brano dei Beatles…
Ecco i risultati:
3 Febbraio
Loro sono il produttore Danger Mouse e James Mercer degli Shins. Quello in tv è il secondo miglior batterista dei Beatles
4 Febbraio
Ve lo ricordate Sting? è quello che fa il vino e si vanta di fare sesso per 8 ore di fila
5 Febbraio
Chissà se si imbottisce ancora il pacco…
6 Febbraio
Il giusto pezzo alla giusta band. Peccato il nepotismo funzioni anche oltreoceano
7 Febbraio
Questo arrangiamento reggaeggiante non fa poi molto onore alla memoria di George Harrison
Per concludere il tutto, il 9 febbraio la CBS ha mandato in onda The night that changed America: a Grammy salute to Beatles, un programma (sempre con lo zampino di Dave Letterman) in cui hanno messo assieme parecchie registrazioni di personaggi anche molto poco attinenti ai quattro di Liverpool (non venitemi a dire che Katy Perry o Pharrell abbiano qualcosa di attinente con i Beatles a parte il democratico colore dei soldi)
Per l’occasione si è vestita anche da Jackie Kennedy con una palandrana a fiori
Commuovente il momento transgenerazionale, con tanto di figlioletta con le cuffie
(se quell’angioletto sapesse di papà ai tempi dei Nirvana…)
Il tutto, c’era da aspettarselo, si è rivelato semplicemente un megacarrozzone mediatico, privo di particolari significati artistici (se si escludono i Flaming Lips. Quelli ci stavano proprio!) con abbondanza di paraculate meramente commerciali (purtroppo non è stato possibile inserire altre “perle” perchè sembra che la CBS abbia ritirato molti video del programma mandato in onda il 9 febbraio, chissà forse per farne un dvd-evento).
La più felice in sala sembrava essere Yoko Ono
Hey siamo inglesi anche noi e per coincidenza siamo anche noi in america. Come loro! 50 anni dopo! yeeeeeeeee