Nella primavera dello scorso anno, Warren Ellis iniziò a concepire alcuni accompagnamenti per delle registrazioni in cui Marianne Faithfull recitava poesie di John Keats, Lord Byron e Thomas Hood. Nello stesso periodo, la cantante fu ricoverata in ospedale a causa del Covid-19; per molte settimane sembrò che quelle registrazioni sarebbero diventate l’ultimo progetto di Marianne. “Credevano che non ce l’avrei fatta” dichiara oggi la cantante “ma sono ancora qui”. Quella all’origine di She Walks in Beauty – il nuovo album di Marianne Faithfull in collaborazione con Warren Ellis – è una storia di resilienza che non stupisce chi conosce la vita segnata da numerose battaglie della cantante.
Dopo aver raggiunto la notorietà nel 1965 con As Tears Go By, composta da Mick Jagger e Keith Richards, la carriera della Faithfull fu irrimediabilmente danneggiata nel 1967, quando la polizia la trovò in compagnia di Jagger e del chitarrista degli Stones, durante il celeberrimo raid nella villa di Redlands; una vicenda che rovinò la sua immagine pubblica. Seguì un periodo duro, caratterizzato dalla perdita della custodia del figlio nato dal matrimonio con John Dunbar, da tentativi di suicidio e dalla fine del rapporto con Jagger. Per due anni la Faithfull visse tra le strade di Soho. Nel 1979 arrivò l’inaspettato ritorno con Broken English, un album che, trascinato dal sound New Wave della title track, fu accolto positivamente da critica e pubblico.
Nella seconda fase della sua carriera la Faithfull dimostrò grande ecletticità, rivisitando il ballet chanté di Kurt Weill The Seven Deadly Sins, collaborando con Blur, Pulp, PJ Harvey e Anna Calvi, e interpretando le cover più disparate, da Duke Ellington, a Bob Dylan fino ai Black Rebel Motorcycle Club. Il rispetto definitivo da parte della stampa musicale è arrivato però soltanto nel 2018 con Negative Capability, prodotto da Warren Ellis: “Finalmente la gente del mio paese ha capito chi sono e cosa sto cercando di fare; è quello che aspettavo da tutta la vita” ha confessato la cantante in un’intervista alla BBC.
Da adolescente, Marianne non immaginava così il suo futuro: avendo sviluppato un amore per la letteratura inglese fin dai tempi della scuola, la Faithfull voleva iscriversi all’Università di Oxford. Fu l’incontro con Andrew Loog Oldham, manager dei Rolling Stones, a strapparla da quello che doveva essere il suo destino. Per questo motivo, She Walks in Beauty, in cui la cantante interpreta poesie di autori romantici, ha un valore estremamente personale nella sua discografia. Come ha sottolineato Warren Ellis, è il disco che Marianne sognava da sempre.
Sono molti i musicisti che nella loro carriera si sono avvicinati alla poesia: nel 1968 con Baptism: A Journey Through Our Times, Joan Baez aveva rivisitato componimenti di Whitman, Rimbaud, Joyce e García Lorca. In Italia, Fabrizio De Andrè aveva messo in musica l’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters in Non al denaro, non all’amore né al cielo; più recentemente, Iggy Pop ha incluso nel suo ultimo disco la poesia di Dylan Thomas Do Not Go Gentle Into That Good Night. Se nei lavori citati, l’accostamento tra versi e musica crea una potente carica espressiva, ritroviamo questa stessa forza comunicativa nei dieci brani di She Walks in Beauty.
Quelli recitati dalla Faithfull sono testi senza tempo in cui gli accompagnamenti – oltre ad Ellis, tra i musicisti figurano Nick Cave, Brian Eno e Vincent Sègal – fatti prevalentemente da piano e archi, riflettono l’immortalità delle poesie; i brani scelti potrebbero, per sonorità e temi, appartenere a qualsiasi epoca.
Il ritmo di stampo musicale rintracciabile nel sonetto Surprised by Joy di William Wordsworth, e in So We’ll Go No More a Roving di Lord Byron, fa sì che l’incontro tra i versi e le composizioni strumentali avvenga con totale naturalezza. Anche i testi di P.B. Shelley – poeta venerato dall’autore Beat Gregory Corso – Ozymandias e To the Moon possiedono un’intensa musicalità, enfatizzata dall’interpretazione della Faithfull, la cui voce graffiata dall’esperienza, produce un effetto ammaliante in chi ascolta.
Byron, Shelley, Keats, Hood
Nel brano di apertura She Walks in Beauty, le liriche romantiche che Byron dedica ad Anne Beatrix Wilmot, sono avvolte da una melodia quasi spirituale, affine a certe composizioni dell’ultimo album dei Bad Seeds, Ghosteen. In The Bridge of Sighs del poeta Thomas Hood, in cui è narrata la tragica fine di una donna gettatasi dal Waterloo Bridge di Londra, i suoni acquistano un’impronta solenne, mentre la voce della Faithfull impersonifica il dramma di una vita conclusa precocemente. Con La Belle Dame sans Merci, l’atmosfera diviene misteriosa, quasi inquietante; una storia d’ispirazione medievale riflette la desolata condizione di John Keats; l’amore per Fanny Brawne è segnato dalla morte che incombe sul poeta.
In Prelude: Book One Introduction, dove William Wordsworth esprime il desiderio di un ritorno alla bellezza selvaggia della sua terra natia, il Lake District, il violoncello sembra evocare certi elementi naturali citati nel testo. In chiusura, l’intensa interpretazione di Lady of Shalott, composta nel 1833 da Alfred Tennyson, riesce a far rivivere l’omonimo dipinto preraffaellita raffigurante la scena finale del poema. In un album ricco di momenti memorabili, la versione di Ode To a Nightingale, letta da Marianne con calibrata drammaticità, accompagnata da uno strumentale malinconico, a tratti onirico, ha la capacità di restare con l’ascoltatore ben oltre la sua conclusione.
John William Waterhouse – The Lady of Shalott
“Ho sempre pensato che queste poesie parlassero di me” ha dichiarato la cantante “quando le leggo vedo l’eternità – sono come un fiume o una montagna, sono belle e confortanti. Ora, però, ho capito che non parlano di me”.
L’immedesimazione della Faithfull è comprensibile; perché questi testi intrisi di tematiche universali – come la fugacità della vita, la morte, ma anche il sollievo donato dal ricongiungimento tra uomo e natura – non sembrano rivolgersi soltanto a lei, ma ad ognuno di noi.