La prima nota di Remind Me Tomorrow, il nuovo album di Sharon Van Etten, è la stessa che apre il suo predecessore Are We There; i suoi primi versi, però, sono del tutto differenti:
Sitting at the bar, I told you everything
You said, “holy shit, you almost died”
È un attacco decisamente ad effetto: chi ascolta subito alza le orecchie (e il volume) pensando “ma come? Mi hai detto tutto? Hai appena iniziato!”. In realtà poi si scopre che la canzone, I told you everything, si riferisce all’incontro che Sharon stessa ebbe con il suo attuale partner (suo ex batterista) Zeke Hutchins: una di quelle esperienze in cui ti siedi di fronte a qualcuno e gli racconti la tua vita senza filtri, ritrovandoti lo sguardo dell’altro/a completamente diverso rispetto a prima, come lei stessa ha dichiarato in un’intervista a AD.
Remind Me Tomorrow è il quinto album in studio di Sharon Van Etten. Se il pluri-acclamato Are We There (2014) era lo sfogo alla fine di una lunga relazione, questo ultimo lavoro rappresenta la maturazione della persona e dell’artista; in questi quattro lunghi anni di assenza discografica, Sharon ha rispettivamente: avuto un figlio, iniziato a studiare psicologia alla Brooklyn College, fatto un film (Strange Weather di Katherine Dieckmann) e una serie di Netflix (The OA), e un cameo nel reboot di Twin Peaks. E mentre svolgeva tutte queste attività, ha iniziato a scrivere:
“Voglio essere una madre, una cantante, un’attrice, andare a scuola, e si, voglio una macchia sulla mia maglietta e il porridge nei capelli e mi sento tutta in disordine ma ci sono, lo sto facendo. Questo album è sul seguire le proprie passioni.”
Così impegnata da non aggiornare mai il suo computer: il titolo dell’album è tratto proprio da quell’opzione – “remind me tomorrow”, appunto – che esce sulla finestra del desktop per avviare o rinviare gli aggiornamenti.
I pezzi riflettono questa nuova dimensione (o dimensioni): Memorial Day, Comeback Kid e Jupiter 4 sono ricchi di sintetizzatori e armonium distorti; poca chitarra e più organo, a differenza dei suoi album precedenti. Le referenze Sharon le ha subito messe in chiaro: Suicide, Portishead e Skeleton Tree di Nick Cave. E il tocco di John Congleton – già produttore di St. Vincent, Anna Calvi e David Byrne – si sente tutto: sembra che i Joy Division si siano reincarnati in forma di donna.
You will stay, you will learn or you will do it again
Will you ever hold your ground
Will I ever pull your teeth?
If you barely stand
How do I let you leave?
Ed è proprio la vita di una donna adulta, quella che canta Sharon: una donna che ha imparato a guardarsi dentro senza fuggire, a dirsi che può farcela senza prendersela con sé stessa (Stay).
Don’t wanna hurt you
Don’t wanna run away from myself
Want your whole star to shine on in
Una donna che ritrova la sé diciassettenne e parla con lei, la porta in giro per le strade di New York in cui sono cresciute per dirle (Seventeen):
I know what you’re gonna be
I know that you’re gonna be
You’re crumbling up just to see
Afraid that you’ll be just like me
Remind Me Tomorrow è un album che parla a donne, di donne ma non solo per donne: il ritmo, i suoni dark e l’intimità dei testi lo rendono troppo ricco e ambizioso per non essere apprezzato da chiunque. Sharon Van Etten si appresta a diventare, senza presunzioni ma solo un gran senso dell’umorismo, una delle cantautrici americane più vere del nostro (e del suo) tempo.
Momento consigliato per ascoltarlo: quando si è per strada, a piedi o in auto, magari mentre si va a lavoro o, meglio ancora, “a sbrigare faccende”.