Forse mai come in questo momento la musica e i progetti indipendenti hanno bisogno di sostegno. Con i concerti sospesi a causa della pandemia, e le difficoltà nel promuovere la propria musica, un intero settore è stato colpito – e se per i grandi nomi è più facile sopravvivere a una pausa, per gli artisti indipendenti la situazione è più complicata. Come ha ricordato Emilie Friedlander su Vice la crisi del coronavirus ha colpito soprattutto la scena musicale indipendente, in un momento in cui la mancanza della musica dal vivo sembra amplificare il danno causato da un decennio di vendite di album al ribasso e un’economia di streaming che va a beneficio soprattutto dei grandi nomi. Mentre la musica stessa prova a reinventare i suoi spazi in rete (con live in diretta streaming e altre iniziative), è ancora difficile prevedere quali potranno essere gli effetti di uno stop prolungato della musica dal vivo. Abbiamo sentito parlare di nuovi modi di fruire la musica, di concerti in streaming a pagamento, di ipotetiche piattaforme in rete stile Netflix che possano raccogliere queste inziative; abbiamo visto nascere idee per la fase transitoria, come i concerti drive-in, o il ripensamento di spazi e venue. Come per tutto il resto, si brancola un po’ al buio. In un momento così ignoto non stupisce che molti artisti abbiano deciso di rimandare l’uscita dei propri album, venuto a mancare il supporto forte dei concerti con cui promuovere quei dischi. Parliamo di nomi più o meno famosi come Cure e Killers, ma anche di artisti meno conosciuti: è l’intera industria dei concerti dal vivo a essere in crisi, dai lavoratori sommersi che girano intorno all’organizzazione di un tour fino ai festival e alle etichette.
Naturalmente non tutto si è fermato, molti gruppi indipendenti stanno continuando a rilasciare i loro lavori nonostante la flessione del momento. Magari non riuscirete a vedere dal vivo presto questi musicisti, nel frattempo potete supportarli ascoltando i loro album, le loro registrazioni – un po’ come facciamo quando compriamo e mettiamo su un vecchio disco perché abbiamo voglia proprio di quella musica lì. Qui sotto vi portiamo all’ascolto di qualche disco uscito nell’ultimo mese che vale la pena recuperare, seguendo le coordinate e le tappe ideali di quattro parole come: città, rifugio, autoproduzione e live. A supporto di tutti quei musicisti indipendenti lì fuori che ancora fanno suonare la musica. Andate a trovarli di tanto in tanto.
La città: tra suoni e rumori
Alberto Boccardi – Cairo Primo
Uscito il 3 aprile in digitale e il 14 in formato fisico, Cairo Primo è il terzo album solista di Alberto Boccardi pubblicato dall’etichetta italiana e indipendente di base a Berlino Oltrarno Recordings. Il disco è un viaggio della memoria nella città egiziana che Boccardi conosce bene, nove brani strumentali e meditativi per un’elettroacustica che ha un immediato effetto purificatore per le orecchie, con il risultato di lasciarci immaginare un giro notturno e un pellegrinaggio spaziale dentro la città. Suoni e rumori si mescolano per una spettrale esperienza sonora: come un sapiente artigiano di suoni, Boccardi ci guida tra le atmosfere spettrali di un disco che non concede pause. Per tutto il corso di Cairo Primo saremo come riattivati a perderci dentro un’escursione immaginifica, meglio di un tour virtuale alle isole Faroe.
Evadere nel rifugio della musica
Coma Berenices – Archetype
Coma Berenices è il progetto musicale di Antonella Bianco e Daniela Capalbo, appena tornate alle stampe con Archetype a quattro anni dal bell’esordio post-rock di Delight. Il nuovo disco, uscito a metà mese per Lumaca Dischi, porta avanti il discorso strumentale della band – ed è un vero peccato non poterne godere dal vivo per apprezzare meglio tutti gli strati sonori che compongono i sei brani del disco. Archetype è un viaggio in cui vale la pena perdersi, un invito a evadere per trovare un naturale rifugio nella musica, una culla che ci sospende in una realtà parallela con effetto panacea dove si mescolano suoni elettronici e acustici. Come è il titolo stesso a suggerire, Archetype sembra emergere dall’inconscio, da quella dimensione magica della musica che è il linguaggio dei suoni. Un mondo fatto di materia e anti-materia, lapsus avvolgenti, incursioni di chitarra – una colonna sonora sofisticata che dà pace allo spirito.
Lo spirito DIY dell’autoproduzione
Mary’s Restless Dream – Your Pain is Free
Bandcamp è uno dei terreni più vitali per le produzioni veramente indipendenti e alternative: spesso è qui che i musicisti distribuiscono il materiale che hanno registrato, e gli ascoltatori si perdono alla ricerca di suoni per esplorare novità. Proprio su Bandcamp negli ultimi giorni è uscito l’EP Your Pain is Free della band shoegaze napoletana Mary’s Restless Dream, un concentrato di suoni che portano alla mente la bella epopea di Slowdive e affini, mescolati a un’attitudine indie da tempi andati. Quattro pezzi che sono una boccata di aria fresca di chitarre fulminanti, atmosfere dream pop avvolgenti, e una voce evocativa. Auto-produzioni come questo EP sono ancora più necessarie ora, perché ci ricordano come nel sottobosco musicale siano nate grandi e piccole direzioni e sommosse della musica. È lì dentro che è più facile scavare per scovare sonorità, esplorare quello che c’è di veramente alternativo ai canali di distribuzione classici. Del resto anche Bandcamp sa di non poter sopravvivere senza i suoi musicisti, così lo scorso 20 marzo aveva deciso di corripondere agli artisti il ricavato di tutte le vendite della giornata senza commissioni. Progetti indipendenti come i Mary’s Restless Dream sono un omaggio a un certo spirito perduto, e troppo spesso dimenticato: è l’amore per la musica il centro della faccenda.
La dimensione live della musica
Dino Fumaretto – Coma Live
A un anno dall’uscita di Coma, Dino Fumaretto è tornato questo mese con l’EP Coma Live pubblicato con “la famosa etichetta Trovarobato”. Sei pezzi registrati in live lo scorso marzo, tra Milano, Lugano, Firenze, Roma e Pisa, e che in questo momento hanno un doppio effetto benefico e nostalgico nel riportare alla memoria la dimensione live e da palco della musica. Sul palco insieme a Fumaretto c’erano IOSONOUNCANE alle tastiere, Rocco Marchi alla chitarra e ai synth, Francesca Baccolini al basso e Simone Cavina ai tamburi. A tratti possiamo avvertire addirittura la presenza delle persone in sala mentre i pezzi sfumano, ed è bello risentirle intorno, riconoscerle come presenze sfumate nel giro breve di un anno, o come premonizioni di un futuro che – anche se non troppo prossimo (2021 come si mormora?) – tornerà. Il regalo di Fumaretto è arrivato al momento giusto, as a friend, as a memory. Lo ascoltiamo qui sotto.