Se i cassintegrati si mettono a rapinare le poste

Soundtrack: Afterhours – Il Paese è Reale [Here]

Se vale tutto niente vale / Se non sai più se sei un uomo / Se hai paura di sbagliare / Se hai solo voglia di pensare / Che fra poco è primavera / Adesso fa qualcosa che serva / Che è anche per te se il tuo paese è una merda


Stanotte una banda di cassaintegrati, armati di crisi e determinazione, hanno fatto un buco nel muro dell’ufficio postale di Rivalta a Torino per poter rubare ben trentuno mila euro dalle casse. Gli esperti rapinatori non si sono accorti che l’edificio nel frattempo era stato circondato dai Carabinieri che li hanno arrestati e portati via. I cassaintegrati erano persone che risiedevano nella stessa cittadina, gente del posto che pensava forse di sistemarsi con un bel colpo nel paese.

Come non vederci in questa storia il segno dei tempi? Un gruppo di persone messo in quella situazione dalla crisi economica, probabilmente stremato dalla crisi, che in un bar di paese, tra un bicchierino e l’altro, decide di fare il colpo della vita al piccolo ufficio postale dove le persone depositano la pensione o pagano le bollette. Immagino le pianificazioni mentre il fumo della sigaretta riempie la stanza, le liti su come fare il buco, che attrezzi usare, come scappare e poi cosa potersi comprare con l’immensa fortuna rubata. Sembra l’inizio di un romanzo di Ammaniti.

Invece siamo davanti ad un fatto realmente accaduto, a poco più di un mese dall’emblematico accordo per la ristrutturazione dello stabilimenti di Melfi dove gli operai sono stati messi in cassintegrazione a rotazione. Proprio quello stabilimento scelto da Mario Monti per ricevere l’endorsement di Marchionne tra gli “applausi scroscianti” degli operai messi lì a far da pubblico, per poter poi farne titoloni da prima pagina nel giorno dell’inaugurazione della campagna elettorale.

Proprio il Mario Monti che ultimamente usa la parola “flessibile” riferendosi ai contratti di lavoro, una parola presentata come se attraverso di essa si possa riferire ad un’operazione di salvataggio del paese e dei lavoratori. Tra l’altro ormai quando ci si riferisce al Paese in modo così astratto, non si parla mai veramente di qualcosa di concreto o di reale, ma si fa riferemento ad un’entità impalpabile, irreale, lontana e che in fin dei conti non ci riguarda nemmeno.

In realtà quella parola spinge proprio nella direzione dei licenziamenti facili, delle cassintegrazioni semplificate, dei nuovi contratti di lavoro della riforma Fornero, la quale ha recentemente dichiarato di sentirsi “avvilita” e di stare meditando di accettare un lavoro in Germania, altro segno dei tempi sul quale è anche inutile speculare. Gli altri schieramenti politici non sono orientati diversamente – a parte qualcuno che per ora ha fatto solo chiacchiere elettorali.

Immagino ancora i tre “ladri” che pianificano, che litigano sul modus operandi, che mandano il figlio a dormire per non far ascoltare “questi discorsi da grandi”, come coprirsi il volto, con lo sguardo che inevitabilmente finisce sulle bollette della luce o del gas attaccate al frigorifero dalle loro mogli, le quali probabilmente sono in giro a fare qualche lavoro a nero per poter fare la spesa. Sono fantasticherie certo, ma verosimili. I dati sulla disoccupazione sono allarmanti e lo sono sempre. Quelli del lavoro sommerso pure e inevitabilmente incompleti.

Mentre la politica tenta di avvicinarsi alla gente in queste settimane di campagna elettorale che francamente hanno proprio stancato e discute del “bene del paese” come se si trattasse di un’idea platonica che si trova in un’altra dimensione, il paese reale è lì che combatte strenuamente per barcamenarsi tra le spese quotidiane e le aspirazioni, tentando di dimenticare che esistono anche i sogni da coltivare . Purtroppo però quando non ce la si fa più, i sogni cominciano a rombare più forte e la speranza si può riaccendere nel coraggio di un colpo, nel tentativo di trovare una via d’uscita in un furto con gli amici, che condividono la stessa sorte voluta dalla crisi.

Non riesco a non comprendere questi tre cassaintegrati che hanno provato a rubare un po’ anche loro, mentre in Italia si indaga sulla Finmeccanica e su (ancora presunte) tangenti da dieci milioni di euro che avrebbe ricevuto la Lega. Se proprio bisogna prendere posizione in questo fango, tra l’irrealtà delle dichiarazioni politiche e la realtà delle bollette da pagare, io sto dalla parte dei cassintegrati che tentano di sognare ancora.

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