Sapevamo che non sarebbe stato qualcosa di nostro, per ovvie differenze anagrafiche, quello a cui avremmo assistito. Mondi diversi che si riuniscono per un’altra sera soltanto, a distanza di quindici anni di silenzio. La pioggia su Bologna, l’uscita di Mr. Newman e il ritorno degli Scisma. Caratteristiche di una storia a tratti così romantica da non sembrare vera. Eravamo osservatori non necessariamente invitati a quello che stava per accadere, in cui la conta dei coetanei era in perdita, come il nostro pensiero per chi si è perso questo ritorno. Magia, se questa parola poteva avere un senso prima. Quella che creare gli Scisma prima di farsi vedere, sconsigliando l’uso dei cellulari, perché gli spazi da riempire non sono quelli di una scheda di memoria ma tanto profondi da non poterli trovare. Se non lo facevamo prima tanto vale non iniziare adesso, sembrano dirci. Questione di educazione e di mondi diversi, in cui sperimentare era, più che un modo per emergere, una necessità complice per poter raccontare la vita di quelle tante persone che, così tanto tempo dopo, hanno riempito ogni spazio del Locomotiv Club. Con un po’ di ritardo sulla tabella di marcia salgono sul palco gli Scisma, riempiti di applausi e di affetto, bloccati da tutto questo calore, fra l’imbarazzo e il piacere di ritrovarsi di nuovo da quella parte, insieme.
Serve un momento a Sara Mazo e Paolo Benvegnù per riprendersi , prima di rendere il loro ritorno definitivamente una realtà. Good Morning è l’inizio di qualcosa che, nel suo non avere un domani, diventa più prezioso e, allo stesso tempo, lo riempie di una dolce malinconia. Li vedi giocare sul palco, fatti di una complicità tanto rara, come se il tempo non fosse mai passato. Ritrovarsi accanto a Giovanni Ferrario, alle tastiere di Michela Masi o al basso di Giorgia Poli, con tutti quelli che si muovono sulle loro canzoni come tanto tempo prima. L’innocenza e, subito dopo, Tungsteno sono la mano che sfoglia le pagine di una favola che non puoi che stare ad ascoltare. Per tutto il resto basta l’immaginazione o la dose di una necessaria disillusione sulla fininire di ogni epoca. Ma non si tratta di una semplice reunion, lo dicevamo, forse perché arrivata all’improvviso e poco prevedibile. Una possibilità nascosta che era quasi folle anche solo pensarla.
I muri grondavano dei ricordi che non abbiamo saputo interpretare, fra lo sguardo sognante di una coppia che si abbraccia e qualche occhio lucido su cui si specchiano le luci. È stato inevitabile perdere il conto della qualità dell’esibizione o di come avrebbero potuto suonare perché, semplicemente, c’era così tanto da prendere che ci siamo riempiti troppo presto e abbiamo dovuto cedere qualcosa. Perché tra Musica Elementare e la chiusura di Stelle, stelle, stelle sembra essere passato così poco? Vederli uscire dal palco, ancora una volta, e il male che ha fatto a qualcuno così avidi di questo sogno, fino al doveroso ritorno. Bastava girarsi per vedere che tutto attorno erano sguardi pieni di emozione, in entrambe le prospettive del locale, alle prime note de L’equilibrio e il colpo finale di Rosemary Plexiglass, Benvegnù che suona con i denti, Poli e Ferrario che ridono insieme. Sono queste le immagini di un concerto che ti prende ogni parte, fino ad arrivare alla testa e a buttarti dentro un po’ tristezza. Ci siamo cascati anche noi, all’arrivo delle inesorabili, riflessioni sull’essere arrivati troppo tardi o di non aver preso abbastanza da quello che c’era, sul fatto che, probabilmente, la voce di Sara Mazo ancora non ha trovato degli eredi affidabili, o che le band così, alla fine, non sono mai abbastanza apprezzate quando serve. Sono mondi che non si raggiungono e che non possiamo comprendere, ma forse la poesia oramai non basta più e nemmeno sappiamo se fra quindici anni ci troveremo anche noi in un clubbettino buio a ricordare quei tempi con una certa nostalgia.
Tutto questo non appena il secondo ritorno sul palco si conclude su Simmetrie e L’universo, prima di un doloroso ultimo saluto. Ultimo o forse no, ormai è chiaro che la storia degli Scisma è come quella delle più grandi favole; ti sembrano essere finite ma, dopotutto, non lo sono mai, anche perché nemmeno la strada che porta all’addio è poi sempre così lineare.
Setlist:
Good Morning
Mr. Newman
Metafisici
Giuseppe Pierri
Troppo Poco Intelligente
L’innocenza
Tungsteno
Musica Elementare
È stupido
Centro
Darling, Darling!
Stelle, stelle, stelle
Encore:
Jetsons High Speed
Neve e resina
L’equilibrio
Rosemary Plexiglas
Encore #2:
Simmetrie
L’universo